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domenica 20 novembre 2011

AI BAMBINI: CHIEDETE AI VOSTRI GENITORI DI PREGARE CON VOI!

CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2011 (VIS). Poco prima delle 17:00, Benedetto XVI è giunto al Foyer “Paix et Joie” dove sei suore missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta ospitano stabilmente da decenni bambini abbandonati o malati e assicurano alimentazione ad altri bambini del quartiere che soffrono di malnutrizione.

  Il Papa è stato accolto da bambini con canti e balli. Dopo aver pregato con loro ed aver impartito la sua Benedizione, Benedetto XVI ha compiuto una breve visita al Foyer e successivamente, sempre accompagnato dai bambini, si è recato all’attigua Chiesa parrocchiale di Santa Rita. Erano ad attendere il Santo Padre 800 bambini della città con i loro accompagnatori. Il Coro dell’Infanzia Missionaria ha animato l’incontro che è iniziato con l’adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo le parole di saluto del Vescovo di Porto-Novo, Monsignor René-Marie Ehuzu, C.I.M., e dei bambini, il Santo Padre ha rivolto ai piccoli alcune parole in francese:

  “E’ con grande gioia che io vi saluto. Grazie di essere venuti così numerosi! Dio nostro Padre ci ha riunito attorno al suo Figlio e nostro Fratello, Gesù Cristo, (...) che ci ama tanto, è veramente presente nei tabernacoli di tutte le chiese del mondo, nei tabernacoli delle chiese dei vostri quartieri e delle vostre parrocchie. Io vi invito a farGli visita spesso per dirGli il vostro amore”.

  “Alcuni tra voi hanno già fatto la prima Comunione, altri vi si preparano. (...) Quando ricevo l’Eucaristia, Gesù viene ad abitare in me. Devo accoglierlo con amore e ascoltarlo attentamente. Nel profondo del mio cuore, posso dirgli per esempio: ‘Gesù, so che tu mi ami. Dammi il tuo amore così che io ti ami e ami gli altri con il tuo amore. Ti affido le mie gioie, le mie pene e il mio futuro’. Non esitate, cari bambini, a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità”.

  “Che cos’è la preghiera? È un grido d’amore lanciato verso Dio nostro Padre con la volontà di imitare Gesù nostro fratello. (...) Come Gesù, anch’io posso trovare ogni giorno un luogo calmo in cui mi raccolgo davanti a una croce o ad una immagine sacra per parlare a Gesù e ascoltarlo. Posso anche usare il Vangelo. Poi conservo nel mio cuore un passo che mi colpisce e mi può guidare durante la giornata. Restare così un po’ di tempo con Gesù, Gli permette di riempirmi del suo amore, della sua luce e della sua vita! Questo amore che ricevo nella preghiera, sono chiamato a donarlo a mia volta ai miei genitori, ai miei amici, a tutti quelli con cui vivo, anche a coloro che non mi amano, e anche a coloro che non apprezzo molto. (...) Chiedete anche ai vostri genitori di pregare con voi!”

  “Guardate! Tiro fuori un rosario dalla mia tasca. (...) È semplice pregare il rosario. Forse lo conoscete già, altrimenti chiedete ai vostri genitori di insegnarvi. Del resto, alla fine del nostro incontro ciascuno di voi riceverà un rosario. Quando lo avrete in mano, potrete pregare (...) per tutte le intenzioni importanti. E ora, prima che vi benedica tutti con grande affetto, recitiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra”.
PV-BENIN                             VIS 20111120 (560)

RISCOPRIRE SCRITTURA COME SORGENTE COSTANTE RINNOVAMENTO


CITTA' DEL VATICANO, 20 NOV. 2011 (VIS). La Cappella della Nunziatura Apostolica di Cotonou è stata, nel pomeriggio di ieri, la sede dell’incontro dei Vescovi del Benin - che conta 10 Diocesi - con il Santo Padre. Benedetto XVI ha ricordato che la Nazione commemora il 150° anniversario degli inizi dell’evangelizzazione ad opera dei missionari della Società delle Missioni Africane.

