Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che l'incontro di
preghiera per la pace, a cui il Santo Padre Francesco ha invitato i
Presidenti di Israele, Shimon Perez, e della Palestina Mahmoud Abbas,
avrà luogo il giorno 8 giugno, domenica, nel corso del pomeriggio,
in Vaticano. Tale data è stata infatti accettata dalle due parti.
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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana... [+]
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venerdì 30 maggio 2014
IL PAPA DOMENICA ALL'OLIMPICO ALLA XXXVII CONVOCAZIONE DEL MOVIMENTO RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO
Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). Nel pomeriggio di domenica prossima 1° giugno, il Santo Padre
Francesco interverrà alla XXXVII Convocazione del Rinnovamento nello
Spirito, che si terrà a Roma, presso lo Stadio Olimpico, nei giorni
1° e 2 giugno, sul tema: "Convertitevi! Credete! Ricevete lo
Spirito Santo!". Papa Francesco, il cui arrivo è previsto alle
17:00, varcherà l'ingresso dello stadio romano per la prima volta ed
assisterà alla serata di preghiera e di festa da un palco sotto la
tribuna d'onore. Alla festa, con
momenti di riflessione, preghiera, musica e canti, parteciperanno più
di 52.000 persone con rappresentanti di oltre cinquanta paesi. Nel
corso dell'incontro il Papa terrà un discorso.
INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIUGNO 2014
Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di giugno
affidate dal Papa all'apostolato della preghiera:
Generale:
"Perché i disoccupati ottengano il sostegno e il lavoro di cui
hanno bisogno per vivere con dignità".
Missionaria:
"Perché l'Europa ritrovi le sue radici cristiane attraverso la
testimonianza di fede dei credenti".
CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE
Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). Giovedì 12 giugno 2014, alle ore 10:00, nella Sala del
Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la
celebrazione dell’Ora Terza, il Concistoro Ordinario Pubblico per
la Canonizzazione:
-
del Beato Giovanni Antonio Farina, vescovo di Vicenza (Italia),
fondatore delle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri
Cuori.
-
del Beato Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia, sacerdote
indiano, fondatore della Congregazione dei Carmelitani di Maria
Immacolata.
-
del Beato Ludovico da Casoria, (al secolo Arcangelo Palmentieri),
sacerdote professo italiano dell’Ordine dei Frati Minori, fondatore
della Congregazione delle Suore Francescane Elisabettine, dette
“Bigie”.
-
del Beato Nicola da Longobardi, oblato professo italiano dell’Ordine
dei Minimi.
-
della Beata Eufrasia del Sacro Cuore (al secolo Rosa Eluvathingal),
suora indiana della Congregazione delle Suore della Madre del
Carmelo.
-
del Beato Amato Ronconi, italiano, del Terzo Ordine di San Francesco,
fondatore dell’Ospedale dei Poveri Pellegrini in Saludecio, ora
“Casa di Riposo Opera Pia Beato Amato Ronconi”.
UDIENZE
Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:
-
Il Signor Masoud Barzani, Presidente della Regione del Kurdistan
Iracheno, e Seguito.
-
Il Professor Rolf Heuer, Direttore Generale dell'Organizzazione
Europea per la Ricerca Nucleare (CERN).
-
Sedici Presuli della Conferenza Episcopale del Messico, in Visita "ad
Limina Apostolorum":
-
L'Arcivescovo Constancio Miranda Weckmann, Arcivescovo di Chihuahua.
-
Il Vescovo Juan Guillermo López Soto, di Cuauhtémoc-Madera.
-
L'Arcivescovo Héctor González Martínez, di
Durango con l'Ausiliare Vescovo Enrique
Sánchez Martínez.
-
Il Vescovo José Guadalupe Torres Campos, di Gómez Palacio.
-
Il Vescovo Mario Espinosa Contreras, di Mazatlán.
-
Il Vescovo José Guadalupe Galván Galindo, di Torreón.
-
Il Vescovo Jonás Guerrero Corona, di Culiacán.
-
Il Vescovo José Banjamin Castillo Plasencia, di Celaya.
-
Il Vescovo Francisco Moreno Barrón, di Tlaxcala.
-
Il Vescovo Lucas Martínez Lara, di Matehuala.
-
L'Arcivescovo Rafael Romo Muñoz, di Tijuana.
-
Il Vescovo Rafael Valdez Torres, di Ensenada.
-
Il Vescovo Miguel fingel Alba Díaz, di la Paz en la Baja California
Sur.
-
Il Vescovo José Isidro Guerrero Macías, di
Mexicali.
-
Il Vescovo Salvador Rangel Mendoza, O.F.M., di
Huejutla.
ALTRI ATTI PONTIFICI
Città
del Vaticano, 30 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre:
-
Ha nominato il Reverendo Stephan Burger,
Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (superficie: 16.229; popolazione:
4.735.970; cattolici: 1.953.041: sacerdoti: 1.007; religiosi: 1.684;
diaconi permanenti: 246), Germania. L'Arcivescovo eletto è nato nel
1962 a Freiburg im Breisgau (Germania) ed è stato ordinato
sacerdote nel 1990. È stato Vice-Parroco delle parrocchie St. Martin
a Tauberbischofsheim e St. Franziskus a Pforzheim. Dal 1995
Amministratore parrocchiale e, dal 1996, Parroco della Parrocchia St.
Mauritius a St. Leon-Rot. Nel 2006 Promotore di Giustizia presso il
Tribunale dell’arcidiocesi di Freiburg im Bresgau. e, nel 2007,
Vicario Giudiziale. Presta la sua opera presso una parrocchia a
Kaiserstuhl-Burkheim.
-
Ha nominato il Reverendo Jonas Benson Okoye, Vescovo Ausiliare della
Diocesi di Awka
(superficie:
1.551; popolazione: 1.645.044; cattolici: 818.792; sacerdoti: 337;
religiosi. 145), Nigeria. Il Vescovo eletto è nato a Kaduna
(Nigeria) nel 1963 ed è stato ordinato sacerdote nel 1992. Dal 1992
al 1993 Vicario parrocchiale di St. John’s Parish, Ezinfite; dal
1993 al 1995 Parroco di St. Peter’s Parish, Oko; Difensore del
Vincolo del Tribunale Ecclesiastico di Awka; dal 1997 al 2002 Parroco
di St. John’s Parish, Neni, e Vice Vicario Giudiziale della Diocesi
di Awka; dal 2006 al 2007 Parroco di Immaculate Conception Heart
Parish, Ekwulobia; dal 2007 Parroco di Saint Matthew, Amawbia,
Vicario Giudiziale della Diocesi di Awka, Giudice nel Tribunale
ecclesiastico inter-diocesano di Onitsha, Membro del Consiglio
Presbiterale di Awka; dal 2009 Membro del Collegio dei Consultori,
Presidente della Società Nigeriana di Diritto Canonico.
-
Ha nominato il Monsignore Paolo Giulietti, Vescovo Ausiliare
dell’arcidiocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve
(superficie: 1.900; popolazione: 186.645; cattolici: 256.000;
sacerdoti: 195; religiosi: 527; diaconi permanenti: 27), Italia. Il
Vescovo eletto è nato a Perugia (Italia) nel 1964 ed è stato
ordinato sacerdote nel 1991. Dal 1991 al 2001 Vicario parrocchiale di
San Sisto in Perugia e Assistente dei giovani di Azione Cattolica e
dei volontari impegnati nell’accompagnamento dei carcerati in
libertà provvisoria; dal 1996 al 2014 Assistente Spirituale della
Confraternita di San Jacopo di Compostela; dal 2001 al 2007 Direttore
dell’Ufficio Nazionale di pastorale Giovanile presso la Conferenza
Episcopale Italiana; dal 2007 al 2010 Parroco di San Bartolomeo
Apostolo in Ponte San Giovanni (PG); dal 2010 Vicario Generale della
medesima arcidiocesi. anche Moderatore della Curia, dal 1998 è
Canonico sagrista della Cattedrale di San Lorenzo in Perugia, Membro
del Collegio dei Consultori, Membro del Consiglio Presbiterale,
Coordinatore e Relatore della Commissione Presbiterale Regionale
della Conferenza Episcopale Umbra e Responsabile Regionale degli
Itinerari di fede.
-
Ieri, 29 maggio, il Santo Padre ha confermato:
-
L'erezione. effettuata dal Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo
Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania), con il
consenso del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Romena, a norma del
canone 85, paragrafo 1-2 del Codice dei Canoni delle Chiese
Orientali, dell’Eparchia di San Basilio Magno di Bucarest dei
Romeni (Romania), con territorio dismembrato dall’attuale
Arcieparchia di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni.
-
Il trasferimento del Vescovo Mihai Cătălin Frăţilă, dall’ufficio
di Vescovo Ausiliare e Protosincello di Făgăraş e Alba Iulia dei
Romeni (Romania), alla nuova sede eparchiale di San Basilio Magno di
Bucarest dei Romeni (Romania).
mercoledì 28 maggio 2014
IL SANTO PADRE RICORDA IL SUO PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Questa mattina, come ogni mercoledì in occasione dell'Udienza
Generale, il Santo Padre ha percorso in papamobile Piazza San Pietro,
salutando i 35.000 fedeli presenti, baciando i bambini e benedicendo
gli oggetti religiosi dei fedeli, dedicando la catechesi dell'Udienza
Generale al suo Pellegrinaggio in Terra Santa, appena concluso. "È
stato un grande dono per la Chiesa, e ne rendo grazie a Dio. Egli mi
ha guidato in quella Terra benedetta, che ha visto la presenza
storica di Gesù e dove si sono verificati eventi fondamentali per
l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam".
