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mercoledì 7 marzo 2012

70% POPOLAZIONE MONDIALE VIVE IN PAESI CON GRAVI LIMITAZIONI DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA

Città del Vaticano, 6 marzo 2012 (VIS). "Gli attacchi terroristici contro i cristiani in Africa, in Medio Oriente e in Asia sono aumentati del 309% dal 2003 al 2010. Circa il 70% della popolazione mondiale vive in Paesi con gravi limitazioni alla fede e alla pratica religiosa, e sono le minoranze religiose a pagare il prezzo più alto", ha affermato l'Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, C.S., Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, nel suo intervento - il 1° marzo scorso - alla XIX sessione ordinaria del Consiglio dei Diritti Umani.

"In generale - ha ricordato l'Arcivescovo Tomasi - le crescenti restrizioni poste alla religione riguardano 2,2 miliardi di persone. Gli individui colpiti o hanno perso la protezione della loro società oppure hanno sperimentato ingiuste restrizioni imposte dal governo, oppure sono diventati vittima della violenza dovuta a un fanatismo impulsivo".

Fra le cause di questo fenomeno, l'Arcivescovo Tomasi ha citato "la mutevole situazione politica, percezioni errate del ruolo della religione, il vantaggio personale, e le sottili ambiguità nell’intendere il secolarismo". Nelle circostanze attuali, è urgente che la comunità internazionale si impegni ulteriormente "al fine di assicurare la protezione delle persone nell'esercizio della libertà di religione e della pratica religiosa" in modo da contribuire come cittadini al pieno diritto alla vita sociale e al progresso del proprio Paese.

L'Osservatore della Santa Sede ha ribadito che gli Stati devono assicurare a tutti i cittadini il diritto a godere della libertà di religione individualmente e comunitariamente. La libertà di religione non è un diritto derivato o concesso bensì "un diritto fondamentale e inalienabile della persona umana. (...) Il compito del Governo non è quello di definire la religione (...) bensì di conferire alle comunità di fede una personalità giuridica, affinché possa operare pacificamente all'interno di una struttura legale".
"Il rispetto della libertà religiosa di tutti i cittadini può essere a rischio laddove è riconosciuto il concetto di 'religione di Stato', specialmente quando questo diventa la fonte del trattamento ingiusto degli altri, che appartengano a una fede diversa, o che non abbiano nessuna fede".

Sostenere tolleranza reciproca tra i cittadini di religione diversa

Al di là delle considerazioni istituzionali - ha affermato l'Arcivescovo -, il problema fondamentale relativo alla promozione e alla tutela dei diritti umani nell’ambito della libertà religiosa è l’intolleranza, che ogni anno porta alla violenza e all’uccisione di tante persone innocenti solo per le loro convinzioni religiose. La responsabilità realistica e collettiva, pertanto, è quella di sostenere la tolleranza reciproca e il rispetto dei diritti umani, nonché una maggiore uguaglianza tra i cittadini di religione diversa, al fine di realizzare una democrazia sana, in cui vengano riconosciuti il ruolo pubblico della religione e la distinzione tra la sfera religiosa e quella temporale. (...) Al fine di raggiungere questo auspicabile obiettivo, occorre però superare una cultura che sminuisce la persona umana e che cerca di eliminare la religione dalla vita pubblica".

"Le religioni non sono una minaccia, bensì una risorsa. Contribuiscono allo sviluppo delle civiltà, e questo è un bene per tutti. Le loro libertà e attività vanno protette, affinché la collaborazione tra le fedi religiose e le società possa favorire il bene comune. (...) Il sistema educativo e i media hanno un ruolo importante, escludendo il pregiudizio e l’odio dai libri di testo, dai notiziari e dai giornali, e diffondendo informazioni accurate e corrette su tutti i gruppi che compongono la società".

"La mancanza di educazione e d’informazione, che facilita la manipolazione delle persone per trarne vantaggi politici, è però troppo spesso legata al sottosviluppo, alla povertà, all’impossibilità di partecipare in modo effettivo alla gestione della società. Una maggiore giustizia sociale offre un terreno fertile per l’attuazione di tutti i diritti umani. Le religioni sono comunità basate su convinzioni e la loro libertà garantisce un contributo di valori morali, senza i quali non è possibile la libertà di tutti. Per questa ragione, la comunità internazionale ha la responsabilità urgente e benefica di contrastare la tendenza alla crescente violenza contro i gruppi religiosi e l’ingannevole neutralità, che di fatto mira a neutralizzare la religione".

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