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martedì 13 ottobre 2009

DODICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 12 OTT. 2009 (VIS). Alle 16:30 di oggi ha avuto inizio, in presenza del Papa, la Dodicesima Congregazione Generale delL'Assemblea Speciale per l'Africa, durante la quale sono continuati gli interventi dei Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal). All'Assemblea erano presenti 210 Padri Sinodali.

  Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi nell'Aula del Sinodo.

VESCOVO TESFASELASSIE MEDHIN, DI ADIGRAT (ETIOPIA). Ritengo che non sia stata dedicata sufficiente attenzione alla formazione, che è un tema centrale per la Chiesa in Africa. (...). Dobbiamo pertanto assicurare che la formazione che impartiamo ai nostri futuri sacerdoti e agenti di evangelizzazione li aiuti a essere consapevoli delle sfide, ad essere ministri sicuri di sé, equilibrati e maturi, in grado di resistere e di superare le gravi turbolenze del tempo. (...) I programmi di formazione nei Seminari maggiori e nelle Case di formazione religiose richiedono grande attenzione e una intensa valutazione, al fine di determinarne la qualità e l'efficacia nel formare membri della Chiesa che possano essere testimoni autentici della riconciliazione, della giustizia e della pace.  Utilizzare i nostri istituti di studi superiori istituendo una facoltà che sviluppi e integri nei propri programmi, per quanto riguarda i meccanismi di riconciliazione, le pratiche migliori e i modi culturali africani più efficaci, per provvedere alla formazione di personale".

ARCIVESCOVO LAURENT MONSENGWO PASINYA, DI KINSHASA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "La pace va di pari passo con la giustizia, la giustizia con il diritto e il diritto con la verità. (...). Occorre dunque a ogni costo promuovere gli stati di diritto, in cui vi sia il primato del diritto, soprattutto il diritto costituzionale; stati di diritto in cui l'arbitrarietà e la soggettività non creino la legge della giungla; stati di diritto in cui la sovranità nazionale sia riconosciuta e rispettata; stati di diritto in cui a ciascuno venga dato in modo equo ciò che gli è dovuto. (...) Nel ricercare soluzioni di pace, tutti i cammini, specialmente quelli diplomatici e politici, dovranno essere orientati a ristabilire la verità, la giustizia e il diritto. (...) È eliminando tutte le barriere, l'esclusione, le leggi discriminatorie nel culto e nella società, e soprattutto sopprimendo l'odio, che si riconciliano gli uomini e si fa la pace".

VESCOVO KRIKOR-OKOSDINOS, COUSSA, DI ISKANDERIYA, ALESSADRIA DEGLI AREMENI (REPUBBLICA ARABA D'EGITTO).  "Nel 1915 gli ottomani, (...), hanno massacrato il popolo armeno presente nella grande Armenia e nella piccola Armenia (Turchia). Un milione e mezzo di persone sono morte in questo genocidio. Gli armeni sono partiti disperdendosi prima in Medio Oriente, poi nel mondo intero. (...) In questo momento in cui si svolge il sinodo, vale a dire 94 anni dopo quel massacro, in seguito all'appello di Cristo di perdonare i propri nemici, i dirigenti dello stato armeno e i capi delle Chiese in Armenia (cattolica, ortodossa ed evangelica) compiono un atto pubblico di perdono nei confronti dei turchi. Lo compiamo domandando ai turchi di riconoscere il genocidio, di rendere omaggio ai martiri e di concedere agli Armeni i loro diritti civili, politici e religiosi. Il cammino di riconciliazione tra i due stati è già stato intrapreso. Per questo, faccio appello ai dirigenti politici, affinché sostengano il nostro andare verso i turchi, con la Chiesa universale e la Chiesa africana nel bisogno.

Successivamente sono intervenuti quattro uditori. Di seguito riportiamo una sintesi dell'intervento di uno di essi.

BARBARA PANDOLFI, PRESIDENTE GENERALE DELL'ISTITUTO SECOLARE DELLE MISSIONARIE DELLA REGALITÀ DI CRISTO (ITALIA). "La presenza di Istituti Secolari è una presenza nascosta, accettando la precarietà della vita quotidiana, congiuntamente con le altri, senza protezione né privilegi nella ricerca di vie e soluzioni frequentemente probabili, vissuta con il desiderio di una fraternità universale. Per questo la vocazione degli Istituti secolari evidenzia l'esigenza delle promozione di un laicato maturo, che possa contribuire alla costruzione di una società civile fondati sui valori umani del cristianesimo. (...) Essendo Istituto femminili la maggioranza degli Istituti Secolari in Africa, si presenta urgentemente l'esigenza di favorire e promuovere la valorizzazione della donna, non solo perché sposa e madre, ma perché persona capace di responsabilità e di autonomia nei diversi ambiti della vita sociale, e nell'urgenza della sua presenza speciale e non solo subordinata alla Chiesa. Si la prima frattura nel genere umano causata dal peccato, è stato fra un uomo e una donna, uno dei segni di pace e di riconciliazione,  forse può essere giustamente dato per la promozione di una reale corresponsabilità e di un effettivo riconoscimento di uguale dignità fra gli uomini e le donne, al di là di ogni dominio e discriminazione".

