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giovedì 29 gennaio 2004

ROTA ROMANA: PRESUNZIONE VALIDITÀ DEL MATRIMONIO

CITTA' DEL VATICANO, 29 GEN. 2004 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il Decano, il Collegio dei Prelati Uditori e gli Officiali ed Avvocati del Tribunale della Rota Romana ed i Membri dello Studio Rotale, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario.

Nel discorso di quest'anno il Santo Padre ha affrontato il tema del "favor iuris" del matrimonio e la presunzione di validità in caso di dubbio, dichiarata dal canone 1060 del Codice latino e dal canone 779 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Giovani Paolo II ha affermato che il "'favor iuris' di cui gode il matrimonio implica la presunzione della sua validità, fino a che non sia provato il contrario". Detta presunzione, ha detto ancora il Papa, "non può essere interpretata come mera protezione delle apparenze o dello 'status quo' in quanto tale, poiché è prevista anche, entro limiti ragionevoli, la possibilità di impugnare l'atto".

"Che dire allora della tesi secondo cui il fallimento stesso della vita coniugale dovrebbe far presumere l'invalidità del matrimonio?" - ha proseguito il Pontefice - "La constatazione delle vere nullità dovrebbe portare piuttosto ad accertare con maggior serietà, al momento delle nozze, i requisiti necessari per sposarsi, specialmente quelli concernenti il consenso e le reali disposizioni dei nubendi. I parroci e coloro che collaborano con loro in questo ambito, hanno il grave dovere di non cedere ad una visione meramente burocratica delle investigazioni prematrimoniali di cui al canone 1067".

Il Papa ha ribadito inoltre che: "Spesso il vero problema non è tanto la presunzione in parola, quanto la visione complessiva del matrimonio stesso e, quindi, il processo per accertare la validità della sua celebrazione. Tale processo è essenzialmente inconcepibile al di fuori dell'orizzonte dell'accertamento della verità".

"La tendenza ad ampliare strumentalmente le nullità, dimenticando l'orizzonte della verità oggettiva, comporta una distorsione strutturale dell'intero processo. (…) L'essenziale dimensione di giustizia del matrimonio, che fonda il suo essere in una realtà intrinsecamente giuridica, viene sostituita da ottiche empiriche, di stampo sociologico, psicologico, ecc., così come da varie modalità di positivismo giuridico. (…) Non si può dimenticare che una considerazione autenticamente giuridica del matrimonio richiede una visione metafisica della persona umana e della relazionalità coniugale. Senza questo fondamento ontologico, l'istituzione matrimoniale diventa mera sovrastruttura estrinseca, frutto della legge e del condizionamento sociale, limitante la persona nella sua libera realizzazione".

Il Santo Padre ha concluso ribadendo che: "Occorre invece riscoprire la verità, la bontà e la bellezza dell'istituto matrimoniale, che essendo opera dello stesso Dio attraverso la natura umana e la libertà del consenso dei coniugi, rimane come realtà personale indissolubile, come vincolo di giustizia e di amore, legato da sempre al disegno della salvezza ed elevato nella pienezza dei tempi alla dignità di sacramento cristiano. Questa è la realtà che la Chiesa e il mondo debbono favorire! Questo è il vero 'favor matrimonii'!".
AC/MATRIMONIO/ROTA ROMANA VIS 20040129 (480)

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