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lunedì 24 maggio 2010

PRESERVARE VINCOLO VANGELO E IDENTITÀ CULTURALE

CITTA' DEL VATICANO, 22 MAG. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in Vaticano il Primo Ministro della Repubblica di Bulgaria, Signor Boïko Borissov e successivamente il Presidente del Parlamento della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, Signor Trjako Veljanoski, accompagnati dalle rispettive Delegazioni, in occasione dell’annuale commemorazione dei Santi Cirillo e Metodio.
Rivolgendosi alla Delegazione della Repubblica di Bulgaria, il Santo Padre ha affermato: “Nel cammino di piena integrazione con le altre Nazioni europee, la Bulgaria è dunque chiamata a promuovere e testimoniare quelle radici cristiane che discendono dagli insegnamenti dei santi Cirillo e Metodio, ancor oggi quanto mai attuali e necessari; è chiamata, cioè, a mantenersi fedele e custodire il prezioso patrimonio che unisce tra loro quanti, sia Ortodossi che Cattolici, professano la stessa fede degli Apostoli e sono uniti dal comune Battesimo. Come Cristiani, abbiamo il dovere di conservare e rinsaldare l’intrinseco legame che esiste tra il Vangelo e le nostre rispettive identità culturali; come discepoli del Signore, nel reciproco rispetto delle diverse tradizioni ecclesiali, siamo chiamati alla comune testimonianza della nostra fede in Gesù, nel nome del quale otteniamo la salvezza”.
“Auspico di cuore” – ha detto ancora Benedetto XVI – “che questo nostro incontro possa essere per voi tutti (...) motivo di sempre più intensi rapporti fraterni e solidali. Con questi sentimenti, incoraggio il Popolo bulgaro a perseverare nel proposito di edificare una società fondata sulla giustizia e sulla pace”.
Nella successiva udienza alla Delegazione della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, il Santo Padre ha ricordato che: “Davvero abbondanti furono, al loro tempo, i frutti dell’evangelizzazione di Cirillo e Metodio. Essi conobbero sofferenze, privazioni e ostilità, ma sopportarono tutto con incrollabile fede ed invincibile speranza in Dio. Fu con questa forza che si spesero per i popoli loro affidati, custodendo i testi della Scrittura, indispensabili alla celebrazione della sacra Liturgia, tradotti da loro in lingua paleoslava, scritti in un nuovo alfabeto e successivamente approvati dall’autorità della Chiesa”.
“Nelle prove e nelle gioie, essi si sentirono sempre accompagnati da Dio e sperimentarono quotidianamente il suo amore e quello dei fratelli” – ha concluso il Pontefice – “Anche noi sempre più comprendiamo che quando ci sentiamo amati dal Signore e sappiamo corrispondere a questo amore, siamo avvolti e guidati dalla sua grazia in ogni nostra attività e in ogni nostra azione. Secondo l’effusione dei molteplici doni dello Spirito Santo, quanto più sappiamo amare e ci doniamo agli altri, tanto più lo stesso Spirito può venire in aiuto alla nostra debolezza, indicandoci vie nuove per il nostro agire”.
AC/ VIS 20100524 (430)

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