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mercoledì 30 aprile 2003

DICHIARAZIONE DEI PATRIARCHI E VESCOVI IRACHENI


CITTA' DEL VATICANO, 30 APR. 2003 (VIS). La seguente dichiarazione, resa dai Patriarchi e dai Vescovi dell'Iraq e datata 29 aprile, è stata resa pubblica, nella tarda mattinata di oggi, dalla Sala Stampa della Santa Sede, in lingua italiana e francese. Di seguito ne riportiamo il testo per intero:

"Nel momento in cui l'Iraq ha voltato pagina e prende inizio un nuovo capitolo della sua vita millenaria, noi, Patriarchi e Vescovi delle Chiese Cristiane dell'Iraq, spinti anche dalla pressione dei fedeli, intendiamo manifestare le nostre attese relative all'avvenire del Paese, sperando che tutto il popolo iracheno, che ha conosciuto una lunga storia segnata da sconfitte e successi, possa vivere, senza distinzione di religione o di razza, nella libertà, nella giustizia e nel rispetto della coesistenza inter- religiosa e multietnica".

"Quando Hammurabi incise il suo codice sulla pietra di questa terra, il diritto è diventato la base dello sviluppo della civiltà".

"Quando Abramo ammirò il cielo di Ur, quest'ultimo gli si aprì, e proprio per questa rivelazione Abramo divenne il padre d'una moltitudine di popoli".

"Quando il cristianesimo e l'islam si incontrarono, i loro rispettivi 'santi' avviarono le due religioni a una rispettosa coesistenza reciproca".

"In virtù della nostra originaria appartenenza ai popoli più antichi di questa terra, rivendichiamo per noi e per tutti coloro che oggi l'abitano - costituiscano essi maggioranze o minoranze, uniti da una lunga storia di coesistenza - di vivere a pieno titolo in uno Stato di diritto nella pace, nella libertà, nella giustizia, nell'uguaglianza, secondo la Carta dei Diritti dell'uomo. Pertanto noi, Caldei, Assiri, Siriani, Armeni, Greci e Latini, formando insieme una sola comunità cristiana, chiediamo che la nuova Costituzione irachena:
- riconosca i nostri diritti religiosi, culturali, sociali e politici,
- preveda uno statuto legale in cui ogni persona, considerata secondo le sue capacità senza discriminazioni, abbia il diritto di prendere parte attivamente al governo e al servizio del Paese,
- consideri i cristiani cittadini iracheni a pieno titolo,
- garantisca a noi il diritto di professare la fede secondo le nostre antiche tradizioni e le nostre norme religiose, il diritto di educare i nostri ragazzi secondo i principi cristiani, il diritto di organizzarci liberamente, di costruire i luoghi di culto, e, secondo necessità, altri spazi per attività culturali e sociali.

"Facciamo dunque appello anzitutto al popolo iracheno, ricco di etnie e religioni, poi alle forze politiche e religiose come pure a tutti coloro che hanno a cuore il bene del Paese, e infine ai leaders della comunità internazionale".
OP/DICHIARAZIONE VESCOVI IRACHENI/… VIS 20030430 (430)

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