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lunedì 18 marzo 2002

L'ORDINAZIONE SACERDOTALE COMPORTA CELIBATO PERPETUO


CITTA' DEL VATICANO, 16 MAR. 2002 (VIS). Ieri sera è stato reso pubblico il testo del Messaggio di Giovanni Paolo II all'Arcivescovo Luigi de Magistris, Pro-Penitenziere Maggiore ed ai Prelati ed Officiali della Penitenzieria Apostolica.

Nel Messaggio di quest'anno, il Santo Padre sottolinea l'efficacia del Sacramento della Penitenza come "prezioso esercizio della virtù" ed esorta i sacerdoti "a ricorrere ad esso personalmente, come valido aiuto nel proprio cammino di santificazione, e quindi valersene anche come forma qualificata di direzione spirituale. Alla santità infatti, e in specie alla santità sacerdotale, si può in concreto giungere solo col ricorso abituale, umile e fiducioso al Sacramento della Penitenza".

Ricordando l'insegnamento di Gesù riguardo alla "insostituibilità, per la vita della grazia, del Sacramento della Penitenza", il Santo Padre scrive che: "Non è pertanto conforme alla Fede voler ridurre la remissione dei peccati a un contatto, per così dire, privato ed individualistico tra la coscienza del singolo fedele e Dio. Certamente il peccato non viene perdonato se non c'è il pentimento personale".

"Ugualmente erronea" - scrive ancora il Pontefice - "è la convinzione di chi, pur non negando un positivo valore al sacramento della Penitenza, lo concepisce però come cosa supererogatoria, perché il perdono del Signore sarebbe stato dato 'semel pro semper' sul Calvario e l'applicazione sacramentale della misericordia divina non risulterebbe necessaria al recupero della grazia".

Riferendosi alle "specifiche forme di ascetismo verso le quali orientare il penitente", il Santo Padre afferma che: "il confessore potrà avvalersene, a condizione che non siano ispirate a concezioni filosofiche o religiose contrarie alla verità cristiana. Tali sono, ad esempio, quelle che riducono l'uomo a un elemento della natura o, al contrario, lo esaltano come detentore di un'assoluta libertà. È facile riconoscere, soprattutto in quest'ultimo caso, una rinnovata forma di pelagianesimo".

"Il Sacramento della Penitenza è lo strumento principe per il discernimento vocazionale. Per proseguire verso la meta del sacerdozio è necessaria infatti una virtù matura e solida, tale cioè da garantire, per quanto è possibile 'in humanis', una fondata prospettiva di perseveranza nel futuro. (…) Perciò" - conclude il Pontefice - "chi ha la responsabilità di autorizzare un candidato a proseguire verso il sacerdozio deve avere 'hic et nunc' la sicurezza della sua attuale idoneità. Se questo vale per ogni virtù e abito morale, è chiaro che ciò si esige anche maggiormente per quanto riguarda la castità, dal momento che, ricevendo gli Ordini, il candidato sarà tenuto al celibato perpetuo".
MESS/CONFESSIONE/PENITENZIERIA APOSTOLICA VIS 20020318 (420)

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