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lunedì 15 marzo 2010

ANGELUS: PARABOLA FIGLIO PRODIGO, VERTICE SPIRITUALITÀ

CITTA' DEL VATICANO, 14 MAR. 2010 (VIS). Alle ore 12:00 di questa mattina, IV domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Nell'introdurre la preghiera mariana il Santo Padre ha commentato il Vangelo di oggi, la parabola del figlio prodigo narrata da Luca, una pagina che "costituisce un vertice della spiritualità e della letteratura di tutti i tempi".

"Infatti, che cosa sarebbero la nostra cultura, l'arte, e più in generale la nostra civiltà senza questa rivelazione di un Dio Padre pieno di misericordia?" - ha detto il Papa sottolineando che: "Dopo che Gesù ci ha raccontato del Padre misericordioso, le cose non sono più come prima, adesso Dio lo conosciamo: Egli è il nostro Padre, che per amore ci ha creati liberi e dotati di coscienza, che soffre se ci perdiamo e che fa festa se ritorniamo. Per questo, la relazione con Lui si costruisce attraverso una storia, analogamente a quanto accade ad ogni figlio con i propri genitori: all'inizio dipende da loro; poi rivendica la propria autonomia; e infine - se vi è un positivo sviluppo - arriva ad un rapporto maturo, basato sulla riconoscenza e sull'amore autentico".

"In queste tappe" - ha proseguito il Pontefice - "possiamo leggere anche momenti del cammino dell'uomo nel rapporto con Dio. Vi può essere una fase che è come l'infanzia: una religione mossa dal bisogno, dalla dipendenza. Via via che l'uomo cresce e si emancipa, vuole affrancarsi da questa sottomissione e diventare libero, adulto, capace di regolarsi da solo e di fare le proprie scelte in modo autonomo, pensando anche di poter fare a meno di Dio".

"Questa fase, appunto, è delicata, può portare all'ateismo, ma anche questo, non di rado, nasconde l'esigenza di scoprire il vero volto di Dio. Per nostra fortuna, Dio non viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua a seguirci col suo amore, perdonando i nostri errori e parlando interiormente alla nostra coscienza per richiamarci a sé".

"Solo sperimentando il perdono" - ha concluso Papa Benedetto XVI - "riconoscendosi amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, ma anche della nostra giustizia, entriamo finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio".
ANG/MISERICORDIA DIVINA/... VIS 20100315 (400)

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