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lunedì 8 maggio 2006

IL SACERDOTE DEVE VIVERE PER CRISTO E PER TUTTI


CITTA' DEL VATICANO, 7 MAG. 2006 (VIS). Questa mattina, IV Domenica di Pasqua e XLIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l'Ordinazione presbiterale a tredici diaconi della Diocesi di Roma e a due religiosi dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi.

Nell'omelia il Santo Padre ha parlato del Buon Pastore, Cristo, che "dà la propria vita per le pecore - le creature -; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell'unità".

Lo spirito sacerdotale, ha detto il Papa, si oppone al carrierismo, al tentativo di arrivare "in alto", "di procurarsi una posizione mediante la Chiesa: servirsi, non servire. È l'immagine dell'uomo che, attraverso il sacerdozio, vuole farsi importante, diventare un personaggio; l'immagine di colui che ha di mira la propria esaltazione e non l'umile servizio di Gesù Cristo. Ma l'unica ascesa legittima verso il ministero del pastore è la croce. È questa la porta".

Essere sacerdote, ha ribadito il Santo Padre, è "Non desiderare di diventare personalmente qualcuno, ma invece esserci per l'altro, per Cristo, e così mediante Lui e con Lui esserci per gli uomini che Egli cerca, che Egli vuole condurre sulla via della vita".

"Si entra nel sacerdozio attraverso il Sacramento - e ciò significa appunto: attraverso la donazione totale di se stessi a Cristo, affinché Egli disponga di me; affinché io Lo serva e segua la sua chiamata, anche se questa dovesse essere in contrasto con i miei desideri di autorealizzazione e stima. Entrare per la porta, che è Cristo, vuol dire conoscerlo ed amarlo sempre di più, perché la nostra volontà si unisca alla sua e il nostro agire diventi una cosa sola col suo agire".

"È molto importante per il sacerdote l'Eucaristia quotidiana" - ha sottolineato il Pontefice - "L'Eucaristia deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita".

È anche "fondamentale" - ha proseguito il Papa - "la conoscenza pratica, concreta delle persone a me affidate. (...) Il pastore non può accontentarsi di sapere i nomi e le date. Il suo conoscere deve essere sempre anche un conoscere con il cuore. Questo però è realizzabile in fondo soltanto se il Signore ha aperto il nostro cuore".

Benedetto XVI ha concluso l'omelia sottolineando che il sacerdote "deve preoccuparsi di tutti", "innanzitutto preoccuparsi di coloro che credono e vivono con la Chiesa. Tuttavia, dobbiamo anche sempre di nuovo - come dice il Signore - uscire 'per le strade e lungo le siepi' per portare l'invito di Dio al suo banchetto anche a quegli uomini che finora non ne hanno ancora sentito niente, o non ne sono stati toccati interiormente".
HML/SACERDOZIO/... VIS 20060508 (470)

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