"Lo
scopo principale di questo pellegrinaggio - ha ricordato il Pontefice
- è stato commemorare il 50° anniversario dello storico incontro
tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora. Fu quella la prima
volta in cui un Successore di Pietro visitò la Terra Santa: Paolo VI
inaugurava così, durante il Concilio Vaticano II, i viaggi
extra-italiani dei Papi nell'epoca contemporanea. Quel gesto
profetico del Vescovo di Roma e del Patriarca di Costantinopoli ha
posto una pietra miliare nel cammino sofferto ma promettente
dell'unità di tutti i cristiani, che da allora ha compiuto passi
rilevanti. Perciò il mio incontro con Sua Santità Bartolomeo, amato
fratello in Cristo, ha rappresentato il momento culminante della
visita. Insieme abbiamo pregato presso il Sepolcro di Gesù, e con
noi c'erano il Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme Theophilos
III e il Patriarca Armeno Apostolico Nourhan, oltre ad Arcivescovi e
Vescovi di diverse Chiese e Comunità, Autorità civili e molti
fedeli".
"In
quel luogo dove risuonò l'annuncio della Risurrezione - ha
proseguito il Papa - abbiamo avvertito tutta l'amarezza e la
sofferenza delle divisioni che ancora esistono tra i discepoli di
Cristo; e davvero questo fa tanto male, male al cuore. Siamo divisi
ancora; in quel posto dove è risuonato proprio l'annuncio della
Risurrezione, dove Gesù ci dà la vita, ancora noi siamo un po'
divisi. Ma soprattutto, in quella celebrazione carica di reciproca
fraternità, di stima e di affetto, abbiamo sentito forte la voce del
Buon Pastore Risorto che vuole fare di tutte le sue pecore un solo
gregge, abbiamo sentito il desiderio di sanare le ferite ancora
aperte e proseguire con tenacia il cammino verso la piena comunione".
"Una
volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono
per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione, e
chiedo allo Spirito Santo che ci aiuti a risanare le ferite che noi
abbiamo fatto agli altri fratelli. Tutti siamo fratelli in Cristo e
col patriarca Bartolomeo siamo amici, fratelli, e abbiamo condiviso
la volontà di camminare insieme, fare tutto quello che da oggi
possiamo fare: pregare insieme, lavorare insieme per il gregge di
Dio, cercare la pace, custodire il creato, tante cose che abbiamo in
comune. E come fratelli dobbiamo andare avanti".
Papa
Francesco ha ricordato anche un secondo scopo del suo viaggio:
"incoraggiare in quella regione il cammino verso la pace, che è
nello stesso tempo dono di Dio e impegno degli uomini. L'ho fatto in
Giordania, in Palestina, in Israele. E l'ho fatto sempre come
pellegrino, nel nome di Dio e dell'uomo, portando nel cuore una
grande compassione per i figli di quella Terra che da troppo tempo
convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente
giorni di pace! Per questo ho esortato i fedeli cristiani a lasciarsi
'ungere' con cuore aperto e docile dallo Spirito Santo, per essere
sempre più capaci di gesti di umiltà, di fratellanza e di
riconciliazione. Lo Spirito permette di assumere questi atteggiamenti
nella vita quotidiana, con persone di diverse culture e religioni, e
così diventare 'artigiani' della pace. La pace si fa
artigianalmente! - ha aggiunto il Pontefice - Non ci sono industrie
di pace, no. Si fa ogni giorno, artigianalmente, e anche col cuore
aperto perché venga il dono di Dio".
Ringraziando
le Autorità e il popolo giordano "per il loro impegno
nell'accoglienza di numerosi profughi provenienti dalle zone di
guerra", il Papa ha sottolineato che tale impegno umanitario
"merita e richiede il sostegno costante della Comunità
internazionale. Sono stato colpito dalla generosità del popolo
giordano nel ricevere i profughi (...). Che il Signore benedica
questo popolo accogliente, lo benedica tanto!. (...) Durante il
pellegrinaggio anche in altri luoghi ho incoraggiato le Autorità
interessate a proseguire gli sforzi per stemperare le tensioni
nell'area medio-orientale, soprattutto nella martoriata Siria, come
pure a continuare nella ricerca di un'equa soluzione al conflitto
israeliano-palestinese. Per questo ho invitato il Presidente di
Israele e il Presidente della Palestina, uomini di pace e artefici di
pace, a venire in Vaticano a pregare insieme con me per la pace. E
per favore, chiedo a voi di non lasciarci soli: voi pregate, pregate
tanto perché il Signore ci dia la pace, ci dia la pace in quella
Terra benedetta!".
"Questo
pellegrinaggio in Terra Santa - ha detto ancora il Santo Padre - è
stato anche l'occasione per confermare nella fede le comunità
cristiane, che soffrono tanto, ed esprimere la gratitudine di tutta
la Chiesa per la presenza dei cristiani in quella zona e in tutto il
Medio Oriente. Questi nostri fratelli sono coraggiosi testimoni di
speranza e di carità, 'sale e luce' in quella Terra. Con la loro
vita di fede e di preghiera e con l'apprezzata attività educativa e
assistenziale, essi operano in favore della riconciliazione e del
perdono, contribuendo al bene comune della società".
"Con
questo pellegrinaggio - ha concluso Papa Francesco - che è stata un
vera grazia del Signore, ho voluto portare una parola di speranza, ma
l'ho anche ricevuta a mia volta! L'ho ricevuta da fratelli e sorelle
che sperano 'contro ogni speranza', attraverso tante sofferenze, come
quelle di chi è fuggito dal proprio Paese a motivo dei conflitti;
come quelle di quanti, in diverse parti del mondo, sono discriminati
e disprezzati a causa della loro fede in Cristo. Continuiamo a stare
loro vicini! Preghiamo per loro e per la pace in Terra Santa e in
tutto il Medio Oriente. La preghiera di tutta la Chiesa sostenga
anche il cammino verso la piena unità tra i cristiani, perché il
mondo creda nell'amore di Dio che in Gesù Cristo è venuto ad
abitare in mezzo a noi".
Infine
Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a recitare un'Ave Maria per
la pace nel mondo. "La Madonna, Regina della pace, Regina
dell'unità tra i cristiani" ci "accompagni in questa
strada di unità".
RINGRAZIAMENTO DEL PAPA A QUANTI HANNO ACCOMPAGNATO CON LA PREGHIERA IL SUO PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Al termine della catechesi, nelle espressioni di saluto nelle
diverse lingue, il Santo Padre ha invitato tutti a pregare per la
pace in Terra Santa e in Medio Oriente, ed ha ringraziato quanti con
la preghiera lo hanno accompagnato nel suo Pellegrinaggio.
Rivolgendosi ai pellegrini di lingua inglese, in particolare ai
membri della Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni,
riuniti in questi giorni in sessione plenaria, il Papa ha auspicato
che "il loro impegno solidale contribuisca al sollievo di tanti
fratelli bisognosi". "Vi ringrazio - ha continuato il Papa
rivolgendosi ai pellegrini di lingua araba, soprattutto quelli
provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa - per la vostra
generosa e affettuosa accoglienza e vi assicuro che vi porto sempre
nel mio cuore e nelle mie preghiere, chiedendo al Signore per voi un
bene abbondante, una prosperità continua e una pace duratura".
INACCETTABILE CHE, NEL NOSTRO MONDO, IL LAVORO FATTO DA SCHIAVI SIA DIVENTATO MONETA CORRENTE
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire un Messaggio al
Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro
(O.I.L.), in occasione della 103ª Sessione della Conferenza
dell’O.I.L., in corso a Ginevra dal 28 maggio al 12 giugno 2014,
sul tema: "Costruire un futuro con un lavoro dignitoso". I
delegati governativi, dei lavoratori e degli imprenditori dei 185
Stati membri dell'O.I.L. discuteranno di migrazioni, politiche per il
lavoro, transizione dall'economia informale a quella formale, e
della Convenzione contro il lavoro forzato.
"Questa
Conferenza - scrive il Papa - si riunisce in un momento cruciale
nella storia economica e sociale, che presenta sfide per il mondo
intero. La disoccupazione sta tragicamente espandendo le frontiere
della povertà. Questo è particolarmente sconfortante per i giovani
disoccupati, che possono troppo facilmente demoralizzarsi, perdendo
la consapevolezza del loro valore e sentendosi alienati dalla
società".
"Un
altro grave problema, correlato al precedente, che il nostro mondo
deve affrontare è quello della migrazione di massa: già il notevole
numero di uomini e donne costretti a cercare lavoro lontano dalla
loro Patria è motivo di preoccupazione. Nonostante la loro speranza
per un futuro migliore, essi frequentemente incontrano incomprensione
ed esclusione per non parlare di quando fanno l’esperienza di
tragedie e disastri. Avendo affrontato tali sacrifici, questi uomini
e donne spesso non riescono a trovare un lavoro dignitoso e diventano
vittime di una certa 'globalizzazione dell’indifferenza'. La loro
situazione li espone ad ulteriori pericoli, quali l’orrore della
tratta di esseri umani, il lavoro coatto e la riduzione in schiavitù.
È inaccettabile che, nel nostro mondo, il lavoro fatto da schiavi
sia diventato moneta corrente. Questo non può continuare! La tratta
di esseri umani è una piaga, un crimine contro l’intera umanità.
È giunto il momento di unire le forze e di lavorare insieme per
liberare le vittime di tali traffici e per sradicare questo crimine
che colpisce tutti noi, dalle singole famiglie all’intera comunità
mondiale".
