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lunedì 4 maggio 2009

SIAMO CHIAMATI RIMANERE IN CRISTO CON LA PREGHIERA

CITTA' DEL VATICANO, 3 MAG. 2009 (VIS). Oggi, IV Domenica di Pasqua, detta Domenica "del Buon Pastore", il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l'Ordinazione presbiterale a 19 diaconi della Diocesi di Roma.

  "Il discepolo - ha detto il Papa nell'omelia - "- e specialmente l'apostolo - sperimenta la stessa gioia di Gesù, di conoscere il nome e il volto del Padre; e condivide anche il suo stesso dolore, di vedere che Dio non è conosciuto, che il suo amore non è ricambiato".

  "Da una parte esclamiamo, come Giovanni nella sua prima Lettera: 'Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!'; e dall'altra con amarezza constatiamo: 'Per questo il mondo non ci riconosce: perché non ha conosciuto lui' (1 Gv 3,1). E' vero, e noi sacerdoti ne facciamo esperienza: il 'mondo' - nell'accezione giovannea del termine - non capisce il cristiano, non capisce i ministri del Vangelo. Un po' perché di fatto non conosce Dio, e un po' perché non vuole conoscerlo. Il mondo non vuole conoscere Dio e ascoltare i suoi ministri, perché questo lo metterebbe in crisi".

  "Qui bisogna fare attenzione a una realtà di fatto: che questo 'mondo', sempre nel senso evangelico, insidia anche la Chiesa, contagiando i suoi membri e gli stessi ministri ordinati. Il 'mondo' è una mentalità, una maniera di pensare e di vivere che può inquinare anche la Chiesa, e di fatto la inquina, e dunque richiede costante vigilanza e purificazione. Finché Dio non si sarà pienamente manifestato, anche i suoi figli non sono ancora pienamente 'simili a Lui' (1 Gv 3,2). Siamo 'nel' mondo, e rischiamo di essere anche 'del' mondo. E di fatto a volte lo siamo".

  "Gesù ha dato la vita per tutti" - ha detto ancora il Papa - "ma in modo particolare si è consacrato per quelli che il Padre gli aveva dato, perché fossero consacrati nella verità, cioè in Lui, e potessero parlare ed agire in nome suo, rappresentarlo, prolungare i suoi gesti salvifici: spezzare il Pane della vita e rimettere i peccati".

  "Essere ordinati sacerdoti significa entrare in modo sacramentale ed esistenziale nella preghiera di Cristo per i 'suoi'. Da qui deriva per noi presbiteri una particolare vocazione alla preghiera, in senso fortemente cristocentrico: siamo chiamati, cioè, a 'rimanere' in Cristo - come ama ripetere l'evangelista Giovanni (cfr Gv 1,35-39; 15,4-10) -, e questo si realizza particolarmente nella preghiera. Il nostro ministero è totalmente legato a questo 'rimanere' che equivale a pregare, e deriva da esso la sua efficacia".

  "In tale prospettiva dobbiamo pensare alle diverse forme della preghiera di un prete, prima di tutto alla santa Messa quotidiana. La celebrazione eucaristica è il più grande e il più alto atto di preghiera, e costituisce il centro e la fonte da cui anche le altre forme ricevono la 'linfa': la Liturgia delle ore, l'adorazione eucaristica, la lectio divina, il santo Rosario, la meditazione".

  "Il sacerdote che prega molto, e che prega bene, viene progressivamente espropriato di sé e sempre più unito a Gesù Buon Pastore e Servo dei fratelli. In conformità a Lui, anche il prete 'dà la vita' per le pecore che gli sono affidate".
HML/SACERDOTE/...                                 VIS 20090504 (550)


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