CITTA' DEL VATICANO, 9 MAR. 2004 (VIS). Cinque mesi dopo la sua elezione al Pontificato, il 16 ottobre 1978, il Santo Padre Giovanni Paolo II indirizzò a tutti i credenti, la Lettera Enciclica "Redemptor Hominis". Ricorrendo, il 15 marzo prossimo, il 25° anniversario della sua pubblicazione, riportiamo di seguito una sintesi del Documento, nel quale il nuovo Papa tracciava le linee guida del suo Pontificato: avvicinare tutti gli uomini a Cristo, ecumenismo, necessità di potenziare la dimensione morale del progresso e difesa dei diritti umani.
Tali missioni, che la Chiesa deve affrontare per entrare nel nuovo millennio cristiano, hanno il loro fondamento in una verità espressa all'inizio della Lettera: "Il Redentore dell'uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia".
L'Enciclica, firmata dal Pontefice, il 4 marzo 1979, si divide in quattro capitoli: "Eredità"; "Il Mistero della Redenzione"; "L'uomo redento e la sua situazione nel mondo contemporaneo" e "La missione della Chiesa e la sorte dell'uomo".
1. EREDITÀ. La storia avanza verso la fine del secondo millennio, e nell'anno 2000 si celebrerà il Grande Giubileo. Tale data ci ricorderà e rinnoverà la consapevolezza della verità chiave della fede, espressa da San Giovanni agli inizi del suo Vangelo: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". "In questo atto redentivo, la storia dell'uomo ha raggiunto nel disegno d'amore di Dio il suo vertice. (…) Attraverso l'Incarnazione Dio ha dato alla vita umana quella dimensione che intendeva dare all'uomo sin dal suo primo inizio".
Partendo da questa idea fondamentale, il Santo Padre Giovanni Paolo II intende porre in pratica gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e continuare così l'opera di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I.
"Nel difficile periodo postconciliare", Papa Paolo VI seppe mostrare al mondo l'autentico volto della Chiesa e preservarla dagli atteggiamenti critici. Si deve gratitudine a Paolo VI perché la Chiesa è "più unita nella comunione di servizio e nella coscienza dell'apostolato".
Papa Giovanni XXIII "impostò il problema dell'unione dei cristiani, come semplice conseguenza della volontà dello stesso Gesù Cristo, nostro Maestro, affermata (…) in modo particolare, nella preghiera del Cenacolo (…). 'Prego…, Padre…, perché tutti siano una cosa sola'. (…) La vera attività ecumenica significa apertura, avvicinamento, disponibilità al dialogo, comune ricerca della verità nel pieno senso evangelico e cristiano". Tutto ciò va perseguito con perseveranza, umiltà e coraggio, senza rinunciare alla verità divina insegnata dalla Chiesa.
II. IL MISTERO DELLA REDENZIONE Per andare verso il Padre, la Chiesa deve continuare a camminare verso Cristo, Redentore del mondo, perché solo in Lui c'è la salvezza. La Croce sul Calvario esprime l'eterna paternità di Dio, che mediante Cristo si avvicina nuovamente all'umanità, rivelando il suo amore e la sua misericordia.
"L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore. (…) E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso". La Chiesa "sa con tutta la certezza della fede, che la Redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all'uomo la dignità ed il senso della sua esistenza nel mondo". Il compito fondamentale della Chiesa, in particolare ai giorni nostri, "è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione, che avviene in Gesù Cristo". Questa missione apostolica trova nella nostra epoca grande opposizione rispetto al passato, tuttavia e più necessaria che mai.
III. L'UOMO REDENTO E LA SUA SITUAZIONE NEL MONDO CONTEMPORANEO. "La Chiesa, per riguardo a Cristo ed in ragione di quel mistero che costituisce la vita della Chiesa stessa, non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo, così come non può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia. Il Concilio Vaticano II, in diversi passi dei suoi documenti, ha espresso questa fondamentale sollecitudine della Chiesa, affinché 'la vita nel mondo' 'sia' più conforme all'eminente dignità dell'uomo' in tutti i suoi aspetti, per renderla 'sempre più umana'. Questa è la sollecitudine di Cristo stesso, il buon Pastore di tutti gli uomini".
"L'uomo d'oggi sembra essere minacciato da ciò che produce, cioè dal risultato del lavoro delle sue mani e, ancor più, del lavoro del suo intelletto, delle tendenze della sua volontà. L'uomo, pertanto, vive sempre più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti, (…) possano diventare mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione. (…) Lo sviluppo della tecnica e lo sviluppo della civiltà del nostro tempo, che è contrassegnato dal dominio della tecnica stessa, esigono un proporzionale sviluppo della vita morale e dell'etica. Intanto quest'ultimo sembra, purtroppo, rimanere sempre arretrato".