"È
anche il momento - scrive ancora il Pontefice - di rafforzare le
forme esistenti di cooperazione e di stabilire vie nuove per
accrescere la solidarietà. Questo richiede: un rinnovato impegno a
favore della dignità di ogni persona; una più determinata
realizzazione degli standard internazionali sul lavoro; la
pianificazione per uno sviluppo focalizzato sulla persona umana quale
protagonista centrale e principale beneficiario; una nuova
valutazione delle responsabilità delle società multinazionali nei
Paesi dove esse operano, includendo i settori della gestione del
profitto e dell’investimento; e uno sforzo coordinato per
incoraggiare i governi a facilitare gli spostamenti dei migranti a
beneficio di tutti, eliminando in tal modo la tratta di esseri umani
e le pericolose condizioni di viaggio. Un’efficace cooperazione in
questi campi sarà notevolmente favorita dalla definizione di futuri
obiettivi sostenibili di sviluppo".
Il
Santo Padre conclude il Messaggio ricordando che la dottrina sociale
della Chiesa Cattolica "si pone a sostegno delle iniziative
dell’O.I.L., che intendono promuovere la dignità della persona
umana e la nobiltà del lavoro" ed incoraggia i Paesi Membri nei
loro sforzi "nell’affrontare le sfide del mondo attuale,
rimanendo fedeli a tali nobili obiettivi. Nel medesimo tempo, invoco
la benedizione di Dio su tutto quanto fate per difendere ed
incrementare la dignità del lavoro per il bene comune della famiglia
umana".
"COR UNUM" E CRISI SIRIANA
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Venerdì 30 maggio prossimo, il Pontificio Consiglio “Cor
Unum” promuove un incontro di coordinamento tra gli organismi
caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi siriana.
L’incontro, al quale hanno dato la loro adesione 25 organismi
operanti in Siria e nell’area del Medio Oriente, si strutturerà in
due momenti: nel corso della mattina, dopo l’introduzione del
Cardinale Robert Sarah, Presidente di “Cor Unum”, che coordinerà
i lavori, vi sarà la relazione del Segretario di Stato, il Cardinale
Pietro Parolin. Interverranno anche l’Arcivescovo Mario Zenari,
Nunzio Apostolico in Siria, e il Vescovo Antoine Audo, Presidente di
Caritas Siria. Verranno presentate, infine, le attività svolte
dall’ufficio informazioni di Beirut, istituito lo scorso anno per
raccogliere e distribuire dati sul lavoro degli organismi cattolici.
Nel pomeriggio ci si concentrerà sugli aspetti concreti della
collaborazione tra i diversi soggetti in Siria e nei Paesi limitrofi.
Obiettivo
della riunione, è quello di tracciare un bilancio del lavoro svolto
finora dagli organismi caritativi cattolici nel contesto della crisi,
evidenziare le criticità emerse e individuare le priorità per il
futuro.
La
Siria è al centro dell’attenzione della Comunità internazionale
per il perdurare della grave crisi umanitaria che si è prodotta a
seguito della guerra. La Santa Sede, assieme all’attività
diplomatica, attraverso la rete delle Nunziature, i rapporti con le
Chiese locali e il lavoro delle agenzie caritative cattoliche,
partecipa attivamente ai programmi di aiuto e assistenza umanitaria.
Secondo i dati disponibili, la crisi avrebbe provocato finora circa
160.000 vittime, mentre sarebbero più di 2 milioni i siriani
rifugiati, la maggior parte nei Paesi dell’area mediorientale e
mediterranea, e circa 6 milioni di sfollati interni.
UDIENZE
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:
-
Il Signor Plamen Oresharski, Primo Ministro della Repubblica di
Bulgaria, e Seguito.
-
Il Monsignor Francesco Follo, Osservatore Permanente presso
l’U.N.E.S.C.O.
ALTRI ATTI PONTIFICI
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre ha nominato:
-
Il Vescovo José Luiz Majella Delgado, C.SS.R., Arcivescovo
Metropolita di Pouso Alegre (superficie: 12.281; popolazione:
817.000; cattolici: 739.000; sacerdoti: 131; religiosi: 200; diaconi
permanenti: 1), Brasile. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1953 a Juiz
de Fora (Brasile), ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1981, è
stato eletto Vescovo di Jataí nel 2009, ricevendo l’ordinazione
episcopale nel 2010. Succede all'Arcivescovo Ricardo Pedro Chaves
Pinto Filho, O.Praem., del quale il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della medesima arcidiocesi, presentata
per raggiunti limiti d'età.
-
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato; l'Arcivescovo
Stanislaw Gadecki, di Poznan (Polonia) ed il Vescovo Rudolf
Voderholzer, di Regensburg (Germania), Membri della Congregazione per
la Dottrina della Fede.
AVVISO
Città
del Vaticano, 28 maggio 2014
(VIS). Informiamo i nostri lettori, che domani 29 maggio, Solennità
dell'Ascensione del Signore, giorno di vacanza in Vaticano, il
servizio del V.I.S. non sarà trasmesso. La trasmissione del servizio
riprenderà venerdì 31 maggio.
martedì 27 maggio 2014
PAPA FRANCESCO AL MONTE DEGLI ULIVI: STIAMO ACCANTO ALLE TANTE CROCI DOVE GESÙ È ANCORA CROCIFISSO
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). Alle 11:45, il Santo Padre è arrivato al "Notre Dame
Jerusalem Center" dove ha ricevuto in udienza privata Benjamin
Netanyahu, Primo Ministro di Israele. Un'ora e mezzo dopo il
Pontefice avrebbe dovuto consumare il pranzo con il seguito papale,
ma ha cambiato programma e ha deciso di attraversare la strada per
pranzare nel refettorio del Convento Francescano di San Salvatore.
Alle 14:15, prima di lasciare il "Notre Dame of Jerusalem
Center", il Papa ha benedetto nella Cappella del Pontificio
Istituto, il Tabernacolo destinato alla chiesa che i Legionari di
Cristo hanno costruito in Galilea. Quindi il Santo Padre si è recato
alla piccola chiesa greco-ortodossa sul Monte degli Ulivi "Viri
Galileai" per la visita privata al Patriarca Ecumenico di
Costantinopoli. All'uscita il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno
benedetto insieme un gruppo di fedeli ortodossi riuniti nel cortile.
Il Papa si è poi diretto in auto alla chiesa del Getsemani, affidata
alla Custodia di Terra Santa, accanto all'Orto degli Ulivi,
All'arrivo il Papa ha venerato per alcuni minuti la santa Roccia, ai
piedi dell'Altare, dove Gesù pregò prima del suo arresto. Infine si
è svolto l'incontro del Papa con i sacerdoti, i religiosi, le
religiose e i seminaristi nella chiesa del Getsemani.
"Quando
giunge l’ora segnata da Dio per salvare l’umanità dalla
schiavitù del peccato - ha detto il Papa - Gesù si ritira qui, nel
Getsemani, ai piedi del monte degli Ulivi. Ci ritroviamo in questo
luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua
angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo
'sì' alla volontà d’amore del Padre. Abbiamo quasi timore di
accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora;
entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è
deciso il dramma del mondo. In quell’ora, Gesù ha sentito la
necessità di pregare e di avere accanto a sé i suoi discepoli, i
suoi amici, che lo avevano seguito e avevano condiviso più da vicino
la sua missione. Ma qui, al Getsemani, la sequela si fa difficile e
incerta; c’è il sopravvento del dubbio, della stanchezza e del
terrore. Nel succedersi incalzante della passione di Gesù, i
discepoli assumeranno diversi atteggiamenti nei confronti del
Maestro: atteggiamenti di vicinanza, di allontanamento, di
incertezza".
"Farà
bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate,
seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio
Signore che soffre? - Rivolgendosi ai presenti il Papa ha detto: Sono
di quelli che, invitati da Gesù a vegliare con Lui, si addormentano,
e invece di pregare cercano di evadere chiudendo gli occhi di fronte
alla realtà? O mi riconosco in quelli che sono fuggiti per paura,
abbandonando il Maestro nell’ora più tragica della sua vita
terrena? C’è forse in me la doppiezza, la falsità di colui che lo
ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha
tradito Gesù? Mi riconosco in quelli che sono stati deboli e lo
hanno rinnegato, come Pietro? Egli poco prima aveva promesso a Gesù
di seguirlo fino alla morte; poi, messo alle strette e assalito dalla
paura, giura di non conoscerlo. Assomiglio a quelli che ormai
organizzavano la loro vita senza di Lui, come i due discepoli di
Emmaus, stolti e lenti di cuore a credere nelle parole dei profeti?".
"Oppure,
grazie a Dio - ha proseguito il Pontefice - mi ritrovo tra coloro che
sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l’apostolo
Giovanni? Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza
sembra finita, solo l’amore è più forte della morte. L’amore
della Madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi
della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù. Mi
riconosco in quelli che hanno imitato il loro Maestro fino al
martirio, testimoniando quanto Egli fosse tutto per loro, la forza
incomparabile della loro missione e l’orizzonte ultimo della loro
vita? L’amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e
la sua misericordia sono il dono inestimabile che ci incoraggia a
proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre
cadute, i nostri errori, anche e i nostri tradimenti".
"Ma
questa bontà del Signore - ha ribadito il Papa - non ci esime dalla
vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento
che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Tutti
noi siamo esposti al peccato, al male, al tradimento. Avvertiamo la
sproporzione tra la grandezza della chiamata di Gesù e la nostra
piccolezza, tra la sublimità della missione e la nostra fragilità
umana. Ma il Signore, nella sua grande bontà e nella sua infinita
misericordia, ci prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel
mare dello sgomento. Egli è sempre al nostro fianco, non ci lascia
mai soli. Dunque, non lasciamoci vincere dalla paura e dallo
sconforto, ma con coraggio e fiducia andiamo avanti nel nostro
cammino e nella nostra missione".
