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lunedì 9 gennaio 2006

LA VERITÀ PUÒ ESSERE RAGGIUNTA SOLO NELLA LIBERTÀ

CITTA' DEL VATICANO, 9 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre ha ricevuto in udienza i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il tradizionale scambio di auguri per il Nuovo Anno.

Di seguito riportiamo alcuni estratti del discorso del Papa, pronunciato in lingua francese e che è stato tradotto in lingua spagnola, inglese e italiana:

Il Papa inizia il suo discorso rivolgendo agli Ambasciatori, ai popoli e ai governi che rappresentano il suo augurio di "gioia cristiana". "Sia essa" - scrive il Pontefice - "la gioia dell'universale fratellanza portata da Cristo, una gioia ricca dei veri valori ed aperta alla generosa condivisione. Essa vi accompagni e cresca in ogni giorno dell'anno che da poco si è aperto".

"Ci sentiamo così uniti come in una comune missione, che ci pone sempre di fronte a nuove formidabili sfide. Noi le affrontiamo tuttavia con fiducia, nella volontà di sostenerci a vicenda - ciascuno secondo il compito suo proprio - verso grandi finalità comuni".

"Ho detto 'nostra comune missione'. E qual è essa, se non quella della pace? (...) La pace - lo constatiamo con dolore - resta in molte parti del mondo impedita o ferita o minacciata. Qual è la via verso la pace?".

"Guardando alla situazione del mondo di oggi, in cui accanto a funesti scenari di conflitti bellici, aperti o latenti, o solo apparentemente sopiti, si può - grazie a Dio - rilevare uno sforzo coraggioso e tenace da parte di tanti uomini e di tante istituzioni in favore della pace, vorrei, quasi a fraterno incoraggiamento, proporre qualche riflessione, che enucleo in alcuni semplici enunciati".

"Il primo: l'impegno per la verità è l'anima della giustizia. Chi è impegnato per la verità non può non rifiutare la legge del più forte, che vive di menzogna e che - a livello nazionale ed internazionale - ha tante volte segnato di tragedie la storia dell'uomo".

"Sistemi politici del passato, ma non solo del passato, ne sono un'amara esemplificazione. Sul versante opposto si collocano la verità e la veracità, che portano all'incontro, al suo riconoscimento ed all'intesa".

"La vostra esperienza di diplomatici non può confermare che, anche nei rapporti internazionali, la ricerca della verità riesce ad individuare le diversità fin nelle più sottili sfumature, e le relative esigenze, e per ciò stesso anche i limiti da rispettare e da non oltrepassare, nella tutela di ogni legittimo interesse delle parti. (...) E quando questi aspetti, distinti e complementari - la diversità e l'uguaglianza - sono conosciuti e riconosciuti, allora i problemi possono risolversi ed i dissidi ricomporsi secondo giustizia, e sono possibili intese profonde e durevoli, mentre quando uno di essi viene misconosciuto o non tenuto nel debito conto, è allora che subentra l'incomprensione, lo scontro, la tentazione della violenza e della sopraffazione".

"Quasi con evidenza esemplare tali considerazioni mi sembrano applicabili in quel punto nevralgico della scena mondiale, che resta la Terra Santa. In essa lo Stato di Israele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale; in essa, parimenti, il Popolo palestinese deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero".

"Il pericolo è reso più acuto dal terrorismo organizzato, che si estende ormai a livello planetario. Numerose e complesse ne sono le cause, non ultime quelle ideologico-politiche, commiste ad aberranti concezioni religiose. Il terrorismo non esita a colpire persone inermi, senza alcuna distinzione, o a porre in essere ricatti disumani, inducendo nel panico intere popolazioni, al fine di costringere i responsabili politici ad assecondare i disegni dei terroristi stessi. Nessuna circostanza vale a giustificare tale attività criminosa, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale".

"L'impegno per la verità da parte delle Diplomazie, sia a livello bilaterale che plurilaterale, può dare un contributo essenziale, perché le innegabili diversità che caratterizzano popoli di differenti parti del mondo e le loro culture possano ricomporsi non solo in una coesistenza tollerante, ma in un più alto e più ricco disegno di umanità. In secoli passati gli scambi culturali (...) hanno fecondato la cultura e favorito le scienze e le civiltà. Così oggi dovrebbe essere di nuovo, ed in maggior misura, essendo di fatto le possibilità di scambio e di reciproca comprensione assai più favorevoli. Per questo ciò che oggi si richiede è, anzitutto, che si tolga ogni ostacolo all'accesso all'informazione a mezzo della stampa e dei moderni mezzi informatici, ed, inoltre, che si intensifichino gli scambi di docenti e di studenti tra le discipline umanistiche delle università delle diverse regioni culturali".

