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lunedì 5 luglio 2010

VERA PREGHIERA NON È AFFATTO ESTRANEA ALLA REALTÀ

CITTA' DEL VATICANO, 4 LUG. 2010 (VIS). Alle 16:30, prima di lasciare la Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona, il Papa ha salutato i membri del comitato organizzatore della sua visita e quindi ha incontrato una Delegazione della Casa Circondariale di Sulmona: il Direttore, il Cappellano e alcuni agenti di custodia e detenuti.
Al termine il Papa si è recato in auto alla Cattedrale per l’Incontro con i Giovani. Al suo arrivo Benedetto XVI si è soffermato in adorazione nella Cappella del Santissimo Sacramento. Dopo l’introduzione del Vescovo Angelo Spina, e il saluto di due giovani, il Papa ha pronunciato un discorso.
Benedetto XVI ha elogiato la “memoria storica” dei giovani che poco prima avevano citato San Pietro Celestino V, un personaggio nato otto secoli fa, “considerato ancora molto attuale!”.
“Cari amici” – ha detto il Papa – “senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”.
“Per questo vi ringrazio, perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore. (...) È importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore”.
“State certi” – ha ribadito il Papa – “che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio”.
“La vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! (...) Non si tratta di moltiplicare le parole” – ha spiegato il Papa – “ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del ‘Padre Nostro’, che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento!”.
“Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati”.
“Cari giovani!” – ha esclamato il Pontefice – “Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista”.
“Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore”.
“Cari giovani! (...) Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! (...) Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! (...) Con voi sento che la Chiesa è giovane!” – ha concluso il Pontefice – “Camminate, cari ragazzi e care ragazze! Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi”.
Terminato l’incontro, il Papa è sceso nella Cripta della Cattedrale per venerare le reliquie di San Panfilo e San Celestino V. Quindi ha raggiunto in auto lo Stadio comunale "Pallozzi" e da qui, preso congedo dalle Autorità che lo avevano accolto al mattino, alle ore 17:45, è partito in elicottero alla volta del Vaticano.
PV-ITALIA/ VIS 20100705 (980)

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