A
tutti i presenti, Papa Francesco ha detto: "Voi, cari fratelli e
sorelle, siete chiamati a seguire il Signore con gioia in questa
Terra benedetta! È un dono e anche è una responsabilità. La vostra
presenza qui è molto importante; tutta la Chiesa vi è grata e vi
sostiene con la preghiera. Da questo luogo santo, desidero inoltre
rivolgere un affettuoso saluto a tutti i cristiani di Gerusalemme:
vorrei assicurare che li ricordo con affetto e che prego per loro,
ben conoscendo la difficoltà della loro vita nella città. Li esorto
ad essere testimoni coraggiosi della passione del Signore, ma anche
della sua Risurrezione, con gioia e nella speranza. Imitiamo la
Vergine Maria e San Giovanni - ha detto infine il Pontefice - e
stiamo accanto alle tante croci dove Gesù è ancora crocifisso.
Questa è la strada nella quale il nostro Redentore ci chiama a
seguirlo: non ce n’è un’altra, è questa! 'Se uno mi vuole
servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio
servitore'".
LA CHIESA È NATA NEL CENACOLO ED È NATA IN USCITA
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). Il Cenacolo, prima sede della Chiesa nascente, luogo
dell'istituzione del Sacerdozio ordinato, e dei sacramenti
dell'Eucaristia e della Riconciliazione, è stata l'ultima tappa del
Pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa. Qui, nel pomeriggio di
ieri il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa con gli
Ordinari di Terra Santi ed il Seguito papale. La celebrazione non è
stata aperta al pubblico a causa delle limitate dimensioni del luogo.
La
tradizione cristiana sull'antichità del Cenacolo è antichissima e
risale alla fine del III secolo. Nel IV secolo, viene costruita
presso il Cenacolo la nuova chiesa chiamata "Santa Sion".
Distrutta dai persiani nel 614, restaurata, e poi distrutta di nuovo
dai musulmani, era in rovina, ad eccezione della cappella a due piani
del Cenacolo, quando giunsero in Terra Santa i Crociati che
costrurono una basilica a tre navate. Nel 1187, caduta Gerusalemme
nelle mani di Saladino, l'accesso è permesso ai pellegrini, e i
sacerdoti possono celebrare l'Eucaristia. All'arrivo dei Francescani
in Terra Santa nel 1335, la Basilica era quasi interamente distrutta.
L'edificio viene ricostruito dai frati minori che fondano anche un
convento. Da allora il Superiore della Custodia di Terra Santa assume
il titolo di "Guardiano del Monte Sion". Nel 1524 i
musulmani si appropriano delle sale sottostanti il Cenacolo,
ritenendole "Tomba del Profeta Davide". In seguito, un
decreto ottomano priva i Francescani anche della "Sala
superiore", costretti ad abbandonare anche il monastero attiguo.
Il Cenacolo (sala superiore) viene convertito in moschea con divieto
di accesso ai cristiani. L'edificio del Cenacolo è attualmente
proprietà dello Stato israeliano (dal 1948), ma rimane sotto la
giurisdizione del "Waqf" (Custodia dei luoghi santi
islamici) della Giordania, esclusivamente per l'utilizzazione a fini
religiosi. Il capo supremo del "Waqf" è il sovrano
giordano, re Abdullah II.
"È
un grande dono che il Signore ci fa, di riunirci qui, nel Cenacolo,
per celebrare l’Eucaristia. - ha detto il Papa nell'omelia - Mentre
vi saluto con fraterna gioia, desidero rivolgere un pensiero
affettuoso ai Patriarchi Orientali Cattolici che hanno preso parte,
in questi giorni, al mio pellegrinaggio. Desidero ringraziarli per la
loro significativa presenza, a me particolarmente preziosa, e
assicuro che hanno un posto speciale nel mio cuore e nella mia
preghiera. Qui, dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli;
dove, risorto, apparve in mezzo a loro; dove lo Spirito Santo scese
con potenza su Maria e i discepoli, qui è nata la Chiesa, ed è nata
in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le
piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore. Gesù
risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il
suo stesso Spirito e con la sua forza li inviò a rinnovare la faccia
della terra. Uscire, partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in
uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito
Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso".
"Il
Cenacolo ci ricorda il servizio, la lavanda dei piedi che Gesù ha
compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni
gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a
vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello
che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio. Il Cenacolo ci
ricorda, con l’Eucaristia, il sacrificio. In ogni celebrazione
eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi
possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro
lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori…, offrire tutto in
sacrificio spirituale. E il Cenacolo ci ricorda anche l’amicizia.
'Non vi chiamo più servi – disse Gesù ai Dodici – … ma vi ho
chiamato amici'. Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la
volontà del Padre e ci dona Sé stesso. È questa l’esperienza più
bella del cristiano, e in modo particolare del sacerdote: diventare
amico del Signore Gesù, e scoprire nel suo cuore che Lui è amico.
Il Cenacolo ci ricorda il congedo del Maestro e la promessa di
ritrovarsi con i suoi amici: 'Quando sarò andato, … verrò di
nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi'.
Gesù non ci lascia, non ci abbandona mai, ci precede nella casa del
Padre e là ci vuole portare con Sé".
"Ma
il Cenacolo ricorda anche la meschinità, la curiosità – 'chi è
colui che tradisce?' - il tradimento. E può essere ciascuno di noi,
non solo e sempre gli altri, a rivivere questi atteggiamenti, quando
guardiamo con sufficienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i
nostri peccati tradiamo Gesù. Il Cenacolo ci ricorda la
condivisione, la fraternità, l’armonia, la pace tra di noi. Quanto
amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è
uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un
ruscello e poi si allarga e diventa grande… Tutti i santi hanno
attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre
prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo,
dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito".
"Il
Cenacolo infine ci ricorda la nascita della nuova famiglia, la
Chiesa, la nostra santa madre Chiesa gerarchica, costituita da Gesù
risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie
cristiane appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano
luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le
prove della vita. A questa grande famiglia sono invitati e chiamati
tutti i figli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e figli
dell’unico Padre che è nei cieli".
"Questo
è l’orizzonte del Cenacolo - ha concluso il Pontefice -
l’orizzonte del Risorto e della Chiesa. Da qui parte la Chiesa, in
uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito. Raccolta in
preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una
rinnovata effusione dello Spirito San to: Scenda il tuo Spirito,
Signore, e rinnovi la faccia della terra".
Al
termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre è ripartito
dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, alle 19:15, per rientrare a
Roma, dove l'aereo papale è atterrato alle 23.00.
IL TERRORISMO È MALE NELLA SUA ORIGINE ED È MALE NEI SUOI RISULTATI
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). “Voglio dire, con grande umiltà, che il terrorismo è male!
È male nella sua origine ed è
male nei suoi risultati. È
male perché nasce dall’odio, è male nei suoi risultati perché
non costruisce, distrugge! Che tutte le persone capiscano che il
cammino del terrorismo non aiuta! Il cammino del terrorismo è
fondamentalmente criminale! Prego per tutte queste vittime e per
tutte le vittime del terrorismo nel mondo. Per favore, non più
terrorismo! È una strada senza
uscita!”.
Queste
le parole che Papa Francesco ha pronunciato ieri davanti alla lapide
che ricorda le vittime del terrorismo in Israele.
DI RITORNO DALLA TERRA SANTA IL PAPA RISPONDE DOMANDE GIORNALISTI SUL VOLO PAPALE
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). Al termine del suo Viaggio, nel volo da Tel Aviv a Roma, Papa
Francesco si è intrattenuto per più di 40 minuti con i giornalisti
presenti nell'aereo papale, rispondendo a domande relative non
soltanto al Pellegrinaggio in Terra Santa, ma anche sui casi di abusi
su minori, sul tema dei divorziati risposati, su i suoi prossimi
viaggi, sul celibato dei sacerdoti. Riportiamo di seguito una sintesi
di alcune delle risposte del Papa.
Terra
Santa e l'incontro di preghiera in Vaticano con Shimon Perez e Mahmud
Abbas.
Alcune
cose, per esempio l'invito ai due Presidenti alla preghiera, questo
era pensato un po' di farlo là, ma c'erano tanti problemi logistici,
tanti, perché loro devono anche tenere conto del territorio, dove si
fa, e non è facile. Per questo, si pensava ad una riunione ... ma
alla fine è uscito questo invito, che spero che venga bene. (...)
Sarà un incontro di preghiera, non non sarà per fare una
mediazione o cercare soluzioni, no. Ci riuniremo a pregare,
soltanto. E poi, ognuno torna a casa. (...) Sarà un incontro di
preghiera: ci sarà un rabbino, ci sarà un islamico e ci sarò io.
Abusi
sui minori
In
questo momento ci sono tre vescovi sotto indagine: (...) e uno è già
condannato e si sta valutando la pena da comminare. Non ci sono
privilegi. (...) Un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del
Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa
bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità, abusa di loro.
E questo è gravissimo! E proprio come ... farò un paragone
soltanto: è
come fare una Messa nera, per esempio. Tu devi portarlo alla sanità
e lo porti a un problema che durerà tutta la vita. Prossimamente ci
sarà una Messa con alcune persone che hanno subito abusi, a Santa
Marta, e poi una riunione con loro: io e loro, con il Cardinale
O'Malley che è della commissione. Ma su questo si deve andare
avanti, avanti: tolleranza zero.
Contraddizione
fra la Chiesa povera e austera e scandali finanziari al suo interno.
Il
Signore Gesù una volta ha detto ai suoi discepoli - è nei Vangelo,
- 'È inevitabile che si siano
gli scandali'. Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno, ci
saranno. Il problema è evitare che ci siano in più!