"La situazione dell'uomo nel mondo contemporaneo, infatti, sembra lontana dalle esigenze oggettive dell'ordine morale, come dalle esigenze della giustizia, e, ancora più, dell'amore sociale". È necessario ricordare che il Creatore, nel messaggio rivolto all'uomo, nel momento in cui gli dava la terra, gliela concedeva perché la soggiogasse. Tale dominio consiste nella priorità dell'etica sulla tecnica, della persona sugli oggetti, dello spirito sulla materia.
"L'uomo non può rinunciare a se stesso, né al posto che gli spetta nel mondo visibile; non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei suoi propri prodotti. Una civiltà dal profilo puramente materialistico condanna l'uomo a tale schiavitù".
La civiltà consumistica vigente oggi nei paesi sviluppati, ha portato all'istituzione di strutture economiche e politiche che dilapidano ad un ritmo accelerato le risorse materiali, minacciando l'integrità dell'ambiente e, parallelamente, aumentano sempre più i paesi dove regna l'estrema povertà.
Per cambiare tale situazione mondiale, sono necessarie risoluzioni audaci e creative, conformi all'autentica dignità dell'uomo. "Il principio di solidarietà, in senso largo, deve ispirare la ricerca efficace di istituzioni e di meccanismi appropriati: (…) si tratti anche del piano di una più ampia e più immediata ridistribuzione delle ricchezze e dei controlli su di essi, affinché i popoli che sono in via di sviluppo economico possano non soltanto appagare le loro esigenze essenziali, ma anche progredire gradualmente ed efficacemente. Su questa difficile strada, sulla strada dell'indispensabile trasformazione delle strutture della vita economica non sarà facile avanzare se non interverrà una vera conversione della mente, della volontà e del cuore".
Un altro ambito strettamente collegato con la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo è la difesa dei diritti umani. "In definitiva, la pace si riduce al rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo - opera di giustizia è la pace -, mentre la guerra nasce dalla violazione di questi diritti e porta con sé ancor più gravi violazioni di essi".
La Chiesa deve insieme con gli uomini di buona volontà "domandare continuamente se la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e l'accettazione della loro 'lettera' significhino dappertutto anche la realizzazione del loro 'spirito'". La Chiesa "ha sempre insegnato che il dovere fondamentale del potere è la sollecitudine per il bene comune della società; (…) Proprio nel nome di queste premesse, (…) i diritti del potere non possono essere intesi in altro modo che in base al rispetto dei diritti oggettivi e inviolabili dell'uomo".
"Fra questi diritti si annovera, e giustamente, il diritto alla libertà religiosa accanto al diritto alla libertà di coscienza". Non rispettare tali diritti ci pone "di fronte ad una ingiustizia radicale riguardo a ciò che è particolarmente profondo nell'uomo, riguardo a ciò che è autenticamente umano". L'attuazione del diritto alla libertà religiosa "è una delle fondamentali verifiche dell'autentico progresso dell'uomo in ogni regime, in ogni società, sistema o ambiente".
IV. LA MISSIONE DELLA CHIESA E LA SORTE DELL'UOMO. La vita eterna, "promessa e offerta a ciascun uomo dal Padre in Gesù Cristo, eterno ed unigenito Figlio, (…) è il compimento finale della vocazione dell'uomo". La Chiesa che vive queste realtà e queste verità sull'uomo, deve concentrarsi e riunirsi intorno al mistero della Redenzione, "ritrovando in esso la luce e la forza indispensabili per la propria missione".
"Alla luce della sacra dottrina del Concilio Vaticano II, la Chiesa appare davanti a noi come soggetto sociale della responsabilità per la verità divina. (…) Si esige che la Chiesa, quando professa ed insegna la fede, sia strettamente aderente alla verità divina. (…) La responsabilità per tale verità significa anche amarla e cercarne la più esatta comprensione, in modo da renderla più vicina a noi stessi ed agli altri in tutta la sua forza salvifica, nel suo splendore, nella sua profondità ed insieme semplicità". È pertanto indispensabile una stretta collaborazione della teologia con il Magistero. "I teologi come servitori della verità divina, (…) non possono mai perdere di vista il significato del loro servizio alla Chiesa, racchiuso nel concetto dello 'intellectus fidei'".
"I teologi e tutti gli uomini di scienza nella Chiesa sono chiamati ad unire la fede con la scienza e la sapienza, per contribuire ad una loro reciproca compenetrazione". Gli esperti delle diverse discipline, in quanto membri del Popolo di Dio, partecipano alla missione profetica di Cristo al servizio della verità divina.
"La vita sacramentale della Chiesa e di ciascun cristiano raggiunge il suo vertice e la sua pienezza proprio nell'Eucaristia. In questo Sacramento, infatti, si rinnova continuamente, per volere di Cristo, il mistero del sacrificio, che Egli fece di se stesso al Padre sull'altare della Croce: sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, (…) con la sua paterna donazione, (…). Quella vita nuova (…) è diventata segno efficace del nuovo dono elargito all'umanità, dono che è lo Spirito Santo, mediante il quale la vita divina, che il Padre ha in sé e che dà al suo Figlio, viene comunicata a tutti gli uomini che sono uniti con Cristo. (…) Nel celebrare il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, bisogna rispettare la piena dimensione del mistero divino, (…) nel quale Cristo, realmente presente, è ricevuto. (…) Tutti nella Chiesa, ma soprattutto i Vescovi e i Sacerdoti, debbono vigilare perché questo Sacramento di amore sia al centro della vita del Popolo di Dio".