La sessione di questo pomeriggio si è conclusa con l'invitato speciale del Santo Padre: JACQUES DIOUF, DIRETTORE GENERALE DELL'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L'ALIMENTAZIONE E L'AGRICOLTURA (F.A.O.). Diamo un riassunto del suo discorso:

  "L'Africa, vuol dire prima di tutto valori comuni di civiltà basati su una coscienza storica di appartenenza a uno stesso popolo. (...)  L'Africa, martirizzata, sfruttata, depredata dalla schiavitù e dalla colonizzazione, ma ora politicamente sovrana, non deve ripiegarsi nel rifiuto e nella negazione, anche se ha il dovere della memoria. Essa deve avere la grandezza del perdono e continuare a sviluppare una coscienza culturale basata su una identità propria, che rifiuta l'assimilazione alienatrice. Deve approfondire i concetti operativi di negritudine e di africanità, compresa la diaspora, concetti fondati sul radicamento, ma anche sull'apertura. (...) L'Africa è sempre stata presentata nell'ottica delle difficoltà che incontra, ma essa è una terra con un futuro, che nei prossimi quarant'anni sperimenterà un forte incremento demografico. (..) Con delle risorse ( ...) l'Africa è essenziale nello sviluppo economico del pianeta. (...) L'Africa, martirizzata, sfruttata, depredata dalla schiavitù e dalla colonizzazione, ma ora politicamente sovrana, non deve ripiegarsi nel rifiuto e nella negazione, anche se ha il dovere della memoria. Essa deve avere la grandezza del perdono e continuare a sviluppare una coscienza culturale basata su una identità propria, che rifiuta l'assimilazione alienatrice. Deve approfondire i concetti operativi di negritudine e di africanità, compresa la diaspora, concetti fondati sul radicamento, ma anche sull'apertura. (...) L'Africa è sempre stata presentata nell'ottica delle difficoltà che incontra, ma essa è una terra con un futuro, che nei prossimi quarant'anni sperimenterà un forte incremento demografico. (...) Con delle risorse (...) l'Africa è essenziale nello sviluppo economico del pianeta (...) La sicurezza alimentare è indispensabile a ridurre la povertà, all'educazione dell'infanzia alla salute della popolazione e alla sicurezza del mondo, ma anche a una crescita  una crescita economica duratura. (...) Da questo punto di vista, sono fattori essenziali il contributo della donna africana alla produzione e al commercio agricoli e il suo ruolo nel nutrimento di tutta la famiglia. In effetti, nessun iniziativa volta a fronteggiare il problema dell'insicurezza alimentare in Africa può avere successo senza tenere conto di questa realtà economica e sociale. (...) Di tutte le lacerazioni che il continente africano vive, la fame rimane quella più drammatica e intollerabile. Qualsiasi impegno per la giustizia e la pace in Africa è inscindibile da una esigenza di progresso nella realizzazione del diritto all'alimentazione per tutti. (...) La Chiesa si è sempre prefissa come compito quello di alleviare la miseria dei più bisognosi e il motto della Fao è 'Fiat Panis', 'pane per tutti'. (...) La visione di un mondo liberato dalla fame è possibile, se c'è una volontà politica al livello più alto. (...) Le grandi forze spirituali e morali sono, per la nostra azione, un sostegno inestimabile. (..) Desidero anche rendere omaggio all'azione della Chiesa sul campo, a fianco dei poveri. I missionari, le religiose e molte comunità svolgono spesso un lavoro difficile, a volte ingrato, ma sempre utile, accanto alle organizzazioni intergovernative, alle Ong e alla società civile. (...) Vorrei soprattutto sottolineare la convergenza degli insegnamenti religiosi, in particolare quelli della Chiesa cattolica e dell'Islam, sulla necessità di vegliare sulla gestione razionale delle risorse sulla base di una strategia d'azione rispettosa delle persone e dei beni di questo mondo, lungi dagli eccessi e dallo spreco. Tutti questi insegnamenti sottolineano il ruolo fondamentale della responsabilità sociale, raccomandando la sollecitudine verso i più bisognosi. La Dottrina Sociale della Chiesa è, da questo punto di vista, un contributo essenziale".
SE/DODICESIMA CONGREGAZIONE/...                     VIS 20091013 (1350)


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