CITTA' DEL VATICANO, 5 SET. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha compiuto una visita pastorale a Carpineto Romano, località ad ottanta chilometri da Roma, nel bicentenario della nascita, nella cittadina, di Vincenzo Gioacchino Pecci, Papa Leone XIII.
Il Papa ha celebrato la Santa Messa nella piazza principale con la partecipazione di migliaia di fedeli. Durante l’omelia, nel commentare le letture di oggi sul primato di Dio e di Cristo, Benedetto XVI ha affermato che Leone XIII “fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena”.
“Le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosità; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero. (...) Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo Paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia”.
“Ma vi è anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalità di ciascuno. (...) Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una ‘sapienza’, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte”.
“Dopo aver considerato il fondamento, cioè la fede e la vita spirituale, e quindi il quadro generale del messaggio di Leone XIII, posso accennare al suo magistero sociale, reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica ‘Rerum novarum’ (1891), ma ricco di molteplici altri interventi che costituiscono un corpo organico, il primo nucleo della dottrina sociale della Chiesa”.
Nel ricordate l’enciclica “Catholicae Ecclesiae” che Leone XIII dedicò al tema della schiavitù, Benedetto XVI ha affermato che “La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono”.
Riferendosi alla “promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civiltà” – Papa Benedetto XVI ha sottolineato che: “all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa. È questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni”.
“In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura. Subito dopo la ‘Rerum novarum’ si verificò in Italia e in altri Paesi un’autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali,… un vasto ‘movimento’ che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l’illuminato animatore. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide. Era un Papa ancora politicamente e fisicamente ‘prigioniero’ in Vaticano, ma in realtà, con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”.
“Cari amici di Carpineto Romano, non abbiamo il tempo di approfondire questi argomenti. (...) Con gioia e con affetto, vi lascio dunque il comandamento antico e sempre nuovo: amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa!”.
Terminata la Celebrazione eucaristica il Santo Padre Benedetto XVI è ripartito in elicottero diretto al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.
PV-CARPINETO ROMANO/ VIS 20100906 (720)
Il Papa ha celebrato la Santa Messa nella piazza principale con la partecipazione di migliaia di fedeli. Durante l’omelia, nel commentare le letture di oggi sul primato di Dio e di Cristo, Benedetto XVI ha affermato che Leone XIII “fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena”.
“Le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosità; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero. (...) Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo Paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia”.
“Ma vi è anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalità di ciascuno. (...) Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una ‘sapienza’, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte”.
“Dopo aver considerato il fondamento, cioè la fede e la vita spirituale, e quindi il quadro generale del messaggio di Leone XIII, posso accennare al suo magistero sociale, reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica ‘Rerum novarum’ (1891), ma ricco di molteplici altri interventi che costituiscono un corpo organico, il primo nucleo della dottrina sociale della Chiesa”.
Nel ricordate l’enciclica “Catholicae Ecclesiae” che Leone XIII dedicò al tema della schiavitù, Benedetto XVI ha affermato che “La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono”.
Riferendosi alla “promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civiltà” – Papa Benedetto XVI ha sottolineato che: “all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa. È questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni”.
“In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura. Subito dopo la ‘Rerum novarum’ si verificò in Italia e in altri Paesi un’autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali,… un vasto ‘movimento’ che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l’illuminato animatore. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide. Era un Papa ancora politicamente e fisicamente ‘prigioniero’ in Vaticano, ma in realtà, con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”.
“Cari amici di Carpineto Romano, non abbiamo il tempo di approfondire questi argomenti. (...) Con gioia e con affetto, vi lascio dunque il comandamento antico e sempre nuovo: amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa!”.
Terminata la Celebrazione eucaristica il Santo Padre Benedetto XVI è ripartito in elicottero diretto al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.
PV-CARPINETO ROMANO/ VIS 20100906 (720)
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