Nell'amministrazione economica, onestà e trasparenza. Le due
commissioni, quella che ha studiato lo IOR e la commissione che ha
studiato tutto il Vaticano, hanno fatto le loro conclusioni, hanno
dato piani e adesso, con il ministero, diciamo così, con la
Segreteria dell'Economia diretta dal Cardinale Pell, si porteranno
avanti le riforme che queste commissioni hanno consigliato. (...) Per
esempio, nello IOR credo che a questo punto sono stati chiusi più o
meno 1.600 conti, di persone che non avevano diritto ad avere un
conto allo IOR. Lo IOR è per l'aiuto alla Chiesa. hanno diritto i
Vescovi delle diocesi, i dipendenti del Vaticano, le loro vedove o i
vedovi per prendere la pensione... (...) Ma non hanno diritto altri
privati... Le ambasciate, mentre dura l'ambasciata, e niente di più.
Non è una cosa aperta.
Elezioni
europee e populismo
Lei
mi ha detto una parola chiave: disoccupazione. Questo è grave. È
grave perché io lo interpreto così, semplificando. Noi siamo
in un sistema economico mondiale dove al centro è il denaro, non è
la persona umana. In un vero sistema economico, al centro devono
essere l'uomo e la donna, la persona umana. E oggi, al centro c'è il
denaro. Per mantenersi, per equilibrarsi, questo sistema deve andare
avanti con alcune misure 'di scarto'. E si scartano i bambini - il
livello di nascita in Europa non è tanto alto! (...). Si scartano
gli anziani.
Pace
stabile e duratura a Gerusalemme
La
Chiesa cattolica (...) ha la sua posizione dal punto di vista
religioso: sarà la città della pace delle tre religioni. (...) Le
misure concrete per la pace devono uscire dal negoziato. Si deve
negoziare. Io sarò d'accordo che dal negoziato forse venga questa
parte: sarà capitale di uno Stato, dell'altro... Ma queste sono
ipotesi. Io non dico. 'deve essere così', no, sono ipotesi che loro
devono negoziare. Davvero, io non mi sento competente per dire: 'si
faccia questo o questo o questo', perché sarebbe una pazzia, da
parte mia. Ma credo che si debba entrare con onestà, fratellanza,
mutua fiducia sulla strada del negoziato. E lì si negozia tutto:
tutto il territorio, anche i rapporti. Serve
coraggio, per fare questo, e io prego tanto il Signore perché questi
due Leaders, questi due Governi abbiano il coraggio di andare avanti.
Questa è l'unica strada per la pace.
Celibato
sacerdotale
Ma
la Chiesa cattolica ha preti sposati, no? I cattolici greci,
cattolici copti...no? Ci sono, nel rito orientale, ci sono preti
sposati. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola
di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa.
Non essendo un dogma di fede, sempre c'è la porta aperta.
Rapporti
con gli ortodossi
Con
Bartolomeo (...) abbiamo parlato dell'unità: ma l'unità si fa lungo
la strada, l'unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l'unità
in un congresso di teologia. E lui mi ha detto che è vero quello che
io sapevo, che Atenagora ha detto a Paolo VI: 'Noi andiamo insieme,
tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un'isola, che discutano
tra loro, e noi camminiamo nella vita!'. (...) Me l'ha detto in
questi giorni Bartolomeo. Camminare insieme, pregare insieme,
lavorare insieme in tante cose che possiamo fare insieme, aiutarci
insieme. Per esempio, con le chiese. A Roma, e in tante città, tanti
ortodossi usano chiese cattoliche al tale orario o al tal altro,
come un aiuto per questo andare insieme. Un'altra cosa di cui abbiamo
parlato, che forse nel Consiglio pan-ortodosso si faccia qualcosa, è
la data della Pasqua, perché è un po' ridicolo: 'Dimmi, il tuo
Cristo quando resuscita? - La settimana prossima - Il mio è
resuscitato la scorsa'.... Sì, la data della Pasqua è un segno di
unità. (...) E, una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il
problema dell'ecologia (...) abbiamo parlato abbastanza di fare
insieme un lavoro congiunto su questo problema.
Prossimi
viaggi e problemi dei cristiani in Asia
Rispetto
all'Asia, ci sono in programma due viaggi: questo in Corea del Sud,
per l'incontro dei giovani asiatici, e poi, a gennaio prossimo, un
viaggio di due giorni in Sri Lanka e poi nelle Filippine, nella zona
che ha subito il tifone. Il problema della non libertà di praticare
la religione non è soltanto in alcuni Paesi asiatici: in alcuni, sì,
ma anche in altri Paesi del mondo. La libertà religiosa è una cosa
che non tutti i Paesi hanno. Alcuni hanno un controllo più o meno
leggero, tranquillo, altri adottano misure che finiscono in una vera
persecuzione dei credenti. Ci sono martiri! Ci sono martiri, oggi,
martiri cristiani. Cattolici e non cattolici, ma martiri. E in alcuni
luoghi non si può portare il crocifisso o non puoi avere una Bibbia.
Non puoi insegnare il catechismo ai bambini, oggi!"
Rinuncia
al pontificato in caso di mancanza di forze e la questione dei
pontefici emeriti.
Io
farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare la
volontà di Dio. Ma io credo che Benedetto XVI non sia un caso unico.
È
successo che non aveva le forze e onestamente - è un uomo di
fede, tanto umile - ha preso questa decisione. Io credo che lui sia
un'istituzione. Settant'anni fa, i vescovi emeriti non esistevano,
quasi. E adesso, ce ne sono tanti. Cosa succederà con i Papi
emeriti? Io credo che dobbiamo guardare a lui come a un'istituzione.
Lui ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti. Ce ne saranno
altri, o no? Dio lo sa. Ma questa porta è aperta: io credo che un
Vescovo di Roma, un Papa che sente che le sue forze vengono meno -
perché adesso si vive tanto tempo - deve farsi le stesse domande che
si è posto Papa Benedetto.
Beatificazione
di Pio XII
La
causa di Pio XII è aperta. Io mi sono informato: ancora non c'è
nessun miracolo e se non ci sono miracoli non può andare avanti.
Sinodo
sulla famiglia e divorziati risposati
Il
Sinodo sarà sulla famiglia, sui problema della famiglia, sulle
ricchezze della famiglia, sulla situazione attuale della famiglia.
(...) E a me non è piaciuto che tante persone - anche di Chiesa,
preti - hanno detto: 'Ah, il Sinodo per dare la comunione ai
divorziati', e sono andati proprio a quel punto. Io ho sentito come
se tutto si riducesse ad una casistica. No, la cosa è più ampia
(...) Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi
mondiale. I giovani non vogliono sposarsi o non si sposano o
convivono, il matrimonio è in crisi, e così la famiglia. E io non
vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non potrà?
(...) Il problema pastorale della famiglia è molto, molto ampio,
molto ampio. E si deve studiare caso per caso. Una cosa che Papa
Benedetto ha detto tre volte sui divorziati (...) di studiare le
procedure di nullità matrimoniale, studiare la fede con la quale una
persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono
scomunicati, e tante volte sono trattati come scomunicati.
Riforma
della Curia Romana
Il
Consiglio degli otto Cardinali studia tutta la Costituzione 'Pastor
Bonus' e la Curia Romana. Ha fatto consultazioni con tutto il mondo,
con tutta la Curia e incomincia a studiare alcune cose. (...)
Accorpare alcuni dicasteri, per esempio, per alleggerire un po'
l'organizzazione.... Uno dei punti chiave è stato quello economico,
e quel dicastero dell'economia aiuterà tanto. Deve lavorare insieme
con la Segreteria di Stato, perché le cose sono collegate (...) Gli
ostacoli sono gli ostacoli normali di tutto il processo. Studiare la
strada... La persuasione è tanto importante. (...) Ci sono alcune
persone che non ci vedono chiaro, ma ogni riforma comporta queste
cose. Ma io sono contento: davvero, sono contento. Si è lavorato
abbastanza e questa commissione ci aiuta tanto.
CALENDARIO ATTIVITÀ SANTO PADRE GIUGNO, LUGLIO, AGOSTO
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). Di seguito riportiamo il calendario delle celebrazioni
presiedute del Santo Padre nei mesi di giugno, luglio ed agosto 2014:
GIUGNO
Domenica
8: Domenica di Pentecoste. Alle ore 10:00, nella Basilica Vaticana,
Santa Messa.
Giovedì
12: Alle ore 10:00, nella Sala del Concistoro, Concistoro per alcune
Cause di Canonizzazione.
Giovedì
19: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Alle ore
19:00, in Piazza San Giovanni in Laterano, Santa Messa e Processione
a Santa Maria Maggiore e Benedizione Eucaristica.
Sabato
21: Visita Pastorale a Cassano allo Jonio (Italia).
Domenica
29: Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Alle ore 9:30, nella
Basilica Vaticana, Santa Messa e imposizione del Pallio ai nuovi
Metropoliti.
LUGLIO
Sabato
5: Visita Pastorale a Campobasso e Isernia (Italia).
AGOSTO
Mercoledì
13-Lunedì 18: Viaggio Apostolico nella Repubblica di Corea in
occasione della Sesta Giornata della Gioventù Asiatica.
ALTRI ATTI PONTIFICI
Città
del Vaticano, 27 maggio 2014
(VIS). Il Santo Padre:
-
Ha accettato per raggiunti limiti d'età la rinuncia presentata dal
Vescovo Adam Lepa, all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di
Łódź (Polonia).
