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giovedì 1 luglio 2004

IN BREVE


L'ARCIVESCOVO SILVANO TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, è intervenuto il 28 giugno scorso, alla Seconda Riunione Preparatoria della Prima Conferenza d'esame della Convenzione di Ottawa, in programma a Nairobi (Kenya), dal 29 novembre al 3 dicembre 2004. La Convenzione di Ottawa relativa al divieto di uso, stoccaggio, produzione e trasferimento di mine anti-uomo e alla loro distruzione, firmata il 18 settembre 1997, è entrata in vigore il 1° marzo 1999. L'Arcivescovo Tomasi ha precisato che dal marzo 1999, 116 Paesi hanno distrutto un totale di 31 milioni di mine anti-uomo; ma i costi per la realizzazione degli obiettivi fissati dalla Convenzione di Ottawa ammontano ad 1 miliardo e 600 milioni di US$. Al febbraio 2004 hanno aderito alla Convenzione 141 Paesi. Definendo la Convenzione "pionieristica ed efficace", l'Arcivescovo Tomasi ha affermato che "le mine hanno reso i poveri ancora più poveri, hanno fatto vittime rimaste senza piedi e senza mani, bambini senza futuro, agricoltori senza terra da coltivare e giovani generazioni senza futuro sulla terra degli antenati, ai quali non rimane altro che lo sradicamento e la migrazione verso un domani incerto".

LA PROFESSORESSA MARY ANN GLENDON, PRESIDENTESSA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI e Capo della Delegazione della Santa Sede presso il Consiglio Consultivo Superiore dei Paesi in via di sviluppo, nel quadro della ECOSOC 2004 (Consiglio Economico e Sociale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite), è intervenuta il 29 giugno scorso a New York sul tema: "Mobilità delle risorse e sradicamento della povertà nel contesto di un programma di azione per i Paesi meno sviluppati nel decennio 2001-2010". La Professoressa Glendon ha affermato che: "La Santa Sede unisce la sua voce a quella di coloro che lanciano un urgente appello alla famiglia delle nazioni affinché rispondano alle necessità dei suoi membri più vulnerabili... Giovanni Paolo II ha ribadito che: 'i poveri non possono aspettare'. Nessuno può negare quanto formidabile sia la sfida di ribaltare ciò che frequentemente appare come il circolo vizioso della povertà, specialmente nei Paesi meno sviluppati". Non si devono usare tali sfide come scusanti, ma piuttosto dobbiamo sentirci chiamati ad uno sforzo ancora maggiore. "La Santa Sede intende sottolineare che ogni provvedimento per promuovere uno sviluppo autentico e duraturo deve mirare alla salvaguardia della dignità e della cultura umana. (...) Ciò che è necessario è un cambiamento di stato d'animo, la comunità internazionale deve essere più coraggiosa, più generosa, più creativa, più risoluta, nella lotta per porre fine alla divisione del mondo in paesi ricchi e paesi poveri".
.../IN BREVE/... VIS 20040701 (420)

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