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lunedì 19 novembre 2012

IL PAPA AI VESCOVI FRANCESI: ESERCITATE LA DIMENSIONE PROFETICA DEL VOSTRO MINISTERO

Città del Vaticano, 17 novembre 2012 (VIS).-“Il vostro Paese è ricco di una lunga storia cristiana che non può essere ignorata o sminuita, e che testimonia con eloquenza questa verità, che mostra, anche ai nostri giorni, la sua vocazione singolare”, ha detto il Papa ricevendo i prelati della Conferenza Episcopale della Francia nella sua quinquennale visita “ad Limina”.

L'Anno della fede - ha osservato il Pontefice- ci permette di crescere nella fiducia, nella forza e nella ricchezza intrinseca del messaggio del Vangelo. Quante volte abbiamo visto che sono le parole di fede, le parole semplici e dirette, cariche della saggezza della Parola di Dio, quelle che più toccano i cuori e le menti e illuminano le decisioni? In quelle parole ed in quelle realtà vi sono le convinzioni fondamentali e i modi di pensare che possono dare speranza ad un mondo assettato di essa”.

Nei dibattiti chiave della società, la voce della Chiesa deve farsi ascoltare senza fragilità e con determinazione. Si fa ascoltare rispettando la tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle dello Stato. In questo contesto, precisamente, l'armonia che esiste tra la fede e la ragione vi dà una sicurezza: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solo portatore di una identità religiosa che richiede di essere rispettata come tale; apporta una saggezza che permette di percepire con rettitudine quali sono le risposte concrete alle domande più pressanti, e a volte angoscianti dell'epoca attuale. Esercitando, come già fate, la dimensione profetica del vostro ministero episcopale, apportate a questi dibattiti una parola indispensabile di verità che libera e apre il cuore alla speranza”.

A seguire, il Papa ha elogiato i numerosi intellettuali francesi, credenti e non credenti, i quali “sono coscienti delle enormi sfide della nostra epoca, e per i quali il messaggio cristiano è un punto di riferimento insostituibile”; e ha ricordato la vitalità delle comunità religiose, in particolar modo quelle monastiche, che “arricchiscono la società intera e non solo la Chiesa” di questo Paese. Ha fatto riferimento alla liturgia, attraverso la quale la Chiesa “contribuisce all'opera civilizzatrice”, puntualizzando che in questo ambito “il rispetto delle norme stabilite esprime l'amore e la fedeltà alla Chiesa; la bellezza delle cerimonie costituisce un'opera durevole ed efficace di evangelizzazione, molto più delle innovazioni e degli aggiustamenti soggettivi,”.

Benedetto XVI ha toccato anche la questione della trasmissione della fede alle nuove generazioni, un tema di cui i vescovi “non ignorano le sfide; sia che si tratti della difficoltà relativa al passaggio della fede ricevuta – in famiglia, nella società -, sia che si tratti della fede personalmente assunta alle porte dell'età adulta, o ancora di più, della difficoltà legata ad una vera rottura nella trasmissione della fede, quando le successive generazioni vivono lontane da essa. Vi è anche l'enorme sfida di vivere in una società che non sempre condivide gli insegnamenti di Cristo, e che, a volte, ridicolizza o emargina la Chiesa cercando di confinarla esclusivamente nella sfera privata. Per fare fronte a queste enormi sfide, la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili”.

Coscienti della forza dell'esempio -ha detto il Papa ai vescovi- saprete trovare le parole e i gesti per incoraggiare i fedeli ad incarnare questa “unità di vita”. Devono sentire che la loro fede li impegna, che rappresenta per loro una liberazione e non un peso, che la coerenza è fonte di allegria e fecondità. Questo attiene anche al suo legame e alla sua fedeltà all'insegnamento morale della Chiesa come, ad esempio, mostrando il valore delle loro convinzioni cristiane, senza arroganza, ma con rispetto, nelle differenti circostanze in cui operano. Coloro che si dedicano alla vita pubblica hanno, in questo ambito, una responsabilità speciale. Insieme ai vescovi, devono prestare attenzione ai progetti delle leggi civili che possono mettere in pericolo l'istituzione del matrimonio tra l'uomo e la donna, il valore della vita dal concepimento fino alla morte, e il corretto orientamento della bioetica nella fedeltà ai documenti del magistero. E' oggi più necessario che mai che siano numerosi i cristiani che intraprendono il cammino del servizio al bene comune, approfondendo la Dottrina Sociale della Chiesa”.

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