CITTA' DEL VATICANO, 11 MAG. 2010 (VIS). Come di consueto, a bordo dell’aereo papale per Lisboa, il Santo Padre Benedetto XVI ha risposto, questa mattina, alle domande dei giornalisti che lo accompagnavano.
Nella domanda relativa alla secolarizzazione sperimentata in questo momento dal Portogallo, in passato profondamente cattolico, il Santo Padre ha risposto che il Portogallo “ha portato questa fede in tutte le parti del mondo; una fede coraggiosa, intelligente e creativa; (...) La dialettica tra secolarismo e fede in Portogallo ha una lunga storia. (...) In questi secoli di dialettica tra illuminismo, secolarismo e fede, non mancavano mai persone che volevano creare dei ponti e creare un dialogo”.
“Penso che proprio il compito e la missione dell’Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica, che completa l’essere umano e rende così anche comunicabili le culture umane. Perciò direi che la presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrarietà tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino e così trovino la loro vera identità. Questa, come ho detto, è una missione dell’Europa e la necessità umana in questa nostra storia".
Rispondendo alla domanda relativa alla attuale crisi economica che potrebbe mettere a rischio, secondo alcuni, il futuro dell’Unione Europea, il Santo Padre Benedetto XVI ha sottolineato che: “l’etica non è una cosa esterna, ma interna alla razionalità e al pragmatismo economico. D’altra parte, dobbiamo anche confessare che la fede cattolica, cristiana, spesso era troppo individualistica, lasciava le cose concrete, economiche al mondo e pensava solo alla salvezza individuale”.
“Tutta la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa va in questo senso - di allargare l’aspetto etico e della fede al di sopra dell’individuo, alla responsabilità verso il mondo, ad una razionalità ‘performata’ dall’etica. D’altra parte, gli ultimi avvenimenti sul mercato, in questi ultimi due, tre anni, hanno mostrato che la dimensione etica è interna e deve entrare nell’interno dell’agire economico, perché l’uomo è uno, e si tratta dell’uomo, di un’antropologia sana, che implica tutto, e solo così si risolve il problema, solo così l’Europa svolge e realizza la sua missione"
Con la terza domanda sul significato delle Apparizioni di Fatima, è stato chiesto al Papa se il terzo segreto possa estendersi, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle sofferenze della Chiesa di oggi per i peccati degli abusi sessuali sui minori.
“Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa” – ha risposto Benedetto XVI – “che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù cardinali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione”.
“Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”.
PV-PORTOGALLO/ VIS 20100512 (690)
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