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mercoledì 10 settembre 2008

APOSTOLI COLLABORATORI DELLA VERA GIOIA

CITTA' DEL VATICANO, 10 SET. 2008 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell'Udienza Generale del mercoledì, tenutasi nell'Aula Paolo VI, al concetto paolino di apostolato.

Il concetto di apostolato di San Paolo, ha spiegato il Santo Padre, "andava oltre quello legato soltanto al gruppo dei Dodici e tramandato soprattutto da San Lugca negli Atti. (...) Cos'è, dunque, secondo la concezione di San Paolo, ciò che fa di lui e di altri degli apostoli? Nelle sue 'Lettere' appaiono tre caratteristiche principali, che costituiscono l'apostolo. La prima è di avere 'visto il Signore', cioè di avere avuto con lui un incontro determinante per la propria vita. (...) In definitiva, è il Signore che costituisce nell'apostolato, non la propria presunzione. L'apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l'apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore".

"La seconda caratteristica è di 'essere stati inviati'" - ha proseguito il Pontefice - "Lo stesso termine greco 'apóstolos significa appunto 'inviato, mandato', cioè ambasciatore e portatore di un messaggio; egli deve quindi agire come incaricato e rappresentante di un mandante. (...) Ancora una volta emerge in primo piano l'idea di una iniziativa altrui, quella di Dio in Cristo Gesù, a cui si è pienamente obbligati; ma soprattutto si sottolinea il fatto che da Lui si è ricevuta una missione da compiere in suo nome, mettendo assolutamente in secondo piano ogni interesse personale".

"Il terzo requisito è l'esercizio dello 'annuncio' del Vangelo', con la conseguente fondazione di Chiese. Quello di 'apostolo', infatti, non è e non può essere un titolo onorifico" - ha ribadito il Pontefice -. "Esso impegna concretamente e anche drammaticamente tutta l'esistenza del soggetto interessato".

San Paolo definisce gli apostoli "'collaboratori di Dio', la cui grazia agisce con loro. Un elemento tipico del vero apostolo, messo bene in luce da San Paolo, è una sorta di identificazione tra Vangelo ed evangelizzatore, entrambi destinati alla medesima sorte. Nessuno come Paolo, infatti, ha evidenziato come l'annuncio della croce di Cristo appaia 'scandalo e stoltezza', a cui molti reagiscono con l'incomprensione e il rifiuto. Ciò avveniva a quel tempo, e non deve stupire che altrettanto avvenga anche oggi".

"Paolo, peraltro, condivide con la filosofia stoica del suo tempo l'idea di una tenace costanza in tutte le difficoltà che gli si presentano; ma egli supera la prospettiva meramente umanistica, richiamando la componente dell'amore di Dio e di Cristo. (...) Questa è la certezza, la gioia profonda che guida l'apostolo Paolo in tutte queste vicende: niente può separarci dall'amore di Dio. E questo amore è la vera ricchezza della vita umana".

"Come si vede, San Paolo si era donato al Vangelo con tutta la sua esistenza" - ha concluso il Papa - "e compiva il suo ministero con fedeltà e gioia, 'per salvare ad ogni costo qualcuno'. E nei confronti delle Chiese, pur sapendo di avere con esse un rapporto di paternità, se non addirittura di maternità, si poneva in atteggiamento di completo servizio, dichiarando ammirevolmente: 'Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia'. Questa rimane la missione di tutti gli apostoli di Cristo in tutti i tempi: essere collaboratori della vera gioia".
AG/SAN PAOLO/... VIS 20080910 (520)


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