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lunedì 27 gennaio 2003

CONFERMA SCOMUNICA DI SETTE DONNE "ORDINATE" IN AUSTRIA


CITTA' DEL VATICANO, 27 GEN. 2003 (VIS). La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato oggi il Decreto, del quale riportiamo di seguito alcuni estratti, in lingua italiana, inglese e tedesca. Il Decreto, datato 21 dicembre 2002, è stato approvato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel corso di un'udienza concessa al Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione, il 20 dicembre 2002.

"Il 29 giugno 2002 il fondatore di una comunità scismatica di nome Romulo Antonio Braschi ha attentato di conferire l'ordinazione sacerdotale alle Signore cattoliche Christine Mayr-Lumetzberger, Adelinde Theresia Roitinger, Gisela Forster, Iris Müller, Ida Raming, Pia Brunner e Dagmar Braun Celeste, presentatasi nell'occasione sotto il nome di Angela White".

"Richiamandosi ai precedenti interventi del Vescovo di Linz e della Conferenza Episcopale Austriaca, il 10 luglio 2002 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione, con la quale si ammonivano le suddette persone che sarebbero state punite con la scomunica, se - entro il 22 luglio 2002 - non avessero riconosciuto la nullità della 'ordinazione' ricevuta e chiesto perdono per lo scandalo causato tra i fedeli. Poiché esse non manifestavano alcun segno di ravvedimento, con Decreto del 5 agosto 2002 questa Congregazione - oltre a confermare che il vescovo "ordinante", in quanto scismatico, era già scomunicato - inflisse la scomunica, riservata alla Sede Apostolica, alle persone summenzionate, esprimendo nel contempo la speranza che esse potessero ritrovare il cammino della conversione".

"Con lettera del 14 agosto 2002 esse hanno chiesto la revoca del Decreto di scomunica, e con lettera del 27 settembre 2002 hanno fatto ricorso contro il medesimo Decreto, facendo riferimento ai cann. 1732-1739 del CIC".

"Nei giorni 4 e 18 dicembre 2002 la richiesta di revoca ed il ricorso sono stati esaminati dalla Sessione Ordinaria della Congregazione. (…) In queste riunioni è stato deciso collegialmente di rigettare detto ricorso. Nel caso in parola, infatti, non è ammissibile un ricorso gerarchico, trattandosi di un Decreto di scomunica emanato da un Dicastero della Santa Sede, che agisce a nome del Sommo Pontefice"

"Occorre precisare anzitutto che nel caso in parola non si tratta di una pena 'latae sententiae', nella quale s'incorre per il fatto stesso d'aver commesso un delitto espressamente stabilito dalla legge, ma di una pena 'ferendae sententiae', irrogata dopo la doverosa comminazione ai rei".

"E' evidente la particolare gravità degli atti compiuti, che si articola sotto diversi aspetti. a) Il primo aspetto è quello scismatico: le donne summenzionate si sono fatte "ordinare" da un vescovo scismatico e - pur non aderendo formalmente al suo scisma - sono entrate in una complicità con lo scisma. b) Il secondo aspetto è di natura dottrinale: esse rifiutano formalmente e con pertinacia la dottrina, da sempre insegnata e vissuta dalla Chiesa e in modo definitivo proposta da Giovanni Paolo II, cioè che "la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale" (Lettera Apostolica 'Ordinatio sacerdotalis', n. 4)".

"Inoltre, negando la suddetta dottrina, le persone in questione (…) contrastano la dottrina sul Magistero del Successore di Pietro, (…), e di fatto non riconoscono l'irreformabilità dell'insegnamento del Sommo Pontefice su dottrine da tenersi in modo definitivo da tutti i fedeli".

"Il rifiuto di ottemperare al precetto penale comminato da questa Congregazione viene ulteriormente aggravato dal fatto che alcune di esse stanno creando circoli di fedeli, in aperta e di fatto settaria disobbedienza al Romano Pontefice e ai Vescovi diocesani. Data la gravità di questa contumacia (cf. can. 1347 del CIC), la pena inflitta non soltanto è giusta, ma anche necessaria, allo scopo di tutelare la retta dottrina".

"I summenzionati Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede confermano pertanto il Decreto di scomunica emanato il 5 agosto 2002, precisando ancora una volta che l'attentata ordinazione sacerdotale delle suddette donne è nulla ed invalida (cf. can. 1024 del CIC) e che perciò tutti gli atti propri dell'Ordine sacerdotale da loro compiuti, sono anche essi nulli ed invalidi (cf. cann. 124; 841 del CIC). Come conseguenza della scomunica, è fatto pertanto loro divieto di celebrare sacramenti o sacramentali, di ricevere i sacramenti e di esercitare qualsiasi funzione in uffici, ministeri o incarichi ecclesiastici (cf. can. 1331, § 1 del CIC)".

"Nel contempo si ribadisce la speranza che, sorrette dalla grazia dello Spirito Santo, esse possano ritrovare il cammino della conversione per il ritorno all'unità della fede e alla comunione con la Chiesa infrante con il loro gesto.
CDF/DECRETO:SCOMUNICHE/RATZINGER VIS 20030127 (740)

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