Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

lunedì 26 maggio 2014

CELEBRAZIONE ECUMENICA AL SANTO SEPOLCRO: NON PRIVIAMO IL MONDO DEL LIETO ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE!

Città del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Dopo la firma della Dichiarazione Comune, il Santo Padre e il Patriarca Bartolomeo hanno raggiunto la Basilica del Santo Sepolcro per partecipare ad una celebrazione ecumenica. Il Papa è entrato nella piazza dalla Porta del Muristan, mentre il Patriarca Ecumenico è entrato dalla Porta di Sant'Elena. Alla celebrazione hanno partecipato gli Ordinari Cattolici di Terra Santa, l'Arcivescovo copto, l'Arcivescovo siriaco, l'Arcivescovo etiopico, il Vescovo Anglicano, il Vescovo luterano e altri vescovi. Erano inoltre presenti i Consoli Generali dei cinque Paesi che garantiscono lo"statu quo" della Basilica (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Grecia) e gli altri Consoli del "Corpus separatum" di Gerusalemme (Svezia, Stati Uniti, Turchia, Regno).

Il Santo Sepolcro è secondo la tradizione il luogo della Crocifissione, della Sepoltura e della Risurrezione di Cristo. Dopo la repressione della rivolta giudaica, nel 135, Gerusalemme subisce un cambiamento radicale: giudei, samaritani, giudei-cristiani sono espulsi con la proibizione di ritornarvi. Adriano, nell'intento di cancellare ogni traccia della religione giudaica che aveva provocato due violente rivolte, si adopera per far sparire ogni luogo di culto. La stessa sorte tocca al Santo Sepolcro, raso al suolo; le cavità sono riempite da terra di riporto e sul sito viene edificato un tempio per la dea Venere-Ishtar. Durante il primo Concilio Ecumenico di Nicea (325), il Vescovo di Gerusalemme, Macario invita l'imperatore Costantino a riportare alla luce il Santo Sepolcro, che sotto le macerie si era conservato perfettamente. Santa Elena, l'imperatrice madre di Costantino, vi fa erigere la Basilica della Risurrezione, che nei secoli subisce alterne vicende. Con l'invasione dei persiani nel 614, come racconta un pellegrino, la pietra di chiusura della tomba viene spezzata. Nel 1099, i Crociati entrati a Gerusalemme, decidono di non ricostruire i monumenti precedenti molto danneggiati ma di strutturare una grande chiesa che racchiuda, in un unico edificio, tutti i luoghi essenziali della morte e della Risurrezione di Gesù. La nuova chiesa rimane più o meno inalterata fino al secolo XIX. Dopo il terremoto del 1927 il governo britannico che aveva il mandato sulla Palestina, esegue opere di consolidamento. Infine nel 1948 la Basilica viene danneggiata durante la prima guerra arabo-israeliana.

Ai giorni nostri la Basilica è regolata dallo "Statu quo" e ne sono comproprietarie le tre comunità: latina (rappresentata dai Frati Minori); greco-ortodossa e armeno ortodossa; i copti ortodossi, i siri ortodossi e gli etiopici possono officiare nella Basilica. All'ingresso, nell'atrio, c'è la Pietra dell'Unzione che secondo la tradizione indica il luogo dove Gesù, deposto dalla Croce, venne cosparso di unguenti.

Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo vengono accolti dai tre Superiori delle Comunità dello "Statu quo" (Greco-Ortodossa, Francescana ed Armena Apostolica). Il Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III, il Custode di Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., e Il Patriarca Armeno Apostolico, S.B. Nourhan, venerano la "Pietra dell'Unzione. Successivamente la "Pietra dell'Unzione" viene venerata simultaneamente da Papa Francesco e dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo.

Dopo la proclamazione del Vangelo della Risurrezione e le parole del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il Santo Padre ha pronunciato un discorso nel quale ha affermato: "In questa Basilica, alla quale ogni cristiano guarda con profonda venerazione, raggiunge il suo culmine il pellegrinaggio che sto compiendo insieme con il mio amato fratello in Cristo, Sua Santità Bartolomeo. Lo compiamo sulle orme dei nostri venerati predecessori, il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, i quali, con coraggio e docilità allo Spirito Santo, diedero luogo cinquant’anni fa, nella Città santa di Gerusalemme, allo storico incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca di Costantinopoli".

una grazia straordinaria essere qui riuniti in preghiera. La Tomba vuota, quel sepolcro nuovo situato in un giardino, dove Giuseppe d’Arimatea aveva devotamente deposto il corpo di Gesù, è il luogo da cui parte l’annuncio della Risurrezione (...). Questo annuncio, confermato dalla testimonianza di coloro ai quali apparve il Signore Risorto, è il cuore del messaggio cristiano, trasmesso fedelmente di generazione in generazione (...). È il fondamento della fede che ci unisce, grazie alla quale insieme professiamo che Gesù Cristo, unigenito Figlio del Padre e nostro unico Signore, 'patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte'. Ciascuno di noi, ogni battezzato in Cristo, è spiritualmente risorto da questo sepolcro, poiché tutti nel Battesimo siamo stati realmente incorporati al Primogenito di tutta la creazione, sepolti insieme con Lui, per essere con Lui risuscitati e poter camminare in una vita nuova".