 “La Chiesa - ha detto il Santo Padre - è particolarmente riconoscente a tutti i missionari, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, provenienti da altre terre o originari di questo Paese, che si sono succeduti da quel tempo fino ad oggi. Essi hanno generosamente fatto dono della loro vita, talvolta in modo eroico, affinché l’amore di Dio sia annunciato a tutti”.

  “La celebrazione di questo Giubileo dev’essere per le vostre comunità e per ciascuno dei loro membri l’occasione di un profondo rinnovamento spirituale. - ha sottolineato il Pontefice -. E spetta a voi, in quanto Pastori del popolo di Dio, di discernerne i contorni alla luce della Parola di Dio. L’Anno della fede, che ho voluto promulgare in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, sarà certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini. In effetti, è perché hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita che, dopo 150 anni, degli uomini e delle donne hanno avuto il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo. Oggi, questo stesso atto dev’essere al centro della vita della Chiesa intera. (...) Questo atteggiamento richiede una conversione costante per dare nuova forza alla dimensione profetica del nostro annuncio. (...) Questo incontro con Cristo dev’essere saldamente radicato nell’accoglienza e nella meditazione della Parola di Dio. Infatti, la Scrittura deve occupare un posto centrale nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Vi incoraggio dunque a fare della sua riscoperta una sorgente di rinnovamento costante, affinché essa unifichi la vita quotidiana dei fedeli e sia sempre più al cuore di ogni attività ecclesiale”.

  “Questa Parola di Dio, la Chiesa non può tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo. Questo anno giubilare dev’essere per la Chiesa nel Benin un’occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria. Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro Battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilità di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana”. (...)

  “D’altra parte, come ho sottolineato nell’Esortazione apostolica post-sinodale ‘Verbum Domini’, ‘in nessun modo la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale’. La Chiesa deve dunque andare verso tutti”.

  “Perché il mondo creda in questa Parola che la Chiesa annuncia, è indispensabile che i discepoli di Cristo siano uniti tra loro. Guide e Pastori del vostro popolo, voi siete chiamati ad avere una viva coscienza della fraternità sacramentale che vi unisce e dell’unica missione che vi è affidata, per essere effettivamente segni e promotori di unità nelle vostre diocesi. (...) Le difficoltà incontrate, che talvolta possono essere serie, non devono mai dar motivo di disperare, ma al contrario diventare incitamenti a suscitare nei sacerdoti e nei vescovi una profonda vita spirituale che riempia il loro cuore di un amore sempre più grande per Cristo”.

  “La formazione dei futuri sacerdoti delle vostre diocesi è una realtà che vi sta particolarmente a cuore” - ha detto il Santo Padre ai Vescovi, incoraggiandoli vivamente “a farne una delle vostre priorità pastorali. È indispensabile che una solida formazione umana, intellettuale e spirituale permetta ai giovani di raggiungere un equilibrio personale, psicologico e affettivo, che li prepari ad assumere le realtà della vita sacerdotale, particolarmente nel campo relazionale”.

  “Il ministero episcopale al quale il Signore vi ha chiamati conosce le sue gioie e le sue pene. Incontrandovi questa sera, vorrei lasciare a ciascuno di voi un messaggio di speranza. Nel corso di questi ultimi 150 anni, il Signore ha fatto grandi cose in mezzo al popolo del Benin. Siate certi che Egli continua ad accompagnarvi giorno per giorno nel vostro impegno a servizio dell’evangelizzazione. Siate sempre Pastori secondo il cuore di Dio, autentici servitori del Vangelo. È questo che gli uomini e le donne del nostro tempo aspettano da voi”.

  Al termine dell’incontro, il Papa con i Vescovi del Benin e il Seguito Papale, hanno cenato nella sede della Nunziatura Apostolica di Cotonou.
PV-BENIN/                                        VIS 20111120 (770)

DIO CI CHIEDE DI ESSERE ATTENTI AL GRIDO DEL POVERO

CITTA' DEL VATICANO, 20 NOV. 2011 (VIS). Oggi, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, il Santo Padre ha concelebrato l’Eucaristia con oltre 200 Vescovi africani e un migliaio di sacerdoti del Benin. Nello “Stade de l’Amitié” di Cotonou, erano presenti il Presidente della Repubblica, Signor Thomas Yayi Boni, numerose Autorità, e 30.000 pellegrini provenienti dalla Nigeria, dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso. La Celebrazione si è svolta in latino, francese, mina, yoruba, dendi, portoghese e inglese.

