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lunedì 4 luglio 2011

ANCHE OGGI SGUARDO DI GESÙ SI POSA SU GENTE OPPRESSA

CITTA' DEL VATICANO, 3 LUG. 2011 (VIS). Questa mattina Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per la recita dell’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

“Oggi, nel Vangelo” – ha detto il Papa – “il Signore Gesù ci ripete quelle parole che conosciamo così bene, ma che sempre ci commuovono: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. (...) Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”.

“Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino al nostro mondo. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: ‘Venite a me, voi tutti…’”.

“Gesù” – ha proseguito il Pontefice – “promette di dare a tutti ‘ristoro’, ma pone una condizione: ‘Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore’. Che cos’è questo ‘giogo’, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il ‘giogo’ di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli”.

“Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo”.

“Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole ‘mitezza’. Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo”.

Al termine della recita dell’Angelus, il Santo Padre ha ricordato la Beatificazione di János Scheffler, Vescovo della Diocesi rumena di Satu Mare, che morì martire nel 1952 ed ha detto: “La sua testimonianza sostenga sempre la fede di quanti lo ricordano con affetto e la fede delle nuove generazioni”.

Infine il Papa ha annunciato che nei prossimi giorni si recherà a Castel Gandolfo dove quest’anno trascorrerà tutta l’estate.
ANG/ VIS 20110704 (480)

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