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lunedì 14 aprile 2008

URGENTE "NUOVO UMANESIMO" PER CONSEGUIRE LA PACE


CITTA' DEL VATICANO, 12 APR. 2008 (VIS). Oggi è stato reso pubblico un Messaggio del Santo Padre indirizzato al Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ed ai partecipanti al Seminario internazionale di studio sul tema: "Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale", tenutosi in Vaticano l'11 e il 12 aprile 2008.

  "Diverse aree del mondo continuano ad essere interessate da  tensioni e guerre, ed anche laddove non si vive la tragedia della guerra sono però diffusi sentimenti di paura e di insicurezza. Inoltre, fenomeni come il terrorismo su scala mondiale rendono labile il confine tra pace e guerra pregiudicando seriamente la speranza del futuro dell'umanità".

  "Come rispondere a queste sfide?" - si chiede il Pontefice - "Come riconoscere i 'segni dei tempi'? Occorre certamente un'azione comune sul piano politico, economico e giuridico, ma, prima ancora, è necessaria una condivisa riflessione sul piano morale e spirituale; appare sempre più urgente promuovere un 'nuovo umanesimo', che illumini l'uomo nella comprensione di se stesso e del senso del proprio cammino nella storia".

  "Lo sviluppo non può ridursi a semplice crescita economica" - ribadisce il Pontefice - "esso deve comprendere la dimensione morale e spirituale; un autentico umanesimo integrale non può che essere al tempo stesso solidale e la solidarietà è una delle espressioni più alte dello spirito umano, appartiene ai suoi doveri naturali (cfr Gc 2,15-16) e vale per le persone e per i popoli (Cost. past. "Gaudium et spes", 86); dalla sua attuazione dipendono il pieno sviluppo e la pace".

   "In questo vostro seminario voi riflettete su tre elementi tra loro interdipendenti: il disarmo, lo sviluppo e la pace. Non è infatti concepibile una pace autentica e duratura senza lo sviluppo di ogni persona e popolo: diceva Paolo VI che 'lo sviluppo è il nuovo nome della pace' (ivi, 87). Né è pensabile una riduzione degli armamenti, se prima non si elimina la violenza alla radice, se prima, cioè, l'uomo non si orienta decisamente alla ricerca della pace, del buono e del giusto".

  "Fino a quando sarà presente il rischio di un'offesa" - prosegue il Pontefice - "l'armamento degli Stati si renderà necessario per ragioni di legittima difesa, che è un diritto da annoverare tra quelli inalienabili degli Stati, essendo anche connesso al dovere degli stessi Stati di difendere la sicurezza e la pace dei popoli. Tuttavia, non appare lecito qualsiasi livello di armamento, perchè 'ogni Stato può possedere unicamente le armi necessarie per assicurare la propria legittima difesa' (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, 'Il commercio internazionale delle armi', Città del Vaticano, 1994, p. 13)".
 
  In merito il Santo Padre ha rinnovato il suo appello "affinché gli Stati riducano la spesa militare per gli armamenti e prendano in seria considerazione l'idea di creare un fondo mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei popoli".

  "Sul piano economico" - ha ribadito ancora il Pontefice - "bisogna adoperarsi affinché l'economia venga orientata al servizio della persona umana, alla solidarietà e non solo al profitto. Sul piano giuridico, gli Stati sono chiamati a rinnovare il proprio impegno, in particolare per il rispetto dei trattati internazionali vigenti sul disarmo e il controllo di tutti i tipi di armi, come pure per la ratifica e la conseguente entrata in vigore degli strumenti già adottati, come il 'Trattato sul divieto generale dei test nucleari' (...). È infine richiesto ogni sforzo contro la proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro, che alimentano le guerre locali e la violenza urbana, e uccidono troppe persone ogni giorno in tutto il mondo".

  "Tuttavia" - ribadisce il Pontefice - "sarà difficile trovare una soluzione alle diverse questioni di natura tecnica senza una conversione dell'uomo al bene sul piano culturale, morale e spirituale".

  "La pace è un dono di Dio" - ricorda il Pontefice - "dono prezioso che va cercato e custodito anche con mezzi umani. Occorre pertanto l'apporto di tutti e si rende sempre più necessaria una corale diffusione della 'cultura della pace' e una condivisa 'educazione alla pace', soprattutto delle nuove generazioni, verso le quali quelle adulte hanno gravi responsabilità. Sottolineare il dovere di ogni uomo di costruire la pace, non significa peraltro trascurare l'esistenza di un vero e proprio diritto umano alla pace. Diritto fondamentale e inalienabile, dal quale anzi dipende l'esercizio di tutti gli altri diritti".

  "Volgendo lo sguardo alle concrete situazioni in cui vive oggi l'umanità si potrebbe essere presi da" - scrive il Pontefice - "un giustificato sconforto e da rassegnazione: nelle relazioni internazionali sembrano talvolta prevalere la diffidenza e la solitudine (...). La guerra però non è mai inevitabile e la pace è sempre possibile. Anzi doverosa! È giunto allora il momento di cambiare il corso della storia, di recuperare la fiducia, di coltivare il dialogo, di alimentare la solidarietà".

  "Questi sono i nobili obiettivi che hanno ispirato i fondatori dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, vera e propria esperienza di amicizia tra i popoli. Dall'impegno di tutti dipende il futuro dell'umanità. Solo perseguendo un umanesimo integrale e solidale, nel cui contesto anche la questione del disarmo assume una natura etica e spirituale, l'umanità potrà camminare verso l'auspicata pace autentica e duratura".
MESS/DISARMO:PACE/MARTINO                               VIS 20080414 (860)


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