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lunedì 15 settembre 2008

INCONTRO CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE


CITTA' DEL VATICANO, 14 SET. 2008 (VIS). Alle 17:15 di oggi pomeriggio ha avuto luogo l'incontro del Santo Padre Benedetto XVI con i Vescovi francesi presso l'Hémicycle Ste Bernadette di Lourdes.

  "È la prima volta dall'inizio del mio Pontificato" - ha detto il Santo Padre all'inizio del suo discorso - "che ho la gioia di incontrarvi tutti insieme".

  "Vi esprimo tutto il mio apprezzamento per questo dono delle vostre persone: nonostante l'ampiezza del compito, che ne sottolinea l'onore - honor, onus! - voi adempite con fedeltà e umiltà il triplice vostro compito, nei confronti del gregge che vi è affidato, di insegnare, governare, santificare".

  "Voi siete giustamente convinti che per far crescere in ogni battezzato il gusto di Dio e la comprensione del senso della vita, la catechesi riveste un'importanza fondamentale. I due strumenti principali di cui disponete, il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Catechismo dei Vescovi di Francia, costituiscono strumenti preziosi. Offrono infatti una sintesi armoniosa della fede cattolica e consentono di annunciare il Vangelo con fedeltà reale alla sua ricchezza. La catechesi non è innanzitutto una questione di metodo, ma di contenuto"-

  "Una accurata preparazione dei catechisti" - ha proseguito il Pontefice - "consentirà la trasmissione integrale della fede, secondo l'esempio di San Paolo, il più grande catechista di tutti i tempi, al quale guardiamo con un'ammirazione particolare in questo bimillenario della sua nascita".

  "Per realizzare efficacemente questo compito, voi avete bisogno di collaboratori. Per questo motivo le vocazioni sacerdotali e religiose meritano più che mai di essere incoraggiate. (...) Vorrei ringraziare calorosamente e incoraggiare tutte le famiglie, tutte le parrocchie, tutte le comunità cristiane e tutti i Movimenti di Chiesa, che sono il terreno fertile capace di dare il buon frutto (cfr Mt 13, 8) delle vocazioni".

  "Non si ripeterà mai abbastanza" - ha ribadito il Pontefice - "che il sacerdozio è indispensabile alla Chiesa, nell'interesse dello stesso laicato. I sacerdoti sono un dono di Dio per la Chiesa. I sacerdoti non possono delegare le loro funzioni ai fedeli in ciò che concerne i loro propri compiti. (...). La loro vita spirituale è il fondamento della loro vita apostolica. Li esorterete pertanto con dolcezza alla preghiera quotidiana e alla degna celebrazione dei Sacramenti, soprattutto dell'Eucaristia e della Riconciliazione".

  "Ogni sacerdote deve potersi sentire felice di servire la Chiesa. Alla scuola del Curato d'Ars, figlio della vostra Terra e patrono di tutti i parroci del mondo, non cessate di ridire che un uomo non può far nulla di più grande che donare ai fedeli il Corpo e il Sangue di Cristo e perdonare i peccati. Cercate di essere attenti alla loro formazione umana, intellettuale e spirituale, come anche ai loro mezzi di sussistenza".

  "Il culto liturgico è l'espressione più alta della vita sacerdotale ed episcopale, come anche dell'insegnamento catechetico. (...) Nel 'Motu proprio' Summorum Pontificum sono stato portato a precisare le condizioni di esercizio di tale compito, in ciò che concerne la possibilità di usare tanto il Messale del Beato Giovanni XXIII (1962) quanto quello del Papa Paolo VI (1970). Alcuni frutti di queste nuove disposizioni si sono già manifestati, e io spero che l'indispensabile pacificazione degli spiriti sia, per grazia di Dio, in via di realizzarsi. Misuro le difficoltà che voi incontrate, ma non dubito che potrete giungere, in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente. Nessuno è di troppo nella Chiesa. Ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire 'a casa sua', e mai rifiutato".

  "Vi è un problema che appare dappertutto di una particolare urgenza: è la situazione della famiglia" - ha sottolineato il Papa - Sappiamo che la coppia e la famiglia affrontano oggi delle vere burrasche. (...) Da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società. Spesso le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società".

