Città
del Vaticano, 6 febbraio 2014
(VIS). Nel pomeriggio di ieri, alla Radio Vaticana, l'Arcivescovo
Silvano Tomasi, C.S., Nunzio Apostolico, Osservatore Permanente
presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a
Ginevra, ha commentato le Osservazioni Conclusive della 65ma sessione
del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti del Fanciullo, che
sono molto critiche sulla questione degli abusi su minori commessi da
esponenti del clero e reclamano una revisione dell'insegnamento della
Chiesa in materia di contraccezione, aborto e omosessualità.
"La
prima impressione: bisognerà aspettare, leggere attentamente e
analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri di questa
Commissione. Ma la prima reazione è di sorpresa, perché l’aspetto
negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che
fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la
delegazione della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte
precise su vari punti, che non sono state poi riportate in questo
documento conclusivo o almeno non sembrano essere state prese in
seria considerazione. Di fatto il documento sembra quasi non essere
aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è
stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente
dall’autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari
Paesi dalle singole Conferenze episcopali. Quindi manca la
prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie
di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di
trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o
addirittura in altri Stati. Questa è semplicemente una questione di
fatti, di evidenza, che non possono essere distorti!"
Relativamente
alla risposta della Santa Sede al documento, l'Arcivescovo afferma
che la Santa Sede risponderà "perché è un membro, uno Stato
parte della Convenzione: l’ha ratificata e intende osservarla nello
spirito e nella lettera di questa Convenzione, senza aggiunte
ideologiche o imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa. Per
esempio: la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo
preambolo parla della difesa della vita e della protezione dei
bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene
fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla
questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso non ha
più diritti! Allora questa mi pare una vera contraddizione con gli
obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere
i bambini. Questo Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni
Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di
cambiare il suo insegnamento non negoziabile! Quindi è un po’
triste vedere che il Comitato non ha afferrato fino in fondo la
natura e le funzioni della Santa Sede, che pur ha espresso
chiaramente al Comitato la sua decisione di portare avanti le
richieste della Convenzione sui diritti del fanciullo, ma definendo
appunto e proteggendo prima di tutto quei valori fondamentali che
rendono la protezione del fanciullo reale ed efficace".
L'Osservatore
della Santa Sede commenta anche il fatto che l'O.N.U. aveva detto in
un primo tempo che il Vaticano aveva dato una migliore risposta
rispetto ad altri Paesi sulla protezione dei minori, e in merito al
cambiamento di opinione contenuto nel documento pubblicato ieri,
afferma: "Nell’introduzione del rapporto conclusivo viene
riconosciuta la chiarezza delle risposte provenute; non si è cercato
di evitare nessuna richiesta fatta dal Comitato, in base all’evidenza
disponibile, e dove non c’era una informazione immediata, ci si è
ripromessi di provvederla in futuro, secondo le direttive della Santa
Sede, e come fanno tutti i governi. Quindi sembrava un dialogo
costruttivo e penso che debba rimanere tale. Perciò, vista
l’impressione avuta dal dialogo diretto della delegazione della
Santa Sede con il Comitato e il testo delle conclusioni e
raccomandazioni, viene la tentazione di dire che probabilmente quel
testo era già scritto e che non riflette le risposte e la chiarezza,
se non in qualche aggiunta affrettata, del lavoro compiuto. Perciò
dobbiamo, con serenità e in base all’evidenza - perché non
abbiamo niente da nascondere! – portare avanti la spiegazione delle
posizioni della Santa Sede, rispondere agli interrogativi che ancora
rimanessero, in modo che l’obiettivo fondamentale che si vuole
perseguire – la protezione dei bambini – possa essere raggiunto.
Si parla di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo:
purtroppo alcuni di questi casi - anche se in proporzioni molte
ridotte in confronto a tutto quello che sta avvenendo nel mondo –
toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto e reagito e
continua a farlo! Dobbiamo insistere su questa politica di
trasparenza, di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso
di abuso di un bambino, è un caso di troppo!".
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