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venerdì 9 ottobre 2009

OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 9 OTT. 2009 (VIS). Questa mattina ha avuto luogo l'Ottava Congregazione Generale dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, alla presenza del Santo Padre. I Padri Sinodali presenti erano 210. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal).

  Riportiamo di seguito estratti di alcuni interventi.

VESCOVO JANOZGA, DE DOUMÉ-ABONG' MBANG (CAMERUN). "Per produrre auspicato, questa seconda Assemblea sinodale per l'Africa,  deve passare - mi sembra estremamente importante - attraverso la famiglia africana, dal momento che la formazione di una nuova cultura della riconciliazione, della giustizia e della pace è un'opera familiare prima ancora che sociale. Se questi tre valori traggono origine e fondamento dalla famiglia, la loro cultura può estendersi a livello dell'intera società africana. (...) La giustizia è il giusto apprezzamento, il riconoscimento, il rispetto dei diritti e del merito di ciascuno. La famiglia è chiamata a educare alla vera giustizia, la sola che porta al rispetto della dignità personale di ognuno".

VESCOVO ALBERT VANBUEL, S.D.B. DI KAGA-BANDORO (REPUBBLICA CENTROAFRICANA). Negli ultimi mesi abbiamo deplorato le manifestazioni di divisione fra i sacerdoti, fra sacerdoti e Vescovi, fra sacerdoti e laici; non è questo il Vangelo che dobbiamo annunciare. Siamo stati chiamati ad edificare una Chiesa unita dallo Spirito di Dio che ci guida. Possiamo, nel contempo, lacerare il Corpo di Cristo. L'Anno Sacerdotale donatoci dal Santo Padre, può ispirarci ed offrirci un orientamento: fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote e fedeltà di ogni battezzato. Esiste un'aspirazione generale ad un tempo di pace, di giustizia e di riconciliazione.  Gli avvenimenti che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere in questo tempo ci dimostrano che esiste sempre una ragione di speranza e che la notte nella quale viviamo si annunciano l'alba e il nuovo giorno. Ognuno di noi è debole, peccatore, ma uniti dobbiamo ascoltare la Parola di Dio, dobbiamo viverla e ci darà la forza della perseveranza di una testimonianza autentica"

ARCIVESCOVO JOSEPH KUMUONDALA MBIMBA, DI MBANDAKA-BIKORO (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "Dallo stabilirsi della Chiesa in Africa e in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, l'educazione ha sempre beneficiato di una singolare attenzione. Grazie alla Chiesa, le scuole di tutti i livelli e gli istituti superiori e le università costituiscono luoghi di apostolato. (...) La crisi multiforme legata a guerre a ripetizione ha comportato conseguenze deplorevoli nel settore dell'educazione. (...) Un'educazione che non è garantita, compromette l'avvenire di generazioni di giovani e sacrifica le potenzialità che sarebbero servite a tutta la nazione. Ciò è ingiusto e non garantisce la pace. Poiché i giovani frustrati sono alla mercede dei peccatori in acqua agitate. In un clima di compiacenza che scaturisce da pratiche disoneste, la qualità dell'insegnamento non è garantita. Gli organizzatori, i gestori e i genitori sono consapevoli che i diplomi consegnati non rappresentano un livelli intellettuale e morale appropriato alle esigenze del mondo scientifico e del lavoro".

