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lunedì 13 ottobre 2008

DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 11 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina si è tenuta la Decima Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di Sâo Paulo (Brasile).

  Di seguito riportiamo estratti degli interventi di alcuni Padri Sinodali.

VESCOVO JOSEPH VO DUC MINH, COADIUTORE DI NHA TRANG (VIÊT NAM). "La Chiesa in Cristo in Vietnam, dopo l'accoglimento del Vangelo nel 1533 e, soprattutto, dopo la nomina dei primi tre Vescovi nel 1659, ha percorso un cammino pieno di croci. Attraverso gli alti e bassi della loro storia, i cattolici vietnamiti, come gli ebrei al tempo dell'esilio, hanno compreso che solo la Parola di Dio permane e non delude mai. Questa Parola (...) è diventata la fonte di consolazione e di forza che dà fermezza a tutti i membri del Popolo di Dio e, al contempo, il punto focale che li aiuta a scoprire il loro futuro. La Parola di Dio aiuta a scoprire il vero volto di Gesù Cristo, che incarna l'amore redentore di Dio, attraverso il mistero della Croce. A causa della dolorosa esperienza vissuta dalla Chiesa di Cristo in Vietnam, il mistero della Croce si è fatto non solo vicino alla vita quotidiana, ma è divenuto anche un elemento essenziale che riunisce il Popolo di Dio".

ARCIVESCOVO STANISLAW ZVOLENSKY, DI BRATISLAVA (SLOVACCHIA) "Nella storia incontriamo molti uomini e donne che hanno letto la Sacra Scrittura in un modo che li ha portati ad un totale nuovo orientamento della vita, al cambiamento del modo di pensare e di agire, oppure almeno ad una nuova ragione da dare alla propria posizione di fede. La storia della Chiesa viene continuamente caratterizzata dal ritorno ad un radicalismo esistenziale della Scrittura. La santità di molti cristiani è una conseguenza della sincera e spesso radicale risposta alla chiamata della Parola di Dio. (...) Come esempio ci può servire la lettura francescana della Bibbia che senza dubbio si presenta sorprendente, se la guardiamo dal punto di vista degli odierni criteri scientifici d'interpretazione e dal punto di vista dei frutti della fede che questa lettura ha portato. Uno dei segni caratteristici di questa lettura è stato il principio 'sine glossa'. Si trattava dell'accoglienza della Parola di Dio così, come è scritta nella Sacra Scrittura, senza commenti accademici. Per San Francesco la verità Divina non è oggettivizzata nelle parole e nelle frasi della Bibbia, non sta sempre a disposizione come una risposta pronta da darsi a tutti i problemi. Si può scoprire soltanto nel contesto intero e personale, non si concentra sulla materia del testo, ma sull'agire di Dio".

VESCOVO ENRIQUE DIAZ DIAZ, AUSILIARE DI SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS (MESSICO). "Ci sarà fedeltà alla Parola di Dio quando la prima forma di carità si realizza nel rispetto dei diritti della persona umana, nella difesa degli oppressi e di quanti soffrono" (IL, 39). (...) In molti luoghi si è avviata una relazione fra la Parola e le culture indigene. In certo senso la Bibbia è molto vicina alle loro concezioni e cosmogonie per la comune cultura rurale. La creazione, il concetto di Dio, il significato della Redenzione e della Croce, la vita in comunità, offrono molte possibilità di incontro. Tuttavia sono culture differenti, un cammino appena intrapreso e che bisogna percorrere facendo attenzione, per non condannare ciò che non si comprende, per chiarire e valorizzare la Parola Rivelata, per non distruggere culture e incarnare realmente il Vangelo nei nostri popoli. Da parte cattolica, c'è una scarsa traduzione della Bibbia nelle lingue indigene e si è cercato molto poco di comprendere la loro cultura e la loro concezione. Finché la Parola Rivelata non diventerà 'parola viva, scritta nelle loro culture e nella loro vita' sarà molto difficile che arrivi a penetrare nel cuore e a incarnarsi in questi popoli. Come Chiesa, dobbiamo proclamare questa 'buona novella' inculturata, che faccia fiorire il loro cuore e li mantenga in piedi, con dignità, e possano offrirci la loro parola evangelizzatrice".