"Sostiamo in devoto raccoglimento accanto al sepolcro vuoto, per riscoprire la grandezza della nostra vocazione cristiana: siamo uomini e donne di risurrezione, non di morte. Apprendiamo, da questo luogo, a vivere la nostra vita, i travagli delle nostre Chiese e del mondo intero nella luce del mattino di Pasqua. (...) Non lasciamoci rubare il fondamento della nostra speranza, che è proprio questo: Christòs anesti! Non priviamo il mondo del lieto annuncio della Risurrezione! E non siamo sordi al potente appello all’unità che risuona proprio da questo luogo, nelle parole di Colui che, da Risorto, chiama tutti noi 'i miei fratelli'”.

"Certo - ha proseguito Papa Francesco - non possiamo negare le divisioni che ancora esistono tra di noi, discepoli di Gesù: questo sacro luogo ce ne fa avvertire con maggiore sofferenza il dramma. Eppure, a cinquant’anni dall’abbraccio di quei due venerabili Padri, riconosciamo con gratitudine e rinnovato stupore come sia stato possibile, per impulso dello Spirito Santo, compiere passi davvero importanti verso l’unità. Siamo consapevoli che resta da percorrere ancora altra strada per raggiungere quella pienezza di comunione che possa esprimersi anche nella condivisione della stessa Mensa eucaristica, che ardentemente desideriamo; ma le divergenze non devono spaventarci e paralizzare il nostro cammino. Dobbiamo credere che, come è stata ribaltata la pietra del sepolcro, così potranno essere rimossi tutti gli ostacoli che ancora impediscono la piena comunione tra noi. Sarà una grazia di risurrezione, che possiamo già oggi pregustare. Ogni volta che chiediamo perdono gli uni agli altri per i peccati commessi nei confronti di altri cristiani e ogni volta che abbiamo il coraggio di concedere e di ricevere questo perdono, noi facciamo esperienza della risurrezione! Ogni volta che, superati antichi pregiudizi, abbiamo il coraggio di promuovere nuovi rapporti fraterni, noi confessiamo che Cristo è davvero Risorto! Ogni volta che pensiamo il futuro della Chiesa a partire dalla sua vocazione all’unità, brilla la luce del mattino di Pasqua! A tale riguardo, desidero rinnovare l’auspicio già espresso dai miei Predecessori, di mantenere un dialogo con tutti i fratelli in Cristo per trovare una forma di esercizio del ministero proprio del Vescovo di Roma che, in conformità con la sua missione, si apra ad una situazione nuova e possa essere, nel contesto attuale, un servizio di amore e di comunione riconosciuto da tutti".

"Mentre sostiamo come pellegrini in questi santi Luoghi, il nostro ricordo orante va all’intera regione del Medio Oriente, purtroppo così spesso segnata da violenze e conflitti. E non dimentichiamo, nella nostra preghiera, tanti altri uomini e donne che, in diverse parti del pianeta, soffrono a motivo della guerra, della povertà, della fame; così come i molti cristiani perseguitati per la loro fede nel Signore Risorto. Quando cristiani di diverse confessioni si trovano a soffrire insieme, gli uni accanto agli altri, e a prestarsi gli uni gli altri aiuto con carità fraterna, si realizza un ecumenismo della sofferenza, si realizza l’ecumenismo del sangue, che possiede una particolare efficacia non solo per i contesti in cui esso ha luogo, ma, in virtù della comunione dei santi, anche per tutta la Chiesa. Quelli che per odio alla fede uccidono, perseguitano i cristiani, non domandano loro se sono ortodossi o se sono cattolici: sono cristiani. Il sangue cristiano è lo stesso".

Infine, rivolgendosi al Patriarca Bartolomeo e a tutti i presenti, il Papa ha detto;: "Mettiamo da parte le esitazioni che abbiamo ereditato dal passato e apriamo il nostro cuore all’azione dello Spirito Santo, lo Spirito dell’Amore, per camminare insieme spediti verso il giorno benedetto della nostra ritrovata piena comunione. In questo cammino ci sentiamo sostenuti dalla preghiera che Gesù stesso, in questa Città, alla vigilia della sua passione, morte e risurrezione, ha elevato al Padre per i suoi discepoli, e che non ci stanchiamo con umiltà di fare nostra: 'Che siano una sola cosa … perché il mondo creda'. E quando la disunione ci fa pessimisti, poco coraggiosi, sfiduciati, andiamo tutti sotto il mando della Santa Madre di Dio. Quando nell'anima cristiana ci sono turbolenze spirituali, soltanto sotto il manto della Santa Madre di Dio troveremo pace. Che Lei ci aiuti in questo cammino".

Al termine del discorso il Papa e il Patriarca hanno scambiato un abbraccio in segno di pace ed hanno pregato insieme il Padre Nostro in italiano, mentre tutti i presenti lo hanno recitato ciascuno nella propria lingua. Quindi sono entrati nel Sepolcro per venerare la Tomba vuota. Appena usciti dal Sepolcro, il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno benedetto insieme il popolo, quindi si sono recati sul Monte Calvario, per venerare il luogo della crocifissione e della morte di Gesù, accompagnati dal Patriarca Greco, dal Patriarca Armeno e dal Custode di Terra Santa.

Nessun commento:

Posta un commento

Copyright © VIS - Vatican Information Service