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mercoledì 6 ottobre 2004

DIRITTI DEI RIFUGIATI E COMUNITÀ INTERNAZIONALE


CITTA' DEL VATICANO, 6 OTT. 2004 (VIS). Oggi è stato reso pubblico il testo dell'intervento, del 4 ottobre scorso, dell'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a Ginevra, alla 55a Sessione del Comitato Esecutivo del Programma dell'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, in corso dal 4 all'8 ottobre.

L'Arcivescovo ha iniziato il suo discorso affermando che: "i diritti riconosciuti ai rifugiati dagli strumenti internazionali troppo spesso rimangono lettera morta. In numerosi paesi ai rifugiati non è permesso lavorare, un diritto fondamentale, e così guadagnarsi da vivere". Molti di loro "dipendono dalle razioni alimentari" e per molti altri "la libertà di movimento è di solito limitata alle immediate vicinanze dei campi, spesso ubicati in regioni remote. (...) La capacità istituzionale della comunità internazionale di realizzare i diritti dei rifugiati sembra insufficiente. (...) Garantire ai rifugiati il godimento dei propri diritti aiuta loro a diventare 'agenti di sviluppo' anche nel Paese ospitante".

Relativamente alla questione del rimpatrio volontario, l'Osservatore Permanente ha affermato che: "ciò che fa l'immensa differenza fra rimpatrio volontario con esito positivo e rimpatrio con esito negativo è il modo in cui le persone sono rispedite a casa: se in condizioni di sicurezza e dignità; il tipo di benefici garantiti che ricevono e lo sviluppo di quali attività al loro rientro.(...) I provvedimenti devono essere adatti per definire questioni di proprietà e i diritti relativi alla proprietà di terreni".

L'Arcivescovo Tomasi ha dichiarato che "i diritti umani internazionali e il diritto umanitario obbligano i governi a fornire sicurezza e benessere a tutti coloro che si trovano sotto la loro giurisdizione. In particolare ogni cittadino ha il diritto alla protezione da parte del proprio paese. Se tuttavia uno Stato manca o non può assumersi tale responsabilità, e i diritti umani di una popolazione continuano ad essere calpestati, allora la comunità internazionale può e deve manifestare la sua sollecitudine, entrare nella contesa ed assumersi questo obbligo".
DELSS/RIFUGIATI/GINEVRA:TOMASI VIS 20041006 (330)

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