Città
del Vaticano, 4 luglio 2014
(VIS). Concluso l'incontro con i giovani nel Santuario di
Castelpetroso, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Casa
Circondariale di Isernia per la visita ai detenuti. L'incontro si è
svolto nel Cortile interno del Carcere e, nel suo discorso il Santo
Padre ha insistito sulla necessità del reinserimento "Fare il
cammino di reinserimento - ha detto - che tutti dobbiamo fare. Tutti,
tutti facciamo sbagli nella vita. E tutti dobbiamo chiedere perdono
di questi sbagli"-
"Chi
dice che non ha bisogno di fare un cammino di reinserimento è un
bugiardo! - ha esclamato Papa Francesco - (...) E quando andiamo a
chiedere perdono al Signore dei nostri peccati, dei nostri sbagli,
Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare. Ci dice:
'Torna indietro da questa strada, perché non ti farà bene andare su
questa'. E ci aiuta. E questo è il reinserimento, il cammino che
tutti dobbiamo fare. L’importante è non stare fermi. Tutti
sappiamo che quando l’acqua sta ferma marcisce. (...) Dobbiamo
camminare, fare un passo ogni giorno, con l’aiuto del Signore. Dio
è Padre, è misericordia, ci ama sempre. (...) Ci fa rialzare e ci
restituisce pienamente la nostra dignità. (...) Dio non si dimentica
di noi, si ricorda sempre. (...) E con questa fiducia si può
camminare, giorno per giorno. E con questo amore fedele che ci
accompagna la speranza non delude. (...) Alcuni pensano di fare un
cammino di punizione, di sbagli, di peccati e soltanto soffrire,
soffrire, soffrire... È vero, è vero, si soffre. Come ha detto il
vostro compagno, qui si soffre. Si soffre dentro e si soffre anche
fuori, quando uno vede che la propria coscienza non è pura, è
sporca, e vuole cambiarla. Quella sofferenza che purifica, quel fuoco
che purifica l’oro, è una sofferenza con speranza".
"C’è
una cosa bella, quando il Signore ci perdona non dice: 'Io ti
perdono, arrangiati!'. No, Lui ci perdona, ci prende per mano e ci
aiuta ad andare avanti in questo cammino del reinserimento, nella
propria vita personale e anche nella vita sociale. Questo lo fa con
tutti noi. Pensare che l’ordine interiore di una persona si
corregga soltanto 'a bastonate' (...), che si corregga soltanto con
la punizione, questo non è di Dio, questo è sbagliato. Alcuni
pensano: 'No, no, si deve punire di più, più anni, di più!'.
Questo non risolve niente, niente! Ingabbiare la gente perché -
scusatemi la parola - per il solo fatto che se sta dentro siamo
sicuri, questo non serve, non ci aiuta. La cosa più importante è
ciò che fa Dio con noi: ci prende per mano e ci aiuta ad andare
avanti. E questo si chiama speranza! E con questa speranza, con
questa fiducia si può camminare giorno per giorno. E con questo
amore fedele, che ci accompagna, la speranza non delude davvero".
Infine,
raccontando ai detenuti delle sue telefonate, ogni quindici giorni,
ad un carcere di Buenos Aires per parlare con i giovani reclusi, il
Papa ha detto: "Vi faccio una confidenza. Quando io mi incontro
con uno di voi, che è in una casa circondariale, che sta camminando
verso il reinserimento, ma che è recluso, sinceramente mi faccio
questa domanda: perché lui e non io? Lo sento così. È un mistero.
Ma partendo da questo sentimento, da questo sentire io vi
accompagno".
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