"Il secondo enunciato che vorrei proporre suona: l'impegno per la verità dà fondamento e vigore al diritto di libertà. (...) Ma la verità può essere raggiunta solo nella libertà. Ciò vale per tutte le verità, come appare dalla storia delle scienze; ma è vero in maniera eminente per le verità in cui è in giuoco l'uomo stesso in quanto tale, le verità dello spirito: quelle che riguardano il bene ed il male, le grandi mete e prospettive di vita, il rapporto con Dio. Perché essere non si possono attingere senza che ne derivino profondi riflessi sulla conduzione della propria vita. Ed una volta liberamente fatte proprie, hanno poi bisogno di spazi di libertà per poter essere vissute secondo tutte le dimensioni della vita umana".

"È qui che si inserisce naturalmente l'attività di ogni Stato, così come l'attività diplomatica inter-statale. Negli odierni sviluppi del diritto internazionale si avverte con crescente sensibilità che nessun Governo può dispensarsi dal compito di garantire ai propri cittadini adeguate condizioni di libertà, senza pregiudicare per ciò stesso la propria credibilità come interlocutore nelle questioni internazionali. E ciò è giusto: perché nella tutela dei diritti inerenti alla persona in quanto tale, internazionalmente garantiti, non si può non riservare una valutazione prioritaria allo spazio dato ai diritti di libertà all'interno dei singoli Stati, sia nella vita pubblica come in quella privata, sia nei rapporti economici come in quelli politici, in quelli culturali come in quelli religiosi".

"A questo proposito vi è ben noto, Signore e Signori Ambasciatori, come l'attività della diplomazia della Santa Sede sia per natura sua rivolta a promuovere, tra i vari ambiti in cui la libertà deve realizzarsi, l'aspetto della libertà di religione. Purtroppo in alcuni Stati, anche tra quelli che pure possono vantare tradizioni culturali plurisecolari, essa, lungi dall'essere garantita, è anzi gravemente violata, in particolare nei confronti delle minoranze. In merito vorrei solo ricordare quanto stabilito con grande chiarezza nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo".

"I diritti fondamentali dell'uomo sono i medesimo sotto tutte le latitudini; e tra di essi un posto di primo piano deve essere riconosciuto al diritto di libertà di religione, perché riguarda il rapporto umano più importante, il rapporto con Dio. A tutti i responsabili della vita delle Nazioni vorrei dire: se non temete la verità, non potete temere la libertà! La Santa Sede, nel chiedere per la Chiesa Cattolica, ovunque, condizioni di vera libertà, le chiede parimenti per tutti".

"Vorrei venire ad un terzo enunciato: l'impegno per la verità apre la via al perdono ed alla riconciliazione. Alla necessaria connessione tra l'impegno per la verità e la pace si solleva un'obiezione: le convinzioni diverse sulla verità danno luogo a tensioni, ad incomprensioni, a dispute, tanto più forti quanto più profonde sono le convinzioni stesse. Nel corso della storia esse hanno dato luogo anche a violente contrapposizioni, a conflitti sociali e politici e addirittura a guerre di religione. È vero, e non lo si può negare; ma ciò è sempre avvenuto per una serie di cause concomitanti, poco o nulla venti a che fare con la verità e la religione (...). Per quanto poi riguarda specificamente la Chiesa Cattolica, in quanto anche da parte di suoi membri e di sue istituzioni sono stati compiti gravi errori in passato, essa li condanna, e non ha esitato a chieder perdono. Lo esige l'impegno per la verità".

"La richiesta di perdono e la concessione del perdono, parimenti dovuta - perché per tutti vale il monito di Nostro Signore: chi è senza peccato scagli la prima pietra! - sono elementi indispensabili per la pace. (...) Non posso non ricordare le parole luminose di Giovanni Paolo II: 'Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono'. Io le ripeto, umilmente e con profondo amore, ai responsabili delle Nazioni, in particolare di quelle dove più brucianti sono le ferite fisiche e morali dei conflitti e più impellente il bisogno di pace".

"Il pensiero va spontaneamente alla terra dove è nato Gesù Cristo, il Principe della Pace, che per tutti ha avuto parole di pace e di perdono, va al Libano, la cui popolazione deve ritrovare, anche con il sostegno della solidarietà internazionale, la sua vocazione storica alla collaborazione sincera e fruttuosa tra le comunità di diversa fede; e va a tutto il Medio Oriente, in particolare all'Iraq, culla di grandi civiltà, in questi anno quotidianamente funestato da sanguinosi atti terroristici".

