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lunedì 4 febbraio 2013

ANGELUS: INVESTIRE SULLA VITA E SULLA FAMIGLIA

Città del Vaticano, 3 febbraio 2013 (VIS). La meditazione domenicale del Santo Padre prima della recita dell'Angelus, è stata dedicata al Vangelo di Luca che narra il ritorno di Gesù nella sinagoga di Nazareth dopo un periodo di assenza. Gesù legge una profezia di Isaia sul Messia e ne annuncia il compimento lasciando intendere che quella parola si riferisce a Lui, suscitando lo sconcerto dei nazaretani che se da una parte lo ammirano, dall'altra si chiedono: "Non è costui il figlio di Giuseppe?", come dire: un carpentiere di Nazaret, quali aspirazioni può avere"".

"Proprio conoscendo questa chiusura, che conferma il proverbio 'nessun profeta è bene accetto nella sua patria', Gesù rivolge alla gente, nella sinagoga, parole che suonano come una provocazione. Cita due miracoli compiuti dai grandi profeti Elia ed Eliseo in favore di persone non israelite, per dimostrare che a volte c’è più fede al di fuori d’Israele. A quel punto la reazione è unanime: tutti si alzano e lo cacciano fuori, e cercano persino di buttarlo giù da un precipizio, ma Egli, con calma sovrana, passa in mezzo alla gente inferocita e se ne va".

"Come mai Gesù ha voluto provocare questa rottura? - ha detto il Papa - All’inizio la gente era ammirata di lui, e forse avrebbe potuto ottenere un certo consenso… Ma proprio questo è il punto: Gesù non è venuto per cercare il consenso degli uomini, ma – come dirà alla fine a Pilato – per 'dare testimonianza alla verità'. Il vero profeta non obbedisce ad altri che a Dio e si mette al servizio della verità, pronto a pagare di persona. È vero che Gesù è il profeta dell’amore, ma anche l’amore ha la sua verità. Anzi, amore e verità sono due nomi della stessa realtà, due nomi di Dio. Nella liturgia odierna risuonano anche queste parole di san Paolo: 'La carità …non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità'. Credere in Dio significa rinunciare ai propri pregiudizi e accogliere il volto concreto in cui Lui si è rivelato: l’uomo Gesù di Nazaret. E questa via conduce anche a riconoscerlo e a servirlo negli altri".

"In questo è illuminante l’atteggiamento di Maria. Chi più di lei ebbe familiarità con l’umanità di Gesù? Ma non ne fu mai scandalizzata come i compaesani di Nazaret. Ella custodiva nel suo cuore il mistero e seppe accoglierlo sempre di più e sempre di nuovo, nel cammino della fede, fino alla notte della Croce e alla piena luce della Risurrezione".

Dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato che in questa prima domenica di febbraio, ricorre in Italia, la "Giornata per la vita". "Mi associo - ha detto Benedetto XVI - ai Vescovi italiani che nel loro messaggio invitano ad investire sulla vita e sulla famiglia, anche come risposta efficace alla crisi attuale. Saluto il Movimento per la Vita ed auguro successo all'iniziativa denominata 'Uno di noi', affinché l'Europa sia sempre luogo dove ogni essere umano sia tutelato nella sua dignità. Saluto i rappresentanti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Roma, specialmente i docenti di Ostetricia e Ginecologia (...) e li incoraggio a formare gli operatori sanitari alla cultura della vita".

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