  Di seguito riportiamo alcuni estratti dell’omelia di Benedetto XVI:

  “E’ per me una grande gioia visitare per la seconda volta questo caro Continente africano (...) in Benin, e rivolgervi un messaggio di speranza e di pace. (...) La nostra celebrazione eucaristica in questa solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è l’occasione per rendere grazie a Dio per il 150° anniversario degli inizi dell’evangelizzazione del Benin, come pure per la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutasi a Roma vari mesi fa”.

  “Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci dice che Gesù, il Figlio dell’uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso. Non vediamo in questo una semplice formula letteraria, una semplice immagine! Tutta l’esistenza di Gesù ne è una dimostrazione. (...) Lui che non aveva dove posare il capo, sarà condannato a morire su una croce. Questo è il Re che celebriamo!”.

  “Indubbiamente questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato”.

  “Il battezzato sa che la sua decisione di seguire Cristo può condurlo a grandi sacrifici, talvolta persino a quello della vita. Ma, come ci ha ricordato San Paolo, Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione. Ci introduce in un mondo nuovo, un mondo di libertà e di felicità. Ancora oggi tanti legami con il mondo vecchio, tante paure ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti. Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio!”. (...)

  “Questo passo del Vangelo è veramente una parola di speranza, poiché il Re dell’universo s’è fatto vicinissimo a noi, servo dei più piccoli e dei più umili. E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società. Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo”.

Il cristiano, costruttore di pace

  “E quest’oggi vi invito ancora a rallegrarvi con me. In effetti, sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in Benin per la prima volta. (...) Tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, questo dono dell’incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri. (...) E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo! Molti sono anche quanti fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio! Molti sono coloro la cui fede è debole”.

  “La Chiesa in Benin ha ricevuto molto dai missionari: essa deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù. (...) Il cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà, doni che Gesù stesso ci ha fatto. Nell’esservi fedeli, noi collaboriamo alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l’umanità”.

  “Vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia. (...) Che Cristo Gesù dia a tutti voi la forza di vivere da cristiani e di cercare di trasmettere generosamente alle nuove generazioni ciò che avete ricevuto dai vostri Padri nella fede!”.

  Successivamente il Papa ha rivolto parole di saluto in inglese ai pellegrini provenienti dal Ghana, dal Niger e dai paesi limitrofi, ed ha detto: “Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio”.

  Infine il Pontefice si è rivolto ai fedeli di lingua portoghese invitandoli a “rinnovare la vostra decisione di appartenere a Cristo e di servire il suo Regno di riconciliazione, di giustizia e di pace!”.
PV-BENIN/                           VIS 20111120 (1000)

CHIESA IN AFRICA: SII LUCE DEL MONDO, ATTRAVERSO LE PROVE

CITTA' DEL VATICANO, 20 NOV. 2011 (VIS). Al termine della Santa Messa il Papa ha consegnato l’Esortazione Apostolica Postsinodale “Africae Munus” ai Presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali e regionali dell’Africa e ai Presidenti dei Sinodi delle Chiese Orientali cattoliche.

  “Dopo la ricezione di questo documento, prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa, ha spiegato il Santo Padre.

  “Una delle prime missioni della Chiesa è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell’annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa. Questa non è solamente un messaggio o una parola. E’ soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesù Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna! Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia”.

  Infine Benedetto XVI ha concluso la sua allocuzione dicendo in portoghese: “Cara Chiesa in Africa, sii sempre più il sale della terra, di questa terra che Gesù Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, ‘Luce del mondo’. Dio ti benedica, cara Africa!”.

  Successivamente il Papa ha recitato l’Angelus, affidando alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, la nuova tappa che si apre per la Chiesa in questo Continente, affinché ella accompagni il futuro di questa evangelizzazione dell’intera Africa.

  “Cari fratelli e sorelle dell’Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani. Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate gli artefici della riconciliazione e della speranza. Con Maria, la Vergine del Magnificat, possiate sempre rimanere nella gioia. Questa gioia sia al cuore delle vostre famiglie e dei vostri Paesi!”.
PV-BENIN/                 VIS 20111120 (410)
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