"Esso va all'Africa, e soprattutto a Paesi della Regione dei Grandi laghi, dove ancora si sentono le tragiche conseguenze delle guerre fratricide degli anni passati; va alle inermi popolazioni del Darfur, colpite da esecrabile ferocia, con pericolose ripercussioni internazionali; fa a tante altre terre, in diverse parti del mondo, che sono teatro di cruenti contese".

"Tra i grandi compiti della diplomazia deve essere sicuramente annoverato quello di far comprendere a tutte le parti in conflitto che, se sono amanti della verità, non possono non riconoscere gli errori - e non solo quelli degli altri - né possono rifiutare di aprirsi al perdono, richiesto e concesso. (...) Il sangue versato non grida vendetta, ma invoca rispetto della vita, e pace! A questa fondamentale esigenza dell'umanità possa la 'Peacebuilding Commission', recentemente istituita dall'O.N.U., rispondere efficacemente con volenterosa cooperazione da parte di tutti".

"Un ultimo enunciato vorrei proporvi, Signore e Signori Ambasciatori: l'impegno per la pace apre a nuove speranze. È quasi una logica conclusione di quanto ho cercato di illustrare finora. Perché l'uomo è capace di verità! Lo è sui grandi problemi dell'essere, come sui grandi problemi dell'agire: nella sfera individuale e nei rapporti sociali, a livello di un popolo come dell'umanità intera".

"La pace, alla quale tale suo impegno può e deve portarlo, non è solo il silenzio delle armi; è, ben più, una pace, che favorisce il formarsi di nuovi dinamismi nei rapporti internazionali, dinamismi che a loro volta si trasformano in fattori di mantenimento della pace stessa. Ed essi sono tali solo se rispondenti alla verità dell'uomo e della sua dignità. E per questo non si può dire pace, là dove l'uomo non ha nemmeno l'indispensabile per vivere in dignità".

"Penso qui alle turbe sterminate di popolazioni che soffrono la fame. Non è pace, la loro, anche se non sono in guerra: della guerra, anzi esse sono vittime inermi. Alla mente si affacciano spontaneamente anche le immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati - in diverse parti del mondo - raccolti in condizioni di fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto bisognosi. Non sono questi esseri umani nostri fratelli e sorelle? Non sono i loro bambini venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri?"

"Il pensiero va anche a tutti coloro che condizioni di vita non degne spingono ad emigrare, lontano dal loro Paese e dai loro cari, nella speranza di una vita più umana. Né possiamo dimenticare la piaga del traffico di persone, che resta una vergogna del nostro tempo".

"Di fronte a queste 'emergenze umanitarie', così come ad altri drammatici problemi dell'uomo, molte persone di buona volontà, diverse istituzioni internazionali ed organizzazioni non governative non sono rimaste inerti. Ma si richiede un accresciuto sforzo congiunto delle Diplomazie per individuare nella verità, e superare con coraggio e generosità, gli ostacoli che tuttora si frappongono a soluzioni efficaci e degne dell'uomo. E verità vuole che nessuno degli Stati prosperi sottragga alle proprie responsabilità ed al dovere di aiuto, attingendo con maggiore generosità alle proprie risorse".

"Sulla base di dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle immense somme globalmente destinate agli armamenti sarebbe più che sufficiente per togliere stabilmente dall'indigenza lo sterminato esercito dei poveri. La coscienza umana ne è interpellata".

"Alle popolazioni che vivono sotto la soglia della povertà, più a causa di situazioni dipendenti dai rapporti internazionali politici, commerciali e culturali, che non a motivo di circostanze incontrollabili, il nostro comune impegno nella verità può e deve dare nuova speranza".

Commentando una frase di Sant'Agostino: "La verità è germogliata dalla terra: Cristo, che ha detto: Io sono la Verità, è nato dalla Vergine", il Papa conclude il suo discorso affermando: "È di questa verità che la Chiesa sempre vive; ma di essa in particolare si illumina e gioisce in questa fase del suo anno liturgico. E alla luce di questa verità queste mie parole vogliono essere di fonte a voi e per voi, che qui rappresentate la maggior parte delle Nazioni del mondo, al contempo testimonianza ed augurio: nella verità, la pace!".

Sono 174 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede. A questi 174 Stati vanno aggiunti le Comunità Europee ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e due Missioni a carattere speciale: la Missione della Federazione Russa, retta da un Ambasciatore, e l'Ufficio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da un Direttore.
AC/NUOVO ANNO:CORPO DIPLOMATICO/... VIS 20060109 (2280)

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