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sabato 19 aprile 2008

RENDERE RAGIONE CON CHIAREZZA SPERANZA CRISTIANA


CITTA' DEL VATICANO, 18 APR. 2008 (VIS). Alle 18:00 di oggi pomeriggio, il Santo Padre ha partecipato ad un Incontro Ecumenico nella Chiesa di St. Joseph a New York, al quale hanno partecipato 250 Rappresentanti di 10 confessioni cristiane.

  "Intendo esprimere il mio sincero apprezzamento per l'inestimabile opera di tutti coloro che sono impegnati nell'ecumenismo" - ha detto il Santo Padre all'inizio del suo discorso - "'il National Council of Churches', il 'Christian Churches Together', il 'Catholic Bishops's Secretariat for Ecumenical and Interreligious Affairs', e molti altri. Il contributo offerto al movimento ecumenico dai Cristiani degli Stati Uniti è noto in tutto il mondo".

  "La globalizzazione ha posto l'umanità tra due estremi. Da una parte, il crescente senso di interrelazione e interdipendenza tra i popoli anche quando - parlando in termini geografici e culturali - sono tra loro distanti. (...) D'altra parte, non si può negare che i rapidi cambiamenti che avvengono nel mondo presentano anch'essi alcuni segni molesti di frammentazione e di ripiegamento nell'individualismo".

  "È anche fonte di grave preoccupazione" - ha sottolineato il Pontefice - "il diffondersi dell'ideologia secolarista che mina e addirittura rigetta la verità trascendente. La stessa possibilità di una rivelazione divina, e quindi della fede cristiana, è spesso messa in discussione da mode di pensiero ampiamente presenti negli ambienti universitari, nei mass-media e nell'opinione pubblica. Per questi motivi, è quanto mai necessaria una fedele testimonianza del Vangelo. Si chiede ai Cristiani di rendere ragione con chiarezza della speranza che è in essi (cfr 1 Pt 3, 15)".

  "Troppo spesso i non Cristiani" - ha proseguito il Pontefice - "che osservano la frammentazione delle comunità cristiane, restano a ragione confusi circa lo stesso messaggio del Vangelo. Credenze e comportamenti cristiani fondamentali vengono a volte modificati in seno alle comunità da cosiddette 'azioni profetiche' fondate su un'ermeneutica non sempre in consonanza con il dato della Scrittura e della Tradizione. Di conseguenza le comunità rinunciano ad agire come un corpo unito, e preferiscono invece operare secondo il principio delle 'opzioni locali'".

  "Di fronte a queste difficoltà" - ha ribadito il Santo Padre - "dobbiamo in primo luogo ricordarci che l'unità della Chiesa deriva dalla perfetta unità della Trinità" e riferendosi agli Apostoli ha affermato che: "L'efficacia ultima della loro predicazione non dipendeva da 'parole ricercate' o da 'sapienza umana' (1 Cor 2, 13), ma piuttosto dall'azione dello Spirito (Ef 3, 5) che confermava l'autorevole testimonianza degli Apostoli (cfr 1 Cor 15, 1-11)".

  "La forza del kerygma non ha perso nulla del suo interiore dinamismo. Pur tuttavia dobbiamo chiederci se il suo pieno vigore non sia stato attenuato da un approccio relativistico alla dottrina cristiana simile a quello che troviamo nelle ideologie secolarizzate, che, con il sostenere che solo la scienza è 'oggettiva', relegano completamente la religione nella sfera soggettiva del sentimento dell'individuo".

  "Le scoperte scientifiche e le loro realizzazioni attraverso l'ingegno umano offrono senza dubbio all'umanità nuove possibilità di miglioramento. Questo non significa, tuttavia, che il 'conoscibile' sia limitato a ciò che è empiricamente verificabile, né che la religione sia confinata al regno mutevole della 'esperienza personale'".

  "L'accettazione di questa erronea linea di pensiero porterebbe i Cristiani a concludere che nella presentazione della fede cristiana non è necessario sottolineare la verità oggettiva, perché non si deve che seguire la propria coscienza e scegliere quella comunità che meglio incontra i propri gusti personali. Il risultato è riscontrabile nella continua proliferazione di comunità che sovente evitano strutture istituzionali e minimizzano l'importanza per la vita cristiana del contenuto dottrinale".

  "Soltanto 'restando saldi' all'insegnamento sicuro (cfr 2 Ts 2, 15) riusciremo a rispondere alle sfide con cui siamo chiamati a confrontarci in un mondo che cambia. Soltanto così daremo una testimonianza ferma alla verità del Vangelo e al suo insegnamento morale. Questo è il messaggio che il mondo si aspetta di sentire da noi".

  "Così come i primi Cristiani, abbiamo la responsabilità di dare una testimonianza trasparente delle 'ragioni della nostra speranza', così che gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà possano aprirsi per vedere che Dio ha manifestato il suo volto (cfr 2 Cor 3,12-18) e ci ha permesso di accedere alla sua vita divina attraverso Gesù Cristo. Lui solo è la nostra speranza!"

  "Possa questo incontro di preghiera" - ha auspicato il Pontefice - "essere un esempio della centralità della preghiera nel movimento ecumenico (cfr 'Unitatis redintegratio', 8); perché, senza preghiera, le strutture, le istituzioni e i programmi ecumenici sarebbero privi del loro cuore e della loro anima".
PV-USA/INCONTRO ECUMENICO/NEW YORK                   VIS 20080419 (740)


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