  "L'unione stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è più, nella mente di certuni, il modello a cui l'impegno coniugale mira. Tuttavia l'esperienza insegna che la famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia l'intera società. Di più, il cristiano sa che la famiglia è anche la cellula viva della Chiesa. Più la famiglia sarà imbevuta dello spirito e dei valori del Vangelo, più la Chiesa stessa ne sarà arricchita e risponderà meglio alla sua vocazione".

  "Una questione particolarmente dolorosa" - ha ricordato il Pontefice - " è quella dei divorziati risposati. La Chiesa, che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà il principio dell'indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo. Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime".

  "I giovani, lo so bene cari Fratelli, sono al centro delle vostre preoccupazioni. Voi dedicate loro molto tempo, e avete ragione. (...) Nel corso del suo primo viaggio in Francia, il mio venerato Predecessore rivolse ai giovani del vostro Paese un discorso che non ha perduto nulla della sua attualità e che ricevette allora un'accoglienza di indimenticabile calore. 'La permissività morale non rende l'uomo felice", proclamò Giovanni Paolo II nel Parco dei Principi sotto un uragano d'applausi'. Prego lo Spirito Santo di voler parlare al cuore di tutti i fedeli e, più generalmente, di tutti i vostri compatrioti, per dare loro - o per loro restituire - il gusto di una vita condotta secondo i criteri di una vera felicità".

  "Porre in evidenza le radici cristiane della Francia" - ha sottolineato Benedetto XVI - "permetterà ad ogni abitante di questo Paese di meglio comprendere da dove egli venga e dove egli vada. Di conseguenza, nel quadro istituzionale esistente e nel massimo rispetto delle Leggi in vigore, occorrerebbe trovare una strada nuova per interpretare e vivere nel quotidiano i valori fondamentali sui quali si è costruita l'identità della Nazione.  Il vostro Presidente" - ha ricordato ai Presuli - "ne ha evocato la possibilità".

  "La Chiesa non rivendica per sé il posto dello Stato. Essa non vuole sostituirglisi. ? infatti una società basata su convinzioni, che si sente responsabile dell'insieme e non può limitarsi a se stessa. Essa parla con libertà e dialoga con altrettanta libertà nel desiderio di giungere alla edificazione della libertà comune. Grazie ad una sana collaborazione tra la Comunità politica e la Chiesa, realizzata nella consapevolezza e nel rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia di ciascuna nel proprio campo, si rende all'uomo un servizio che mira al suo pieno sviluppo personale e sociale".

  "L'obiettivo dei dialoghi ecumenico e interreligioso, (...), è la ricerca e l'approfondimento della Verità.  (...) La costruzione di ponti tra le grandi tradizioni ecclesiali cristiane e il dialogo con le altre tradizioni religiose esigono un reale impegno di conoscenza reciproca, perché l'ignoranza distrugge più che costruire. (...). Certo, è necessario seguire con attenzione le diverse iniziative intraprese e discernere quelle che favoriscono la conoscenza e il rispetto reciproci, così come la promozione del dialogo, ed evitare quelle che conducono in vicoli ciechi. La buona volontà non basta. Sono convinto  che convenga cominciare con l'ascolto, per poi passare alla discussione teologica ed arrivare infine alla testimonianza e all'annuncio della fede stessa ".

  "Ora, è soprattutto per una vera liberazione spirituale che conviene lavorare. L'uomo ha sempre bisogno di essere liberato dalle sue paure e dai suoi peccati. L'uomo deve senza sosta imparare o re-imparare che Dio non è suo nemico, ma suo Creatore pieno di bontà. L'uomo ha bisogno di sapere che la sua vita ha un senso e che egli è atteso, al termine della sua permanenza sulla terra, a prendere parte senza fine alla gloria di Cristo nei cieli. Vostra missione è di condurre la porzione di Popolo di Dio affidata alle vostre cure a riconoscere questo termine glorioso".
PV-FRANCIA/VESCOVI/LOURDES                        VIS 20080915 (1310)


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