CITTA' DEL VATICANO, 27 MAG. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha pronunciato questa mattina, nell'Aula del Sinodo in Vaticano, un discorso ai Membri dell'Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), riuniti dal 24 al 28 maggio per esaminare l'approvazione degli Orientamenti generali pastorali nel decennio 2010-2020.
"Lo Spirito Santo" - ha detto il Papa - "guida la Chiesa nel mondo e nella storia. Grazie a questo dono del Risorto, il Signore resta presente nello scorrere degli eventi; è nello Spirito che possiamo riconoscere in Cristo il senso delle vicende umane".
"Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del decennio appena concluso, avete scelto di assumere l''educazione' quale tema portante per i prossimi dieci anni. Tale orizzonte temporale è proporzionato alla radicalità e all'ampiezza della domanda educativa. E mi sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida. Io ne vedo soprattutto due. Una radice essenziale consiste - mi sembra - in un falso concetto di autonomia dell'uomo: l'uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri (...). In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall'altro, l''io' diventa se stesso dal 'tu' e dal 'voi', è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica. (...) perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all'educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri (...). Quindi un primo punto mi sembra questo: superare questa falsa idea di autonomia dell'uomo, come un 'io completo in se stesso, mentre diventa 'io' anche nell'incontro collettivo con il 'tu' e con il 'noi'".
"L'altra radice dell'emergenza educativa io la vedo nello scetticismo e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell'esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe essere la natura secondo la Rivelazione. Ma la natura viene considerata oggi come una cosa puramente meccanica (...). La Rivelazione viene considerata o come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale. (...) Fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi (...). E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro della creazione, (...), è decifrato nella Rivelazione. (...) Così, in questo 'concerto' (...) tra creazione decifrata nella Rivelazione, (...) concretizzata nella storia culturale (...) nella quale noi ritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per un'educazione che non è imposizione (...)".
"Quindi le difficoltà sono grandi: ritrovare le fonti, il linguaggio delle fonti, ma, pur consapevoli del peso di queste difficoltà, non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge. (...) Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio".
"I giovani portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita. (...) La nostra risposta è l'annuncio del Dio amico dell'uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno. La trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della persona (...). L'incontro personale con Gesù è la chiave per intuire la rilevanza di Dio nell'esistenza quotidiana".
Per il compito educativo, nella famiglia, nella scuola e nella parrocchia "resta decisiva la qualità della testimonianza, via privilegiata della missione ecclesiale".
"La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione" - ha ribadito il Papa - "non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L'anno speciale a loro dedicato ha voluto costituire un'opportunità per promuoverne il rinnovamento interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale".
"Ciò che è motivo di scandalo" - ha proseguito il Pontefice - "deve tradursi per noi in richiamo a un 'profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall'altra la necessità della giustizia'".
Infine Benedetto XVI ha incoraggiato i Vescovi "a percorrere senza esitazioni la strada dell'impegno educativo. Lo Spirito Santo vi aiuti a non perdere mai la fiducia nei giovani, (...), vi porti a frequentarne gli ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie di comunicazione, che ormai permeano la cultura in ogni sua espressione. Non si tratta di adeguare il Vangelo al mondo, ma di attingere dal Vangelo quella perenne novità, che consente in ogni tempo di trovare le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando e servendo l'umana esistenza. Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione".
Riferendosi all'attuale "crisi culturale, spirituale ed economica", il Papa al termine del suo discorso ha affermato: "Rinnovo l'appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell'autorevolezza che sola educa e ritorna alle vere fonti dei valori".
AC/ VIS 20100527 (730)
"Lo Spirito Santo" - ha detto il Papa - "guida la Chiesa nel mondo e nella storia. Grazie a questo dono del Risorto, il Signore resta presente nello scorrere degli eventi; è nello Spirito che possiamo riconoscere in Cristo il senso delle vicende umane".
"Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del decennio appena concluso, avete scelto di assumere l''educazione' quale tema portante per i prossimi dieci anni. Tale orizzonte temporale è proporzionato alla radicalità e all'ampiezza della domanda educativa. E mi sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida. Io ne vedo soprattutto due. Una radice essenziale consiste - mi sembra - in un falso concetto di autonomia dell'uomo: l'uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri (...). In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall'altro, l''io' diventa se stesso dal 'tu' e dal 'voi', è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica. (...) perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all'educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri (...). Quindi un primo punto mi sembra questo: superare questa falsa idea di autonomia dell'uomo, come un 'io completo in se stesso, mentre diventa 'io' anche nell'incontro collettivo con il 'tu' e con il 'noi'".
"L'altra radice dell'emergenza educativa io la vedo nello scetticismo e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell'esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe essere la natura secondo la Rivelazione. Ma la natura viene considerata oggi come una cosa puramente meccanica (...). La Rivelazione viene considerata o come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale. (...) Fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi (...). E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro della creazione, (...), è decifrato nella Rivelazione. (...) Così, in questo 'concerto' (...) tra creazione decifrata nella Rivelazione, (...) concretizzata nella storia culturale (...) nella quale noi ritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per un'educazione che non è imposizione (...)".
"Quindi le difficoltà sono grandi: ritrovare le fonti, il linguaggio delle fonti, ma, pur consapevoli del peso di queste difficoltà, non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge. (...) Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio".
"I giovani portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita. (...) La nostra risposta è l'annuncio del Dio amico dell'uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno. La trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della persona (...). L'incontro personale con Gesù è la chiave per intuire la rilevanza di Dio nell'esistenza quotidiana".
Per il compito educativo, nella famiglia, nella scuola e nella parrocchia "resta decisiva la qualità della testimonianza, via privilegiata della missione ecclesiale".
"La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione" - ha ribadito il Papa - "non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L'anno speciale a loro dedicato ha voluto costituire un'opportunità per promuoverne il rinnovamento interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale".
"Ciò che è motivo di scandalo" - ha proseguito il Pontefice - "deve tradursi per noi in richiamo a un 'profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall'altra la necessità della giustizia'".
Infine Benedetto XVI ha incoraggiato i Vescovi "a percorrere senza esitazioni la strada dell'impegno educativo. Lo Spirito Santo vi aiuti a non perdere mai la fiducia nei giovani, (...), vi porti a frequentarne gli ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie di comunicazione, che ormai permeano la cultura in ogni sua espressione. Non si tratta di adeguare il Vangelo al mondo, ma di attingere dal Vangelo quella perenne novità, che consente in ogni tempo di trovare le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando e servendo l'umana esistenza. Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione".
Riferendosi all'attuale "crisi culturale, spirituale ed economica", il Papa al termine del suo discorso ha affermato: "Rinnovo l'appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell'autorevolezza che sola educa e ritorna alle vere fonti dei valori".
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