-
Ha concesso il Suo Assenso all’elezione canonicamente fatta dal
Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina del Sacerdote Yosafat
Moshchych, Miss.St.André, all'ufficio di Vescovo Ausiliare
dell’Arcieparchia di Ivano-Frankivsk degli Ucraini (superficie:
6.700; popolazione: 782.375; cattolici: 603.808; sacerdoti: 499;
religiosi: 172), Ucraina). Il Vescovo eletto è nato nel 1976 a
Stariy Rozdil (Ucraina), è stato ordinato sacerdote nel 1999 e nel
2002 ha emesso i voti perpetui nella Congregazione missionaria di
Sant’Andrea Apostolo, di diritto eparchiale. Dal 2003 è Superiore
Generale della Congregazione Missionaria di Sant'Andrea Apostolo e,
da alcuni anni, responsabile per le attività di evangelizzazione e
della pastorale per i migranti nellArcieparchia di
Ivano-Frankivsk. Dal 2011 è anche Sincello per le aggregazioni
laicali della medesima circoscrizione ecclesiastica.
-
Ha accettato per raggiunti limiti d'età la rinuncia presentata dal
Vescovo Francisco González Valer, S.F.,a l’ufficio di Ausiliare
dell’Arcidiocesi di Washington (Stati Uniti d'America).
lunedì 26 maggio 2014
PAPA FRANCESCO ALLA SPIANATA DELLE MOSCHEE: NESSUNO STRUMENTALIZZI PER LA VIOLENZA IL NOME DI DIO!
Città
del Vaticano, 26 maggio 2014 (VIS). Questa mattina il Santo Padre si
è recato alla Spianata delle Moschee, una spianata artificiale di
forma trapezoidale che occupa un sesto della superficie della Città
Vecchia. L'area è tre volte sacra: gli ebrei la ritengono il luogo
dell'episodio di Abramo e di Isacco e il sito del Tempio di Salomone;
i musulmani la considerano la terza meta di pellegrinaggio, dopo La
Mecca e Medina; per i cristiani, infine, è il luogo della profezia
di Cristo sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme. Sull'area
sorgono due dei più importanti monumenti islamici: la Moschea
Al-Aqsa e la Cupola della Roccia.
La
vettura del Papa entrata dalla Porta al-Asbat, si è fermata
all'ingresso della Cupola della Roccia dove erano ad attenderlo il
Gran Mùfti Muhammad Ahmad
Husayn, suprema autorità giuridico-religiosa di Gerusalemme e del
popolo arabo musulmano in Palestina, e il Direttore Generale del
Consiglio del "Waqf" (Beni appartenenti agli enti religiosi
islamici). Dopo una breve visita il Papa è stato accompagnato
all'edificio del Gran Consiglio, al-Kubbah al-Nahawiyya, dove lo
attendevano importanti esponenti della Comunità musulmana.
"Ponendomi
sulle orme dei miei Predecessori, e in particolare - ha detto il Papa
- nella luminosa scia del viaggio di Paolo VI di cinquant’anni fa,
il primo di un Papa in Terra Santa, ho desiderato tanto venire come
pellegrino per visitare i luoghi che hanno visto la presenza terrena
di Gesù Cristo. Ma questo mio pellegrinaggio non sarebbe completo se
non contemplasse anche l’incontro con le persone e le comunità che
vivono in questa Terra, e pertanto sono particolarmente lieto di
ritrovarmi con voi, fedeli musulmani, fratelli cari. (...) Musulmani,
Cristiani ed Ebrei riconoscono in Abramo, seppure ciascuno in modo
diverso, un padre nella fede e un grande esempio da imitare. Egli si
fece pellegrino, lasciando la propria gente, la propria casa, per
intraprendere quell’avventura spirituale alla quale Dio lo
chiamava".
"Un
pellegrino è una persona che si fa povera, che si mette in cammino,
è protesa verso una meta grande e sospirata, vive della speranza di
una promessa ricevuta. Questa fu la condizione di Abramo, questa
dovrebbe essere anche il nostro atteggiamento spirituale. Non
possiamo mai ritenerci autosufficienti, padroni della nostra vita;
non possiamo limitarci a rimanere chiusi, sicuri nelle nostre
convinzioni. Davanti al mistero di Dio siamo tutti poveri, sentiamo
di dover essere sempre pronti ad uscire da noi stessi, docili alla
chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire
per noi".
"In
questo nostro pellegrinaggio terreno non siamo soli - ha continuato
il Papa - incrociamo il cammino di altri fedeli, a volte
condividiamo con loro un tratto di strada, a volte viviamo insieme
una sosta che ci rinfranca. Tale è l’incontro di oggi, e lo vivo
con gratitudine particolare: è una gradita sosta comune, resa
possibile dalla vostra ospitalità, in quel pellegrinaggio che è la
vita nostra e delle nostre comunità. Viviamo una comunicazione e uno
scambio fraterni che possono darci ristoro e offrirci nuove forze per
affrontare le sfide comuni che ci si pongono innanzi. Non possiamo
dimenticare, infatti, che il pellegrinaggio di Abramo è stato anche
una chiamata per la giustizia: Dio lo ha voluto testimone del suo
agire e suo imitatore. Anche noi vorremmo essere testimoni dell’agire
di Dio nel mondo e per questo, proprio in questo nostro incontro,
sentiamo risuonare in profondità la chiamata ad essere operatori di
pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi doni e ad
apprendere dall’alto la misericordia, la grandezza d’animo, la
compassione".
Infine
il Papa ha lanciato "un accorato appello a tutte le persone e le
comunità che si riconoscono in Abramo: rispettiamoci ed amiamoci gli
uni gli altri come fratelli e sorelle! - ha detto - Impariamo a
comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la
violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la
pace! Salam!".
PAPA FRANCESCO AL "MURO DEL PIANTO"
Città
del Vaticano, 26 maggio 2014
(VIS). Questa mattina alle 8:00 il Papa, proveniente dalla Spianata
delle Moschee, ha raggiunto il Muro Occidentale di Gerusalemme o
"Muro del Pianto". La parete di quindici metri di altezza,
è un luogo di culto centrale per l'ebraismo, per ragioni storiche e
religiose, con numerose usanze come quella di inserire tra le
connessioni dei blocchi di pietra dei foglietti di carta su cui sono
scritti voti e preghiere. Accolto dal Rabbino Capo che lo ha
accompagnato in prossimità del Muro, il Santo Padre ha sostato da
solo e si è raccolto in preghiera silenziosa per alcuni minuti.
Quindi deponendo nel Muro Occidentale un foglietto con il Padre
Nostro in lingua spagnola, ha detto queste parole: "Ho scritto
il Padre Nostro di mio pugno nella lingua in cui l'ho imparato da mia
madre".
Successivamente
il Papa si è recato al Monte Herzl e con l'aiuto di un ragazzo e di
una ragazza cristiani ha deposto una corona di fiori nel cimitero
nazionale di Israele, alla Tomba di Theodor Herzl, fondatore del
Movimento sionista. Cambiando il suo itinerario, Papa Francesco ha
sostato davanti a una lapide in memoria delle vittime del terrorismo
in Israele.
Quindi
in autovettura il Papa ha raggiunto il Memoriale di Yad Vashem,
monumento eretto dallo Stato di Israele nel 1953 in memoria dei sei
milioni di ebrei vittime dell'Olocausto. Insieme al Presidente della
Fondazione, il Papa ha percorso a piedi il perimetro del Mausoleo
fino all'ingresso d'onore della Sala della Rimembranza, dove lo
attendevano il Presidente dello Stato di Israele Shimon Perez., il
Primo Ministro e il Rabbino Presidente del Consiglio di Yad Vashem.
All'interno della Sala della Rimembranza è situato un Monumento alla
Memoria dell'Olocausto, con una fiamma perenne, proprio davanti alla
cripta contenente alcune urne con le ceneri di vittime dei vari campi
di concentramento. Il Papa ha acceso la fiamma del ricordo, ha
depositato sul Mausoleo una corona di fiori gialli e bianchi, e prima
di pronunciare il suo discorso, ha letto l'Antico Testamento.
Successivamente Papa Francesco ha letto una riflessione sulla forza e
sul dolore del male e sulle "strutture del peccato",
contrarie alla dignità della persona umana, creata a immagine e
somiglianza di Dio.
“'Adamo,
dove sei?' Dove sei, uomo? Dove sei finito? In questo luogo,
memoriale della 'Shoah', sentiamo risuonare questa domanda di Dio:
'Adamo, dove sei?'. In questa domanda c’è tutto il dolore del
Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della
libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse
nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso!
Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia
incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde
in un abisso senza fondo… Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi
sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che
cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo,
da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle
mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici.
Quel soffio viene da me, è cosa molto buona. No, questo abisso non
può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti
ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione
di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio?
Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in
sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi
torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”. Dal
suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te,
Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la
vergogna. Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto
la volta del cielo. Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera,
ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci
da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia
grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato
contro di te. Tu regni per sempre. Ricordati di noi nella tua
misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come
uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima
idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella
che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito
di vita. Mai più, Signore, mai più! “Adamo, dove sei?”.
Eccoci,
Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine
e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua
misericordia".
Infine
il Papa ha salutato alcuni sopravvissuti all'Olocausto ed ha apposto
la sua firma nel Libro d'Onore dello Yad Vashem, dove ha scritto:
"Con la vergogna di ciò che l'uomo, creato ad immagine e
somiglianza di Dio, è stato capace di fare. Con la vergogna
dell'uomo che si è fatto padrone del male; con la vergogna
dell'uomo, che pensando di essere dio, ha sacrificato a sé stesso i
suoi fratelli. Mai più!! Mai più!!".
Dopo
il saluto di un coro e delle Autorità che lo avevano accolto
all'arrivo, Papa Francesco si è recato in autovettura al Centro
Heichal Shlomo.
