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venerdì 23 settembre 2011

DOVE C’È DIO, LÀ C’È FUTURO

CITTA' DEL VATICANO, 23 SET. 2011 (VIS). Alle 18:00 di ieri pomeriggio, Papa Benedetto XVI è giunto in autovettura all’Olympiastadion di Berlino per celebrare la Santa Messa con un gran numero di fedeli tedeschi e pellegrini provenienti dai paesi vicini. In questo stesso luogo, il Beato Giovanni Paolo II, nel 1996, celebrò la Messa di Beatificazione di Karl Leisner e Bernhard Lichtenberg.

Nell’omelia Benedetto XVI ha commentato la parabola della vite e dei tralci del brano del Vangelo di oggi ed ha spiegato che quando Gesù afferma: “‘Io sono la vera vite’; (...) significa: ‘Io sono voi e voi siete me’ – un’inaudita identificazione del Signore con noi, la sua Chiesa. (...) Egli continua a vivere nella sua Chiesa in questo mondo. Egli è con noi, e noi siamo con Lui”.
“Nella parabola, Gesù continua: ‘Io sono la vite vera, e il Padre mio è l’agricoltore’ (Gv 15,1), e spiega che il vignaiolo prende il coltello, taglia i tralci secchi e pota quelli che portano frutto perché portino più frutto. (...) Vuole donarci una vita nuova e piena di forza. Cristo è venuto a chiamare i peccatori. Sono loro che hanno bisogno del medico, non i sani. E così, come dice il Concilio Vaticano II, la Chiesa è il ‘sacramento universale di salvezza’ che esiste per i peccatori, per aprire loro la via della conversione, della guarigione e della vita. Questa è la vera e grande missione della Chiesa, conferitale da Cristo”.

Ragioni di malcontento e insoddisfazione nei confronti della Chiesa

“Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la ‘Chiesa’. Se poi si aggiunge ancora l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa”.

“Quindi, non sorge più alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che è la ‘Chiesa’. Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di ‘Chiesa’ e i propri ‘sogni di Chiesa’”.

Il Papa ha spiegato quindi che Gesù ci invita a rimanere in Lui. “’Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me, … perché senza di me – si potrebbe anche tradurre: fuori di me – non potete far nulla’. (...) ‘Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano’”.

“La scelta qui richiesta ci fa capire, in modo insistente, – ha proseguito il Pontefice – il significato esistenziale della nostra decisione di vita. Allo stesso tempo, l'immagine della vite è un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi, Cristo stesso è venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessità (...) Dio sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita. Importante è che ‘rimaniamo’ nella vite, in Cristo”.

“Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata (...) il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia”.

“Rimanere in Cristo significa” – ha ribadito il Santo Padre – “rimanere anche nella Chiesa. L’intera comunità dei credenti è saldamente compaginata in Cristo, la vite. (...) In questa comunità Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. (...) Noi non crediamo da soli, ma crediamo con tutta la Chiesa”.

“La Chiesa quale annunciatrice della Parola di Dio e dispensatrice dei sacramenti ci unisce con Cristo, la vera vite. (...) La Chiesa è il dono più bello di Dio. (...) Con la Chiesa e nella Chiesa possiamo annunciare a tutti gli uomini che Cristo è la fonte della vita, che Egli è presente, che Egli è la grande realtà a cui aneliamo. (...) che crede in Cristo, ha un futuro. Perché Dio (...) vuole le cose feconde e vive, la vita in abbondanza”.

“Auguro a tutti voi di scoprire sempre più profondamente la gioia di essere uniti con Cristo nella Chiesa – ha concluso il Pontefice - di poter trovare nelle vostre necessità conforto e redenzione e di diventare sempre più il vino delizioso della gioia e dell’amore di Cristo per questo mondo”.

Conclusa la celebrazione eucaristica, Benedetto XVI ha fatto ritorno in autovettura alla Nunziatura Apostolica dove è giunto alle 21:00.
PV-GERMANIA/ VIS 20110923 (820)

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