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mercoledì 28 dicembre 2005

MESSA DI MEZZANOTTE: LUCE DI BETLEMME NON SI È MAI SPENTA


CITTA' DEL VATICANO, 25 DIC. 2005 (VIS). A mezzanotte, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa della Notte per la Solennità del Natale del Signore 2005. Durante il canto del "Gloria in excelsis Deo" alcuni bambini provenienti dai diversi Continenti hanno presentato un omaggio floreale all'immagine di Gesù Bambino.

Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, Benedetto XVI ha pronunciato l'omelia della quale riportiamo di seguito alcuni paragrafi:

"Il Signore mi ha detto: 'Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato'. Con queste parole del Salmo secondo, la Chiesa inizia la Santa Messa della veglia di Natale, nella quale celebriamo la nascita del nostro Redentore Gesù Cristo nella stalla di Betlemme. Una volta, questo Salmo apparteneva al rituale dell'incoronazione dei re di Giuda. Il popolo d'Israele, a causa della sua elezione, si sentiva in modo particolare figlio di Dio, adottato da Dio. (...) Nella notte di Betlemme queste parole, che erano di fatto più l'espressione di una speranza che una realtà presente, hanno assunto un senso nuovo ed inaspettato. Il Bimbo nel presepe è davvero il Figlio di Dio. Dio non è solitudine perenne, ma, un circolo d'amore nel reciproco darsi e ridonarsi, Egli è Padre, Figlio e Spirito Santo".

"Ancora di più: in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Dio stesso, Dio da Dio, si è fatto uomo. (...) L'eterno oggi di Dio è disceso nell'oggi effimero del mondo e trascina il nostro oggi passeggero nell'oggi perenne di Dio. Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. (...) Questo è il Natale: 'Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato'. Dio è diventato uno di noi, affinché noi potessimo essere con Lui, diventare simili a Lui. Ha scelto come suo segno il Bimbo nel presepe: Egli è così. In questo modo impariamo a conoscerlo. E su ogni bambino rifulge qualcosa del raggio di quell'oggi, della vicinanza di Dio che dobbiamo amare ed alla quale dobbiamo sottometterci - su ogni bambino, anche su quello non ancora nato".

"Ascoltiamo una seconda parola della liturgia di questa Notte santa, questa volta presa dal Libro del profeta Isaia: 'Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. (...) Ma luce significa sopratutto conoscenza, significa verità in contrasto col buio della menzogna e dell'ignoranza. Così la luce ci fa vivere, ci indica la strada. Ma poi, la luce, in quanto dona calore, significa anche amore. Dove c'è amore, emerge una luce nel mondo; dove c'è odio, il mondo è nel buio. Sì, nella stalla di Betlemme, è apparsa la grande luce che il mondo attende".

"La luce di Betlemme non si è mai più spenta. Lungo tutti i secoli ha toccato uomini e donne, 'li ha avvolti di luce'. Dove è spuntata la fede in quel Bambino, lì è sbocciata anche la carità - la bontà verso gli altri, l'attenzione premurosa per i deboli ed i sofferenti, la grazia del perdono. A partire da Betlemme una scia di luce, di amore, di verità pervade i secoli. Se guardiamo ai santi - da Paolo ad Agostino fino a San Francesco e San Domenico, da Francesco Saverio e Teresa d'Avila a Madre Teresa di Calcutta - vediamo questa corrente di bontà, questa via di luce che, sempre di nuovo, si infiamma al mistero di Betlemme, a quel Dio che si è fatto Bambino. Contro la violenza di questo mondo Dio oppone, in quel Bambino, la sua bontà e ci chiama a seguire il Bambino".

"In questa notte, nella quale guardiamo verso Betlemme, vogliamo anche pregare in modo speciale per il luogo della nascita del nostro Redentore e per gli uomini che là vivono e soffrono. Vogliamo pregare per la pace in Terra Santa: Guarda, Signore, quest'angolo della terra che, come tua patria, ti è tanto caro! Fa' che lì rifulga la tua luce! Fa' che lì arrivi la pace!".

"Con il termine 'pace' siamo giunti alla terza parola-guida della liturgia di questa Notte santa. Il Bambino che Isaia annuncia è da lui chiamato 'Principe della pace'. Del suo regno si dice: 'La pace non avrà fine'. Ai pastori si annuncia nel Vangelo la 'gloria di Dio nel più alto dei cieli' e la 'pace in terra...'. Una volta si leggeva '...agli uomini di buona volontà'; nella nuova traduzione si dice: '...agli uomini che egli ama'. Che significa questo cambiamento? Non conta più la buona volontà? Poniamo meglio la domanda: Quali sono gli uomini che Dio ama, e perché li ama? Dio è forse parziale? Ama forse soltanto alcuni e abbandona gli altri a se stessi? Il Vangelo risponde a queste domande mostrandoci alcune precise persone amate da Dio. Ci sono persone singole - Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, Simeone, Anna, ecc. Ma ci sono anche due gruppi di persone: i pastori e i sapienti dell'Oriente, o cosiddetti re magi".

"Soffermiamoci in questa notte sui pastori. (...) Nel loro ambiente i pastori erano disprezzati; erano ritenuti poco affidabili e, in tribunale, non venivano ammessi come testimoni. Ma chi erano in realtà? Certamente non erano grandi santi, se con questo termine si intendono persone di virtù eroiche. Erano anime semplici. Il Vangelo mette in luce una caratteristica che poi, nelle parole di Gesù, avrà un ruolo importante: erano persone vigilanti. Questo vale dapprima nel senso esteriore: di notte vegliavano vicino alle loro pecore. Ma vale anche in un senso più profondo: erano disponibili per la parola di Dio, per l'Annuncio dell'angelo. La loro vita non era chiusa in se stessa; il loro cuore era aperto. In qualche modo, nel più profondo, erano in attesa di qualcosa, in attesa finalmente di Dio. La loro vigilanza era disponibilità - disponibilità ad ascoltare, disponibilità ad incamminarsi; era attesa della luce che indicasse loro la via. È questo che a Dio interessa. Egli ama tutti perché tutti sono creature sue".

"Tra i cristiani la parola pace ha poi assunto un significato tutto speciale: è diventata una parola per designare la comunione nell'Eucaristia. In essa è presente la pace di Cristo. Attraverso tutti i luoghi dove si celebra l'Eucaristia una rete di pace si espande sul mondo intero. Le comunità raccolte intorno all'Eucaristia costituiscono un regno della pace vasto come il mondo. Quando celebriamo l'Eucaristia ci troviamo a Betlemme, nella 'casa del pane'".
HML/MESSA DI MEZZANOTTE/... VIS 20051228 (1090)

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