VESCOVO FRANKLYN NUBUASAHM. S.V.D., VICARIO APOSTOLICO DI FRANCISTOWN (BOTSWANA). "Botswana è un piccolo paese stabile e democratico, (...) un paese mediamente ricco che attira persone provenienti da altre regione africane. (...) Noi accogliamo un buon numero di rifugiati che domandano asilo. Costituiamo un porto di pace perché all'interno del nostro meccanismo tradizionale chiamato kgotla, cioè il tribunale, il dialogo è rispettato. Per noi, la più grande guerra è fatta di parole. La Chiesa ha introdotto questa pratica culturale nelle parrocchie per aiutare a fare e a promuovere la pace e la compressione. Oggi vi è una pressione riguardo alle nostre risorse, il nostro mercato del lavoro e le nostre installazioni sanitarie dovuto all'afflusso di persone in ragione della situazione politica e sociale nella regione. Siamo preoccupati per la xenofobia che è la conseguenza delle dura crisi economica attuale. La Chiesa a promosso la pace e la fraternità verso le persone. Le minoranza non hanno bisogno di usare le violenza per far conoscere i propri problemi. L'Aids è una sfida per i paesi del sud dell'Africa. Il Botswana lavora duramente per sviluppo dell'educazione per prevenire nuove infezioni. Il trattamento è disponibile per i cittadini, ma purtroppo non lo è per i rifugiati, né per gli stranieri che vivono nel paese. L'Aids ha sconvolto le fondamenta della società del Botswana. Esso può essere potenzialmente impiegato come arma di guerra e di conflitto. Come perdonare qualcuno che vi ha contagiato volontariamente con il virus mortale?".

VESCOVO EVARISTUS THATHO BITSOANE, DI QACHAS'S NEK, PRESIDENTE DELA CONFERENZA EPISCOPALE (LESOTHO). "La Chiesa del Lesotho, come tante chiese in Africa, è impegnato nella sanità, nell'educazione e nel servizio ai poveri. Il Lesotho è per il 50% circa cattolico e la Chiesa possiede la maggioranza delle scuole del paese. In funzione di tale cifra, si potrebbe sperare che i principi cattolici possano prevalere nel funzionamento del paese. Al contrario le persone aderiscono a tutto ciò che permetterà loro di avere il pane sulla mensa, anche se ciò deve essere in opposizione con l'insegnamento della Chiesa. Un gran numero di paesi africani hanno firmato il Protocollo di Maputo, e il Lesotho non ha fatto eccezione. Benché i servizi dei nostri ospedali cattolici sono apprezzati da molti, temiamo che un gran numero di aborti venga praticato negli ospedali privati. E ciò di cui la Chiesa del Lesotho ha bisogno urgentemente, per continuare il suo servizio ai poveri, e ciò che le Chiese Sorelle del mondo sviluppato influenzano il proprio governo al fine di non imporre ideologie che siano estranee all'Africa. Durante questo periodo di transizione fino alla sua autonomia finanziaria, l'Africa ha ancora bisogno del sostegno delle Chiese Sorelle del mondo sviluppato".

ARCIVESCOVO JORGE ENRIQUE JIMENEZ CARVAJAL, C.I.M., DI CARTAGENA EN COLOMBIA (COLOMBIA). Migliaia e migliaia di essere umani di razza negra arrivarono in tutta l'America dove si faceva lavorare fino alla morte. (...) Pedro Claver attendeva "le barche di negri" con 'una differente prospettiva per quelli che facevano affari con lui. Per quei commercianti  arrivavano 'schiavi per il lavoro, per l'apostolo arrivavano figli di Dio, che volevano ascoltare tutta la verità del Vangelo. (...) Africa è la 'Patria Grande' tutti i nostri negri dal Canada alla Terra del Fuoco, includendo tutte le meraviglie della presenza di questa razza nelle Antille e nei Carabi. Quante cose che fanno grande il Continente Americano sono state possibili con il contributo dei negri eredi di tante ricchezza che sono nascoste a questa razza, di tanta ricchezza, di simboli che arricchiscono con l'andare del tempo il messaggio cristiano, di tanta allegria nel credere nella fede, così che la vita è dura con essi. La storia dell'Africa in America non è cosa di ieri, è un oggi vivente. Per questo credo che questa Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo del Sinodo deve riservare ugualmente una parola per le 'Negritudini' americane (spero che abbiamo notato che uso la parola  'americano' per designare tutta l'America, del Nord, del Centro, delle Antille, del Caribe, e l'America del Sud). Gran parte del cuore di coloro che vivono in Africa e che continuerà a vivere in Africa e quello che accada a loro qui lo apprezzeranno e vivranno come proprio.
SE/OTTAVA CONGREGAZIONE           VIS 20091009 (118)


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