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lunedì 31 marzo 2003

GUERRA NON DIVIDA RELIGIONI, RELIGIONE NON INCENTIVI TERRORE


CITTA' DEL VATICANO, 29 MAR. 2003 (VIS). Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto oggi 36 Vescovi di 35 Diocesi dell'Indonesia al termine della quinquennale Visita "ad Limina Apostolorum".

Nell'indirizzo rivolto al Santo Padre, il Cardinale Julius Darmaatmadja, S.I., Presidente della Conferenza Episcopale, ha ricordato lo sviluppo della Chiesa Cattolica in Indonesia, dall'ultima visita del Pontefice nel 1989, in un Paese che è prevalentemente musulmano, precisando che dei 220 milioni della popolazione indonesiana, il 10% sono cristiani, dei quali il 3,4%, cioè 6 milioni, cattolici. I sacerdoti sono 2.883, dei quali 1.114 diocesani, i religiosi sono 874 e le religiose 7.000.

Nel suo discorso in inglese, il Santo Padre ha sottolineato che "le diverse origini etniche e culturali (…) possono offrire un modello di speranza a tutta l'Indonesia" che oggi "affronta la sfida di edificare una società fondata sui principi democratici della libertà e dell'uguaglianza dei suoi cittadini, a prescindere dalla lingua, dalla razza, dalla provenienza etnica, dal patrimonio culturale e dalla religione".

"La libertà di religione" - ha affermato il Pontefice - "è garantita dalla Costituzione della Nazione. La Chiesa deve sempre rimanere vigile per assicurare che questo principio sia rispettato a livello federale e a livello locale", in un "clima di rispetto per le regole del diritto". Una formazione umana idonea è il primo passo per raggiungere tale obiettivo, ha detto ancora il Papa. "Particolare attenzione deve essere riservata ai poveri" perché "promuovere i diritti fondamentali dei deboli è la strada verso una società stabile e produttiva".

L'educazione è un altro fattore a vantaggio dei poveri, ha affermato il Papa, osservando che anche se i cattolici sono una minoranza, "hanno sviluppato un sistema scolastico vasto e rispettato" uno dei "più importanti contributi" della Chiesa alla società indonesiana. Il Papa ha esortato i Prelati a conservare le scuole cattoliche nonostante i problemi finanziari, e ad incoraggiare i giovani "a non rinunziare all'educazione per seguire la lusinga di un materialismo superficiale ed effimero".

Giovanni Paolo II ha avuto parole di lode per l'opera svolta dai Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e catechisti in Indonesia, non solo nell'ambito educativo ma nel campo della salute e dell'assistenza sociale e "nel profondo, graduale ed esigente lavoro dell'inculturazione. (…) Ciò è specialmente importante in una società complessa come la vostra dove, in alcune aree e fra certi gruppi, il cattolicesimo è visto a volte con sospetto". Il Papa ha anche incoraggiato i Prelati "a continuare a promuovere i valori tradizionali della famiglia così profondamente legata alla cultura asiatica" e ad opporsi alla "cospirazione contro la vita" e contro la famiglia "che appare in molte forme: aborto, permissivismo sessuale, pornografia, abuso di droghe e pressioni per adottare metodi moralmente inaccettabili di controllo delle nascite".

Il Papa riferendosi alle "sfide derivanti dal contatto quotidiano con una società non cristiana", ha affermato che "esiste già un lodevole livello di dialogo interreligioso nel vostro Paese a livello istituzionale. (…) Anche in aree prevalentemente musulmane, la Chiesa è attivamente presente negli orfanotrofi, nelle cliniche e istituzioni dedite ad aiutare gli oppressi" espressione "dell'amore infinito di Cristo non per pochi ma per tutti".

"Desidero assicurarvi della mia profonda sollecitudine per il diletto popolo indonesiano in questo momento di elevata tensione nell'intera comunità mondiale. Non si deve mai permettere che la guerra divida le religioni del mondo. Vi incoraggio a considerare questo momento di instabilità come un'occasione per lavorare insieme, come fratelli impegnati nella pace, con il vostro popolo, con i credenti di altre religioni e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, allo scopo di assicurare la comprensione, la cooperazione e la solidarietà. Non permettiamo che una tragedia umana diventi anche una catastrofe religiosa".

"Allo stesso tempo" - ha affermato Giovanni Paolo II - "sono ben consapevole che certe parti della comunità cristiana nella vostra Nazione hanno sofferto a causa della discriminazione e del pregiudizio, mentre altri, sono rimasti vittime di atti di distruzione e di vandalismo. In alcune aree è stato proibito alle comunità cristiane di edificare luoghi di culto e di preghiera. L'Indonesia, insieme alla comunità internazionale, è recentemente rimasta attonita davanti alla terribile perdita di vite umane causata dall'attentato terroristico di Bali. In tutto questo, tuttavia, si deve essere attenti a non cedere alla tentazione di definire gruppi di persone dalle azioni di minoranze estremiste. L'autentica religione non sostiene il terrorismo o la violenza, ma cerca di promuovere in tutti i modi l'unità e la pace dell'intera famiglia umana".
AL/…/INDONESIA VIS 20030331 (750)

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