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venerdì 24 gennaio 2003

LE NORME CANONICHE SI RIFANNO REALTÀ CHE LE TRASCENDE


CITTA' DEL VATICANO, 24 GEN. 2003 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto i partecipanti alla Giornata Accademica organizzata dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, in occasione del ventesimo anniversario della promulgazione del nuovo "Codex Iuris Canonici".

Giovanni Paolo II ha affermato nel suo discorso che: "In questi vent'anni si è potuto constatare fino a che punto la Chiesa avesse bisogno del nuovo Codice. Felicemente le voci di contestazione del diritto sono ormai piuttosto superate. Tuttavia, sarebbe ingenuo ignorare quanto resta da fare per consolidare nelle presenti circostanze storiche una vera cultura giuridico-canonica e una prassi ecclesiale attenta alla intrinseca dimensione pastorale delle leggi della Chiesa".

"L'intenzione che ha presieduto la redazione del nuovo 'Corpus Iuris Canonici'" - ha proseguito il Pontefice - "è stata ovviamente quella di mettere a disposizione dei Pastori e di tutti i fedeli uno strumento normativo chiaro, che contenesse gli aspetti essenziali dell'ordine giuridico. Sarebbe però del tutto semplicistico e fuorviante concepire il diritto della Chiesa come un mero insieme di testi legislativi, secondo l'ottica del positivismo giuridico. Le norme canoniche, infatti, si rifanno ad una realtà che le trascende".

"Il nuovo 'Codice di Diritto Canonico' - e questo criterio vale anche per il 'Codice dei Canoni delle Chiese Orientali' - deve essere interpretato ed applicato in quest'ottica teologica. In tal modo, si possono evitare certi riduzionismi ermeneutici che impoveriscono la scienza e la prassi canonica, allontanandole dal loro vero orizzonte ecclesiale. Ciò avviene, com'è ovvio, soprattutto quando si pone la normativa canonica al servizio di interessi estranei alla fede e alla morale cattolica".

Il Santo Padre ha ribadito che un "riduzionismo anche più pericoloso è quello che pretende di interpretare ed applicare le leggi ecclesiastiche distaccandole dalla dottrina del magistero. Secondo tale visione, i pronunciamenti dottrinali non avrebbero alcun valore disciplinare, valore che sarebbe da riconoscere soltanto agli atti formalmente legislativi". Infatti, ha continuato il Papa, "la dimensione giuridica (…), essendo teologicamente intrinseca alle realtà ecclesiali, può essere oggetto di insegnamenti magisteriali, anche definitivi".

"Una delle novità più significative" dei nuovi Codici, ha aggiunto il Santo Padre, "è la normativa che i due Testi contengono sui doveri e diritti di tutti i fedeli". La dimensione personalistica dell'ecclesiologia "consente di comprendere meglio lo specifico ed insostituibile servizio che la Gerarchia ecclesiastica deve prestare per il riconoscimento e la tutela dei diritti dei singoli e delle comunità nella Chiesa".

Infine il Papa ha ricordato che le leggi, i processi e le sanzioni canoniche, strumenti tipici "attraverso cui si esercita la 'potestas regiminis' (…) acquistano così il loro vero senso, quello di un autentico servizio pastorale". Questo servizio, ha concluso il Papa "può essere frainteso e contestato: proprio allora esso si rivela più necessario per evitare che, in nome di pretese esigenze pastorali, si prendano decisioni che possono causare e addirittura favorire inconsciamente delle vere ingiustizie".
AC/CODICE DIRITTO CANONICO/… VIS 20030124 (490)

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