Città
del Vaticano, 19 gennaio (VIS). Alle 12:00 di oggi il Santo Padre
Francesco si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare
l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San
Pietro. Nell'introdurre la preghiera mariana il Papa ha commentato il
Vangelo di oggi in cui San Giovanni Evangelista racconta l'incontro
tra Gesù e Giovanni Battista presso il fiume Giordano. Il Battista
vede Gesù che avanza tra la folla e, ispirato dall'alto, riconosce
il Lui l'inviato di Dio, esclamando: "Ecco l'agnello di Dio,
colui che toglie il peccato del mondo!".
"Il
verbo che viene tradotto con 'toglie' - ha spiegato il Pontefice -
significa letteralmente 'sollevare', 'prendere su di sé'. Gesù è
venuto nel mondo con una missione precisa: liberarlo dalla schiavitù
del peccato, caricandosi le colpe dell’umanità. In che modo?
Amando. Non c’è altro modo di vincere il male e il peccato se non
con l’amore che spinge al dono della propria vita per gli altri.
Nella testimonianza di Giovanni Battista, Gesù ha i tratti del Servo
del Signore, che 'si è caricato delle nostre sofferenze, si è
addossato i nostri dolori' fino a morire sulla croce".
Nel
Giordano "il Battista vede dinanzi a sé un uomo che si mette in
fila con i peccatori per farsi battezzare, pur non avendone bisogno.
Un uomo che Dio ha mandato nel mondo come agnello immolato. Nel Nuovo
Testamento il termine 'agnello' ricorre più volte e sempre in
riferimento a Gesù. Questa immagine dell’agnello potrebbe stupire;
infatti, un animale che non si caratterizza certo per forza e
robustezza si carica sulle proprie spalle un peso così opprimente.
La massa enorme del male viene tolta e portata via da una creatura
debole e fragile, simbolo di obbedienza, docilità e di amore
indifeso, che arriva fino al sacrificio di sé. L’agnello non è un
dominatore, ma è docile; non è aggressivo, ma pacifico; non mostra
gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco, ma sopporta ed è
remissivo. E così è Gesù! Così è Gesù, come un agnello".
"Che
cosa significa per la Chiesa, per noi, oggi, essere discepoli di Gesù
Agnello di Dio? - si è interrogato il Pontefice - (...) È un buon
lavoro! Noi cristiani dobbiamo fare questo: mettere al posto della
malizia l’innocenza, al posto della forza l’amore, al posto della
superbia l’umiltà, al posto del prestigio il servizio. Essere
discepoli dell’Agnello significa non vivere come una 'cittadella
assediata', ma come una città posta sul monte, aperta, accogliente,
solidale. Vuol dire non assumere atteggiamenti di chiusura, ma
proporre il Vangelo a tutti, testimoniando con la nostra vita che
seguire Gesù ci rende più liberi e più gioiosi".
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