AL GRAN RABBINATO DI ISRAELE: NOSTRO CAMMINO DI AMICIZIA RAPPRESENTA UNO DEI FRUTTI DEL CONCILIO VATICANO II
Città
del Vaticano, 26 maggio 2014
(VIS). Il Centro "Hechal Shlomo", sede del Gran Rabbinato
di Israele, è stato lo scenario della visita di cortesia di Papa
Francesco al Gran Rabbino Askenazi Yona Metzger ed al Gran Rabbino
Sefardita Shlomo Amar. Entrambi hanno incontrato Papa Benedetto XVI
durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa nel 2009.
Dopo
un breve colloquio privato con i due Gran Rabbini, Papa Francesco si
è rivolto alle personalità presenti nello "Hechal Shlomo"
esprimendo la sua gioia per la loro calorosa accoglienza. "Come
sapete - ha ricordato Papa Francesco - fin dal tempo in cui ero
Arcivescovo di Buenos Aires ho potuto contare sull’amicizia di
molti fratelli ebrei".
"Insieme
ad essi abbiamo organizzato fruttuose iniziative di incontro e
dialogo, e con loro ho vissuto anche momenti significativi di
condivisione sul piano spirituale. Nei primi mesi di pontificato ho
potuto ricevere diverse organizzazioni ed esponenti dell’ebraismo
mondiale. Come già per i miei predecessori, queste richieste di
incontro sono numerose. Esse si aggiungono alle tante iniziative che
hanno luogo su scala nazionale o locale e tutto ciò attesta il
desiderio reciproco di meglio conoscerci, di ascoltarci, di costruire
legami di autentica fraternità".
"Questo
cammino di amicizia - ha proseguito il Pontefice - rappresenta uno
dei frutti del Concilio Vaticano II, in particolare della
Dichiarazione Nostra aetate, che tanto peso ha avuto e di cui
ricorderemo nel prossimo anno il 50° anniversario. In realtà, sono
convinto che quanto è accaduto negli ultimi decenni nelle relazioni
tra ebrei e cattolici sia stato un autentico dono di Dio, una delle
meraviglie da Lui compiute, per le quali siamo chiamati a benedire il
suo nome: 'Rendete grazie al Signore dei Signori, / perché il suo
amore è per sempre. / Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, /
perché il suo amore è per sempre'".
"Un
dono di Dio, che però non avrebbe potuto manifestarsi senza
l’impegno di moltissime persone coraggiose e generose, sia ebrei
che cristiani. Desidero in particolare fare menzione qui
dell’importanza assunta dal dialogo tra il Gran Rabbinato d’Israele
e la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con
l’Ebraismo. Un dialogo che, ispirato dalla visita del santo Papa
Giovanni Paolo II in Terra Santa, prese inizio nel 2002 ed è ormai
al suo dodicesimo anno di vita. Mi piace pensare, con riferimento al
Bar Mitzvah della tradizione ebraica, che esso sia ormai prossimo
all’età adulta: sono fiducioso che possa continuare ed abbia un
futuro luminoso davanti a sé".
"Non
si tratta solamente di stabilire, su di un piano umano relazioni di
reciproco rispetto: siamo chiamati, come Cristiani e come Ebrei, ad
interrogarci in profondità sul significato spirituale del legame che
ci unisce. Si tratta di un legame che viene dall’alto, che sorpassa
la nostra volontà e che rimane integro, nonostante tutte le
difficoltà di rapporti purtroppo vissute nella storia. Da parte
cattolica vi è certamente l’intenzione di considerare appieno il
senso delle radici ebraiche della propria fede. Confido, con il
vostro aiuto, che anche da parte ebraica si mantenga, e se possibile
si accresca, l’interesse per la conoscenza del cristianesimo, anche
in questa terra benedetta in cui esso riconosce le proprie origini e
specialmente tra le giovani generazioni".
"La
conoscenza reciproca del nostro patrimonio spirituale - ha concluso
il Pontefice - l’apprezzamento per ciò che abbiamo in comune e il
rispetto in ciò che ci divide, potranno fare da guida per
l’ulteriore futuro sviluppo delle nostre relazioni, che affidiamo
alle mani di Dio. Insieme potremo dare un grande contributo per la
causa della pace; insieme potremo testimoniare, in un mondo in rapida
trasformazione, il significato perenne del piano divino della
creazione; insieme potremo contrastare con fermezza ogni forma di
antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione. Il Signore
ci aiuti a camminare con fiducia e fortezza d’animo nelle sue vie.
Shalom!".
INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELLO STATO DI ISRAELE: GERUSALEMME SIA VERAMENTE LA CITTÀ DELLA PACE
Città
del Vaticano, 26 maggio 2014
(VIS). Questa mattina nel Palazzo Presidenziale si è svolto
l'incontro di Papa Francesco con il Presidente dello Stato d'Israele
Shimon Perez. È
stato un incontro privato molto cordiale nel quale il Santo Padre ha
detto al Presidente di voler aggiungere alle beatitudini una
ulteriore beatitudine: Beato colui che entra in casa di un uomo
saggio e buono. Successivamente il Pontefice e il Presidente hanno
raggiunto il giardino del Palazzo per piantare insieme un albero di
ulivo, simbolo di pace. Quindi sul podio si è svolto un incontro
pubblico, alla presenza di alcune centinaia di bambini di diverse
religioni.
"Le
sono grato, Signor Presidente - ha detto Papa Francesco - per
l’accoglienza riservatami e per le Sue gentili e sagge espressioni
di saluto, e sono lieto di poterLa nuovamente incontrare qui a
Gerusalemme, città che custodisce i Luoghi Santi cari alle tre
grandi religioni che adorano il Dio che chiamò Abramo. I Luoghi
Santi non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le
comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro
iniziative caritative. Perciò vanno perpetuamente salvaguardati
nella loro sacralità, tutelando così non solo l’eredità del
passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li
frequenteranno in futuro. Che Gerusalemme sia veramente la Città
della pace! Che risplendano pienamente la sua identità e il suo
carattere sacro, il suo universale valore religioso e culturale, come
tesoro per tutta l’umanità! Com’è bello quando i pellegrini e i
residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare
alle celebrazioni!"..
"Signor
Presidente, Lei è noto come uomo di pace e artefice di pace - ha
proseguito - Le esprimo la mia riconoscenza e la mia ammirazione per
questo Suo atteggiamento. La costruzione della pace esige anzitutto
il rispetto per la libertà e la dignità di ogni persona umana, che
Ebrei, Cristiani e Musulmani credono ugualmente essere creata da Dio
e destinata alla vita eterna. A partire da questo punto fermo che
abbiamo in comune, è possibile perseguire l’impegno per una
soluzione pacifica delle controversie e dei conflitti. A questo
riguardo rinnovo l’auspicio che si evitino da parte di tutti
iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di
giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la
pace con determinazione e coerenza".
"Va
respinto con fermezza - ha ribadito il Pontefice - tutto ciò che si
oppone al perseguimento della pace e di una rispettosa convivenza tra
Ebrei, Cristiani e Musulmani: il ricorso alla violenza e al
terrorismo, qualsiasi genere di discriminazione per motivi razziali o
religiosi, la pretesa di imporre il proprio punto di vista a scapito
dei diritti altrui, l’antisemitismo in tutte le sue possibili
forme, così come la violenza o le manifestazioni di intolleranza
contro persone o luoghi di culto ebrei, cristiani e musulmani".
"Nello
Stato d’Israele - ha ricordato il Papa - vivono e operano diverse
comunità cristiane. Esse sono parte integrante della società e
partecipano a pieno titolo delle sue vicende civili, politiche e
culturali. I fedeli cristiani desiderano portare, a partire dalla
propria identità, il loro contributo per il bene comune e per la
costruzione della pace, come cittadini a pieno diritto che,
rigettando ogni estremismo, si impegnano ad essere artefici di
riconciliazione e di concordia. La loro presenza e il rispetto dei
loro diritti – come del resto dei diritti di ogni altra
denominazione religiosa e di ogni minoranza – sono garanzia di un
sano pluralismo e prova della vitalità dei valori democratici, del
loro reale radicamento nella prassi e nella concretezza della vita
dello Stato".
"Signor
Presidente - ha concluso il Papa parlando a braccio - Lei sa che io
prego per lei ed io so che lei prega per me, e Le assicuro la mia
continua preghiera per le Istituzioni e per tutti i cittadini
d’Israele. Assicuro in modo particolare la mia costante supplica a
Dio per l’ottenimento della pace e con essa dei beni inestimabili
che le sono strettamente correlati, quali la sicurezza, la
tranquillità di vita, la prosperità, e - quello che è più bello -
la fratellanza. Rivolgo infine il mio pensiero a tutti coloro che
soffrono per le conseguenze delle crisi ancora aperte nella regione
medio-orientale, perché al più presto vengano alleviate le loro
pene mediante l’onorevole composizione dei conflitti. Pace su
Israele e in tutto il Medio Oriente! Shalom!".
Al
termine dell'Incontro, il Papa si è diretto al Pontificio istituto
"Notre Dame of Jerusalem Center" - un centro dei Padri
Agostiniani dell'Assunzione di Francia (Assunzionisti) che accoglie i
pellegrini in Terra Santa - considerato "luogo santo ecumenico"
e prelatura territoriale, il cui Prelato è il Delegato Apostolico a
Gerusalemme e in Palestina. Qui il Papa ha ricevuto in udienza
privata il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu.