VESCOVO GEORG MÜLLER, SS.CC., PRELATO DI TRONDHEIM (NORVEGIA). "In una Chiesa di diaspora estrema in mezzo a cristiani di altre chiese e comunità ecclesiali, il Sinodo sottolinea l'importanza della Scrittura e della Parola di Dio. La collaborazione biblica rappresenta un ampio forum per l'ecumenismo. Collaborando con le società bibliche nazionali, già da molti anni utilizziamo edizioni della Bibbia che non abbiamo realizzato da soli. Al contempo, questa comunione viene compresa e intesa in maniera diversa. Questo ha un effetto importante sulla comprensione della dottrina cristiana e sulla sua applicazione nella vita. In un mondo sempre più secolarizzato, la Chiesa deve trovare nuovi modi per dare uno spazio vivo alla Parola di Dio e per dare risalto alle esperienze positive con essa. La Chiesa cattolica in Scandinavia è una forte minoranza. Spesso nei nostri paesi è difficile per i fedeli poter accedere alla comunità ecclesiale a causa delle grandi distanze dalle chiese, degli insediamenti sparsi, della situazione dell'immigrazione e della mancanza di conoscenza della Chiesa ad essa collegata, delle diversità linguistiche e culturali. Questa situazione di diaspora si pone al centro delle nostre riflessioni, mentre in passato ci siamo confrontati con le grandi Chiese in Europa. Siamo una minoranza in una società secolare. Ma se guardiamo a noi stessi, non ci definiamo Chiesa della diaspora, poiché siamo abituati ad essere pochi".

VESCOVO GEORGE COSMAS ZUMAIRE LUNGO, DI CHIPATA, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (ZAMBIA). "Nessuno può negare il fatto che ci sia un intimo legame fra la Parola proclamata e i Sacramenti nella vita e nella missione della Chiesa. (...) Tuttavia, in alcune parti del mondo, specialmente in Africa, la realtà è che la maggior parte delle nostre comunità vanno avanti senza celebrazione dell'Eucaristia per settimane, mesi e perfino anni, a meno che i cristiani non siano disposti a compiere lunghe distanze per partecipare alla Messa. In questo contesto, che cosa ne è degli anziani, dei disabili, dei bambini, di coloro che devono badare ai campi per proteggere il raccolto lontano dai villaggi? Come possono partecipare alla celebrazione dell'Eucaristia? (...) L'Anno Paolino porti ad una consapevolezza missionaria che ci spinga a condividere con generosità le risorse umane e materiali per la diffusione della Parola di Dio. Le diocesi non dovrebbero sentirsi troppo povere per dare o troppo ricche per ricevere. È giunto il tempo che i Padri Sinodali ascoltino il grido dei poveri e facciano qualcosa di concreto".

VESCOVO BEJOY NICEPHORUS D'CRUZE, O.M.I., DI KHULNA (BANGLADESH). "La Parola di Dio e la Povertà: i profeti, in quanto uomini della Parola di Dio, sono stati i difensori dei diritti dei poveri, degli orfani e delle vedove. Essi hanno parlato in loro nome. (...) Il Bangladesh è un paese dove corruzione, disonestà e ingiustizia sono fenomeni dilaganti. Una piccola minoranza sta diventando ricca mentre la maggioranza diventa sempre più povera. La Parola di Dio ci chiama alla giustizia e all'integrità nella vita pubblica. La Chiesa, sparuta minoranza, sta dando il suo importante contributo in campi quali l'educazione, la sanità e i servizi sociali. In questi settori, la Chiesa deve vivere la propria solidarietà con i poveri, nonché promuovere  la giustizia per tutti, soprattutto per i poveri, alla luce della Parola di Dio. La Parola di Dio invita al dialogo interreligioso: secondo il Concilio, la Chiesa non respinge nulla delle altre religioni che sia sacro e vero. Spesso esse riflettono un raggio di verità e per questo la Chiesa intera entra in dialogo con esse. In Bangladesh, paese a maggioranza musulmana, la minoranza cristiana deve vivere in pace, armonia e dialogo".
SE/DECIMA CONGREGAZIONE/...                     VIS 20081013 (1260)


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