CITTA' DEL VATICANO, 28 FEB. 2002 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, l'Arcivescovo John Patrick Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ed il Vescovo Pierfranco Pastore, Segretario del medesimo Dicastero, hanno presentato i seguenti documenti relativi ad Internet: "Etica in Internet" e "La Chiesa e Internet".
I documenti sono stati pubblicati in lingua tedesca, spagnola, francese, inglese, italiana, polacca e portoghese. L'Arcivescovo Foley ha presentato il primo documento: "Etica in Internet", all'inizio del quale si legge: "Fra i mezzi di comunicazione, (…) che durante lo scorso secolo e mezzo hanno progressivamente eliminato il tempo e lo spazio come ostacoli alla comunicazione fra un gran numero di persone, Internet è il più recente e per molti aspetti il più potente".
"In questo documento" - si legge ancora nel testo - "desideriamo esporre il punto di vista cattolico di Internet quale punto di partenza per la partecipazione della Chiesa al dialogo con altri settori della società".
"I principi di base per Internet" - ha commentato l'Arcivescovo Foley - "sono gli stessi validi per le altre forme della comunicazione: 'la persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'utilizzo dei mezzi della comunicazione sociale; la comunicazione può essere fatta da persone a persone per lo sviluppo integrale delle persone'" ed ha sottolineato che: "Internet è un'opportunità, una sfida, non una minaccia".
"'Etica in Internet'" - ha proseguito l'Arcivescovo Foley - "cita un passaggio molto interessante tratto dall'istruzione pastorale 'Communio et Progressio', pubblicata più di trent'anni fa: 'i mass media hanno la capacità di far sì che tutti gli uomini, in ogni luogo della terra 'diventino partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società', e certamente Internet può fare questo".
Nel testo del Documento, vengono illustrati alcuni motivi di preoccupazione relativi a questo nuovo strumento di comunicazione, fra i quali viene individuato il "'digital-divide', una forma di discriminazione che divide i ricchi dai poveri (…) sulla base dell'accesso o dell'impossibilità di accesso alla nuova tecnologia informatica", ribadendo che: "È necessario individuare modi per rendere Internet accessibile ai gruppi meno avvantaggiati". Il Presidente del Pontificio Consiglio ha citato inoltre le questioni etiche circa "la riservatezza, la sicurezza e la confidenzialità dei dati, il diritto d'autore e la proprietà intellettuale, la pornografia, siti che incitano all'odio, la diffusione di pettegolezzi e di diffamazioni mascherati da notizie e molto altro".
L'Arcivescovo ha però sottolineato che il documento nota giustamente che: "comunque non pensiamo che Internet sia solo fonte di problemi, piuttosto lo consideriamo fonte di benefici per la razza umana, benefici che si realizzeranno pienamente solo dopo la soluzione dei problemi esistenti".
In merito, nel documento si ribadisce come "Internet può aiutare le persone (…) ad ampliare gli orizzonti culturali ed educativi, a eliminare le divisioni, a promuovere lo sviluppo umano in una moltitudine di modi".
"Etica in Internet" - conclude con alcune raccomandazioni sull'uso di tale strumento e riconosce in primo luogo che: "la virtù della solidarietà è la misura del servizio che Internet presta al bene comune" e successivamente suggerisce che: "Bisognerebbe evitare una censura a priori da parte dei Governi. (…) Potrebbero rendersi necessari anche nuovi regolamenti per affrontare reati più strettamente legati a Internet quali la diffusione di virus, il furto di dati personali (…). Una regolamentazione di Internet è auspicabile e in linea di principio l'auto-regolamentazione è il metodo migliore". A questo proposito il documento nota che: "I codici etici dell'industria svolgono un ruolo utile".
Nel presentare il Documento "La Chiesa e Internet", il Vescovo Pierfranco Pastore ha affermato, all'inizio del suo discorso, che la Chiesa: "è chiamata a ricordare, con coraggio, a tutti gli uomini di buona volontà che Internet è un 'dono di Dio' e, come tale può e deve essere usata per il bene, può essere strumento di bene".
Commentando le opportunità e le sfide offerte da questo mezzo di comunicazione, nel testo del Documento viene ribadito che: "Internet è importante per molte attività e numerosi programmi ecclesiali quali l'evangelizzazione, la ri-evangelizzazione, la nuova evangelizzazione e la tradizionale opera missionaria 'ad gentes', la catechesi e altri tipi di educazione, notizie e informazioni, l'apologetica, governo, amministrazione e alcune forme di direzione spirituale e pastorale".
Il Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha citato la parte numero 6 del Secondo Capitolo del Documento nel quale si segnala che: "La Chiesa deve anche comprendere e utilizzare Internet come strumento di comunicazione interna. Per questo bisogna tener presente la sua natura speciale di mezzo diretto, immediato, interattivo e partecipativo".
"Internet" - si legge nel testo del documento - "pone alla Chiesa anche alcuni problemi particolari", fra i quali, "la presenza di siti denigratori, volti a diffamare e ad attaccare i gruppi religiosi ed etnici. La Chiesa cattolica è il bersaglio di alcuni di essi". Inoltre, "La proliferazione di siti web che si definiscono cattolici crea un problema di tipo diverso. Come abbiamo detto, i gruppi legati alla Chiesa dovrebbero essere presenti in modo creativo su Internet. Parimenti, hanno diritto di esservi presenti anche individui e gruppi non ufficiali, ben motivati e ben informati, che agiscono di propria iniziativa. Tuttavia è motivo di confusione, come minimo, non distinguere dalle posizioni autentiche della Chiesa interpretazioni dottrinali eccentriche, pratiche devozionali stravaganti e proclami ideologici che recano l'etichetta 'cattolico'".
Nella terza ed ultima parte del documento si rivolgono alcune raccomandazioni a diversi gruppi di persone: ai responsabili ecclesiali che svolgono funzioni direttive in tutti i settori della Chiesa che devono "comprendere i mezzi di comunicazione sociale, applicare questa comprensione all'elaborazione dei piani pastorali sulle comunicazioni sociali"; agli agenti pastorali, sacerdoti, diaconi, religiosi e operatori laici di pastorale, che devono apprendere l'uso di Internet e ricevere una formazione dottrinale e spirituale che li renda capaci di "testimoniare Cristo"; agli educatori e ai catechisti, i quali nelle università, nei collegi, nelle scuole cattoliche devono poter fruire di corsi e di "una formazione più avanzata in tecnologia" per prepararsi adeguatamente ad operare nell'ambito dei mezzi di comunicazione sociale.
Quanto ai genitori essi hanno l'obbligo "di guidare e sorvegliare i loro figli" nell'uso di questa tecnologia, accertandosi che "i computer dei loro figli siano provvisti di filtri (...) in modo da proteggerli il più possibile dalla pornografia, dai maniaci sessuali e da altri pericoli". Infine il documento si rivolge a tutte le persone di buona volontà consigliando "molta prudenza per individuare con chiarezza le implicazioni, il potenziale di bene e di male di questo nuovo mezzo", forza e coraggio per "difendere la fede contro il relativismo religioso e morale" ed infine, "temperanza" ed "autodisciplina", nell'uso di questo strumento tecnologico "per utilizzarlo saggiamente e soltanto per fare il bene".
CON-CS/ETICA:INTERNET/FOLEY:PASTORE VIS 20020228 (1120)