ARRIVO DEL PAPA IN ISRAELE: ISRAELIANI E PALESTINESI VIVERE IN PACE E SICUREZZA ENTRO CONFINI INTERNAZIONALMENTE RICONOSCIUTI
Città
del Vaticano, 25 maggio 2014 (VIS). Nel primo pomeriggio il Papa si è
recato alla Basilica della Natività. Le prime notizie storiche sulla
"caverna del presepio di Betlemme" risalgono ad Origene.
Nel 326, l'imperatore Costantino fece costruire sul sito una basilica
che ricopre la Grotta della Natività con il pavimento rialzato
rispetto al terreno. Danneggiata dagli incendi e dalla rivolta dei
Samaritani (529), venne restaurata verso il 540. Nel 614, i persiani
di Cosroe II invasero la regione ma risparmiarono la Basilica per la
presenza degli affreschi che rappresentavano i re Magi in costumi
persiani. Nel 638, i musulmani entrarono a Betlemme che passò ai
Crociati con l'ingresso di Tancredi nel 1099. Nel 1187 Saladino
occupò Gerusalemme e Betlemme ma risparmiò il Santuario. Nel 1192,
il vescovo di Salisbury, Hubert Valter, ottenne di ristabilire il
culto latino in cambio del pagamento del tributo da parte dei fedeli.
Nel 1347, i Francescani ottennero dagli ottomani di ufficiare nella
Basilica e il possesso della Grotta e della Basilica. Nel secolo XVI
iniziava il periodo delle contestazioni per il possesso del Santuario
tra francescani e greci ortodossi, che cambiava mano a secondo del
favore che godevano presso la Sublime Porta le nazioni che
appoggiavano le due comunità. Con la sconfitta e l'espulsione dei
Veneziani da Creta nel 1669, gli ortodossi furono autorizzati a
prendere possesso della Grotta e della Basilica. Quest'ultima rimane
tuttora di loro proprietà mentre la Grotta della Natività è
tornata ai Francescani nel 1690. La Basilica di Santa Caterina,
attigua alla Basilica della Natività, è la parrocchia dei latini di
Betlemme.
La
proprietà dei singoli Luoghi Santi è una vexata questio che oppone
da secoli le comunità appartenenti alle tre religioni monoteiste di
Terra Santa ed è un tema "caldo" persino per le
cancellerie internazionali. Agli inizi del secolo XVII , la lotta tra
le comunità bizantina e latina, già accesa, cominciò a subire gli
alti e bassi della politica internazionale e delle relazioni tra le
potenze dell'epoca: il Sultano di Istanbul che considerava i Luoghi
Santi cristiani come proprietà dello Stato, le Repubbliche Marinare
italiane che proteggevano i latini, e lo Zar di Russia, tradizionale
protettore delle Chiese ortodosse. Alcuni santuari passano da una
comunità all'altra, a volte solo in base alle somme di denaro
offerte alla Sublime Porta. Nel 1850, una richiesta francese diretta
al Sultano per definire la questione provoca un nuovo scontro con la
Russia; Istanbul emana allora (1852) un decreto che sancisce il
mantenimento della situazione vigente de facto nei vari santuari. Lo
"Statu quo" ha congelato praticamente i reclami dei
Francescani in merito agli espropri di cui erano stati vittime da
secoli e che hanno comportato un caro prezzo in vite umane e in
proprietà. Questo editto ottomano è in vigore a tutt'oggi e governa
la situazione di alcuni santuari come la Grotta della Natività a
Betlemme, il Cenacolo e il Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Recatosi
in visita privata alla Grotta della Natività di Betlemme, accedendo
attraverso un passaggio interno tra il convento "Casa Nova"
e la Basilica greco-ortodossa, Papa Francesco si è raccolto alcuni
momenti in preghiera. Quindi è ritornato al Convento "Casa
Nova" attraverso lo stesso passaggio interno per una foto con i
Frati e per uscire dove si trovava il corteo papale. Successivamente
il Papa si è recato al "Phoenix Center" di Betlemme, che
sorge all'interno del campo profughi di Dheisheh, costruito grazie ad
un dono di Papa Wojtyla, che visitò il campo profughi durante il
Pellegrinaggio giubilare dell'Anno 2000. Papa Francesco ha raggiunto
il grande auditorium del centro dove alcune centinaia di bambini
provenienti dai campi profughi di Dheisheh, Aida e Beit Jibrin, hanno
eseguito canti di accoglienza. Un bambino e una bambina hanno
consegnato al Papa alcuni disegni, lettere e lavori artigianali. Il
Santo Padre ha pregato con i bambini e prima di impartire la sua
Benedizione, ha ascoltato un bambino che ha letto una lettera: "Caro
Papa Francesco, Siamo i figli della Palestina. Da 66 anni i nostri
genitori subiscono l’occupazione. Abbiamo aperto i nostri occhi
sotto questa occupazione e abbiamo visto la nakba negli occhi dei
nostri nonni, quando hanno lasciato questo mondo. Vogliamo dire al
mondo: basta sofferenze e umiliazioni!".
"Non
lasciate mai che il passato determini la vostra vita - ha risposto il
Papa - Guardate sempre avanti. Lavorate e lottate per ottenere le
cose che volete. Però, sappiate una cosa, che la violenza non si
vince con la violenza! La violenza si vince con la pace! Con la pace,
con il lavoro, con la dignità di far andare avanti la patria!".
Infine il Papa ha raggiunto l'eliporto dove il Presidente dello Stato
di Palestina si è congedato dal Pontefice, alla presenza della
Guardia d'Onore.
Dopo
mezz'ora di viaggio Papa Francesco è giunto all'aeroporto
internazionale Ben Gurion di Tel Aviv (Israele), dove è stato
accolto dal Presidente della Repubblica di Israele Shimon Perez e dal
Primo Ministro Benjamin Netanyahu, dalle Autorità politiche, civili
e religiose, dagli Ordinari di Terra Santa e da un gruppo di giovani
con un coro. "Vengo pellegrino a 50 anni dallo storico viaggio
del Papa Paolo VI - ha ricordato Papa Francesco - Da allora sono
cambiate molte cose tra la Santa Sede e lo Stato di Israele: le
relazioni diplomatiche, che ormai da un ventennio esistono tra noi,
hanno favorito l’accrescersi di rapporti buoni e cordiali, come
testimoniano i due Accordi già firmati e ratificati e quello in via
di perfezionamento. In questo spirito rivolgo il mio saluto a tutto
il popolo d’Israele ed auguro che si realizzino le sue aspirazioni
di pace e prosperità".
"Sulle
orme dei miei Predecessori sono giunto come pellegrino in Terra
Santa, dove si è dispiegata una storia plurimillenaria e sono
accaduti i principali eventi legati alla nascita e allo sviluppo
delle tre grandi religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo
e l’Islam; perciò essa è punto di riferimento spirituale per
tanta parte dell’umanità. Auspico dunque - ha proseguito il
Pontefice - che questa Terra benedetta sia un luogo in cui non vi sia
alcuno spazio per chi, strumentalizzando ed esasperando il valore
della propria appartenenza religiosa, diventa intollerante e violento
verso quella altrui. Durante questo mio pellegrinaggio in Terra Santa
visiterò alcuni luoghi tra i più significativi di Gerusalemme,
città di valore universale. Gerusalemme significa 'città della
pace'. Così la vuole Dio e così desiderano che sia tutti gli uomini
di buona volontà. Ma purtroppo questa città è ancora tormentata
dalle conseguenze di lunghi conflitti. Tutti noi sappiamo quanto sia
urgente la necessità della pace, non solo per Israele, ma anche per
tutta la regione. Si moltiplichino perciò gli sforzi e le energie
allo scopo di giungere ad una composizione giusta e duratura dei
conflitti che hanno causato tante sofferenze. In unione con tutti gli
uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di
responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di
soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che Israeliani e
Palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con
coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione
e della pace. Non ce n’è un’altra".
"Pertanto
rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI (2009):
sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il
diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini
internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il
Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con
dignità e a viaggiare liberamente. La 'soluzione di due Stati'
diventi realtà e non rimanga un sogno".
"Un
momento particolarmente toccante del mio soggiorno nel vostro Paese
sarà la visita al Memoriale di 'Yad Vashem', a ricordo dei sei
milioni di ebrei vittime della 'Shoah', tragedia che rimane come
simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando,
fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di
ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il
popolo a cui appartiene e la religione che professa. Prego Dio che
non accada mai più un tale crimine, di cui sono state vittime in
primo luogo ebrei e anche tanti cristiani e altri. Sempre memori del
passato, promuoviamo un’educazione in cui l’esclusione e lo
scontro lascino il posto all’inclusione e all’incontro, dove non
ci sia posto per l’antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti,
e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza
verso persone e popoli".
"Con
cuore profondamente addolorato - ha detto il Santo Padre - penso a
quanti hanno perso la vita nell'efferato attentato avvenuto ieri a
Bruxelles. Non rinnovare la mia viva deplorazione per tale criminoso
atto di odio antisemita, affido a Dio Misericordioso le vittime e
invoco la guarigione per i feriti".
"La
brevità del viaggio limita inevitabilmente le possibilità di
incontro. Vorrei da qui salutare tutti i cittadini israeliani ed
esprimere loro la mia vicinanza, in particolare a chi vive a Nazareth
e in Galilea, dove sono presenti anche tante comunità cristiane".
A conclusione del suo discorso il Papa si è rivolto ai Vescovi e ai
fedeli cristiani incoraggiandoli "a proseguire con fiducia e
speranza la loro serena testimonianza a favore della riconciliazione
e del perdono, seguendo l’insegnamento e l’esempio del Signore
Gesù, che ha dato la vita per la pace tra l’uomo e Dio, tra
fratello e fratello. Siate fermento di riconciliazione, portatori di
speranza, testimoni di carità. Sappiate che siete sempre nelle mie
preghiere".
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