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mercoledì 12 ottobre 2011

LA STORIA DELL’UMANITÀ È LA STORIA DELLA SALVEZZA

CITTÀ DEL VATICANO, 12 OTT 2011 (VIS). Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale del mercoledì al salmo 126, “che celebra le grandi cose che il Signore ha operato con il suo popolo e che continuamente opera con ogni credente”.

  Il Salmo, spiega il Papa, “parla di una ‘sorte ristabilita’, cioè restituita allo stato originario”. Ed è quanto esperimenta il Popolo di Israele tornando in patria dall’esilio di Babilonia, che fu “un’esperienza devastante non solo sul piano politico e sociale, ma anche e soprattutto sul piano religioso e spirituale”.

  “Gli interventi divini hanno spesso forme inaspettate, che vanno al di là di quanto l’uomo possa immaginare. (...) Dio fa meraviglie nella storia degli uomini. (...) Si rivela a tutti come Signore potente e misericordioso, rifugio dell’oppresso, che non dimentica il grido dei poveri. (...) Perciò, davanti alla liberazione del popolo di Israele, tutte le genti riconoscono le cose grandi e stupende che Dio compie per il suo popolo e celebrano il Signore nella sua realtà di Salvatore”.

  Il Salmo, tuttavia, va oltre il dato puramente storico per aprirsi, soprattutto nella seconda parte, a una dimensione di tipo teologico più ampia, utilizzando immagini suggestive che evocano “la realtà misteriosa della redenzione, in cui si intrecciano dono ricevuto e ancora da attendere, vita e morte”.

  I torrenti secchi del Neghev simbolizzano l’operare divino che, come l’acqua, è “capace di trasformare il deserto in una immensa distesa di erba verde e di fiori”, mentre, nella seconda immagine in cui i contadini coltivano i campi, “per parlare di salvezza, si richiama qui l’esperienza che ogni anno si rinnova nel mondo agricolo: il momento difficile e faticoso della semina e poi la gioia prorompente del raccolto. (...) Il seme germoglia e cresce”.

  “È il mistero nascosto della vita”, ha detto il Pontefice, “sono le meravigliose ‘grandi cose’ della salvezza che il Signore opera nella storia degli uomini e di cui gli uomini ignorano il segreto. L’intervento divino, quando si manifesta in pienezza, mostra una dimensione prorompente, come i torrenti del Neghev e come il grano nei campi, evocatore quest’ultimo anche di una sproporzione tipica delle cose di Dio: sproporzione tra la fatica della semina e l’immensa gioia del raccolto”.

  “A tutto questo fa riferimento il Salmista per parlare della salvezza (...), del ristabilimento della sorte. (...) La deportazione a Babilonia, come ogni altra situazione di sofferenza e di crisi, (...) con i suoi dubbi e l’apparente lontananza di Dio, in realtà, (...) è come una semina. Nel Mistero di Cristo, alla luce del Nuovo Testamento, il messaggio si fa ancora più esplicito e chiaro: il credente che attraversa quel buio è come il chicco di grano caduto in terra che muore, ma per dare molto frutto”.

  “Questo Salmo ci insegna che (...) dobbiamo rimanere sempre aperti alla speranza e saldi nella fede in Dio. La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza e di ‘ristabilimento delle sorti’. In Gesù, ogni nostro esilio finisce, e ogni lacrima è asciugata, nel mistero della sua Croce, della morte trasformata in vita, come il chicco di grano che si spezza nella terra e diventa spiga”.
AG/                              VIS 20111012 (530)

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