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venerdì 23 settembre 2011

BENEDETTO XVI RIEVOCA SHOAH E RIBADISCE VICINANZA DI TUTTA LA CHIESA AL POPOLO EBRAICO

CITTA' DEL VATICANO, 23 SET. 2011 (VIS). Alle 17:15 di ieri, giovedì 22 settembre, Benedetto XVI ha avuto un incontro con i 15 Rappresentanti della Comunità Ebraica della Germania, presieduta da Dieter Graumann nel Reichstag di Berlino. Nel suo discorso il Papa ha ricordato la sua visita del 19 agosto 2005 alla Sinagoga di Köln, durante la quale il Rabbino Teitelbaum parlò della memoria come di una “delle colonne, di cui si ha bisogno per fondare su di esse un futuro pacifico”

“E oggi” – ha detto il Papa – “mi trovo in un luogo centrale della memoria, di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la ‘Shoah’, l’eliminazione dei concittadini ebrei in Europa. Prima del terrore nazista in Germania viveva circa mezzo milione di ebrei, che costituivano una componente stabile della società tedesca. Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania fu considerata come il ‘Paese della Shoah’ in cui, in fondo, non si poteva più vivere. All’inizio quasi non c’era più alcun sforzo per rifondare le antiche comunità ebraiche (...). Molti di loro volevano emigrare e costruirsi una nuova esistenza, soprattutto negli Stati Uniti o in Israele”.

“In questo luogo bisogna anche richiamare alla memoria il pogrom della ‘notte dei cristalli’ dal 9 al 10 novembre 1938. Pochi percepirono tutta la portata di tale atto di umano disprezzo come lo percepì il prevosto del Duomo di Berlino, Bernhard Lichtenberg, che, dal pulpito della cattedrale di Sant’Edvige, gridò: ‘Fuori il Tempio è in fiamme – è anch’esso una casa di Dio’. Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesù Cristo e delle persone credenti in Lui. L’’onnipotente’ Adolf Hitler era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini. Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel ‘no’ a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra”.

Il Santo Padre ha constatato con gratitudine che di fronte a questa memoria da qualche decennio si è manifestata una rifioritura della vita ebraica in Germania ed ha sottolineato che la comunità ebraica è stata molto attiva nell’opera di integrazione degli immigrati dell’Europa dell’Est.

“La Chiesa sente una grande vicinanza al Popolo ebraico” – ha affermato il Santo Padre citando la Dichiarazione ‘Nostra aetate’ del Concilio Vaticano II con la quale “si è cominciato a ‘percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia’. (...) Ciò vale ovviamente anche per la Chiesa cattolica in Germania che è ben consapevole della sua responsabilità particolare in questa materia”. Successivamente il Papa ha enumerato le diverse iniziative di collaborazione cristiano-ebraica, come la “Settimana della fraternità” e il forum “Ebrei e Cristiani” e lo storico incontro per il dialogo ebraico-cristiano del 2006 presieduto dal Cardinale Walter Kasper.

“Noi cristiani dobbiamo anche renderci sempre più conto della nostra affinità interiore con l’Ebraismo” – ha affermato il Pontefice – “Per i cristiani non può esservi una frattura nell’evento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei (cfr Gv 4,22). Laddove il conflitto di Gesù con il Giudaismo del suo tempo è visto in modo superficiale, come un distacco dall’Antica Alleanza, si finisce per ridurlo a un’idea di liberazione che considera la Torà soltanto come l’osservanza servile di riti e prescrizioni esteriori. Di fatto, però, il Discorso della montagna non abolisce la Legge mosaica, ma svela le sue possibilità nascoste e fa emergere nuove esigenze; ci rimanda al fondamento più profondo dell’agire umano, al cuore, dove l’uomo sceglie tra il puro e l’impuro, dove si sviluppano fede, speranza e amore”.

“Il messaggio di speranza, che i libri della Bibbia ebraica e dell’Antico Testamento cristiano trasmettono, è stato assimilato e sviluppato da giudei e da cristiani in modo diverso. ‘Dopo secoli di contrapposizione, riconosciamo come nostro compito il far sì che questi due modi della nuova lettura degli scritti biblici – quella cristiana e quella giudaica – entrino in dialogo tra loro, per comprendere rettamente la volontà e la parola di Dio’. In una società sempre più secolarizzata, questo dialogo deve rinforzare la comune speranza in Dio. Senza tale speranza la società perde la sua umanità”, ha concluso il Pontefice.

Al termine dell’incontro con i Rappresentanti della Comunità ebraica, il Papa si è diretto in autovettura all’Olympiastadion di Berlin per la celebrazione della Santa Messa.
BXVI-GERMANIA/ VIS 20110923 (770)

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