L'Eucaristia è strettamente legata alla Penitenza: "Senza questo costante e sempre rinnovato sforzo per la conversione, la partecipazione all'Eucaristia sarebbe priva della sua piena efficacia redentrice". I Sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza sono collegati alla vita conforme allo spirito del Vangelo. "La Chiesa, che si prepara di continuo alla nuova venuta del Signore, deve essere la Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza. Soltanto sotto questo profilo spirituale della sua vitalità e della sua attività, essa è la Chiesa della missione divina".
Caratteristica della vocazione cristiana è servire e regnare. Alla luce degli insegnamenti di Cristo, "si può veramente 'regnare' solo 'servendo', in pari tempo il 'servire' esige una tale maturità spirituale che bisogna proprio definirlo un 'regnare'".
Il principio del "servizio regale" impone "a ciascuno di noi, seguendo l'esempio di Cristo, il dovere di esigere da se stessi esattamente quello a cui siamo chiamati". La fedeltà alla vocazione "ha un particolare significato (…), soprattutto per ciò che riguarda i compiti più impegnativi, che hanno maggiore influenza sulla vita del nostro prossimo e di tutta la società".
"Basandoci sull'esempio di Cristo e collaborando con la grazia che Egli ci ha guadagnato, possiamo raggiungere quel 'regnare', e cioè realizzare una matura umanità in ciascuno di noi. Umanità matura significa pieno uso del dono della libertà, che abbiamo ottenuto dal Creatore (…). Cristo c'insegna che il migliore uso della libertà è la carità, che si realizza nel dono e nel servizio".
"La Chiesa serve veramente l'umanità, quando tutela questa verità con instancabile attenzione, come amore fervente, con impegno maturo, e quando, in tutta la propria comunità, mediante la fedeltà alla vocazione di ciascun cristiano, la trasmette e la concretizza nella vita umana. In questo modo viene confermato (…) che l'uomo è e diventa sempre la 'via' della vita quotidiana della Chiesa".
Davanti ai compiti e alle difficoltà che la Chiesa può incontrare, sorge "l'imperativo categorico per una grande, intensa, crescente preghiera di tutta la Chiesa. Solamente la preghiera può far sì che tutti questi grandi compiti e difficoltà che si susseguono non diventino fonte di crisi, ma occasione e quasi fondamento di conquiste sempre più mature sul cammino del Popolo di Dio verso la Terra Promessa".
Versione integrale della Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II in italiano.
ENC/REDEMPTOR HOMINIS/… VIS 20040309 (2030)
Tali missioni, che la Chiesa deve affrontare per entrare nel nuovo millennio cristiano, hanno il loro fondamento in una verità espressa all'inizio della Lettera: "Il Redentore dell'uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia".
L'Enciclica, firmata dal Pontefice, il 4 marzo 1979, si divide in quattro capitoli: "Eredità"; "Il Mistero della Redenzione"; "L'uomo redento e la sua situazione nel mondo contemporaneo" e "La missione della Chiesa e la sorte dell'uomo".
1. EREDITÀ. La storia avanza verso la fine del secondo millennio, e nell'anno 2000 si celebrerà il Grande Giubileo. Tale data ci ricorderà e rinnoverà la consapevolezza della verità chiave della fede, espressa da San Giovanni agli inizi del suo Vangelo: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". "In questo atto redentivo, la storia dell'uomo ha raggiunto nel disegno d'amore di Dio il suo vertice. (…) Attraverso l'Incarnazione Dio ha dato alla vita umana quella dimensione che intendeva dare all'uomo sin dal suo primo inizio".
Partendo da questa idea fondamentale, il Santo Padre Giovanni Paolo II intende porre in pratica gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e continuare così l'opera di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I.
"Nel difficile periodo postconciliare", Papa Paolo VI seppe mostrare al mondo l'autentico volto della Chiesa e preservarla dagli atteggiamenti critici. Si deve gratitudine a Paolo VI perché la Chiesa è "più unita nella comunione di servizio e nella coscienza dell'apostolato".
Papa Giovanni XXIII "impostò il problema dell'unione dei cristiani, come semplice conseguenza della volontà dello stesso Gesù Cristo, nostro Maestro, affermata (…) in modo particolare, nella preghiera del Cenacolo (…). 'Prego…, Padre…, perché tutti siano una cosa sola'. (…) La vera attività ecumenica significa apertura, avvicinamento, disponibilità al dialogo, comune ricerca della verità nel pieno senso evangelico e cristiano". Tutto ciò va perseguito con perseveranza, umiltà e coraggio, senza rinunciare alla verità divina insegnata dalla Chiesa.
II. IL MISTERO DELLA REDENZIONE Per andare verso il Padre, la Chiesa deve continuare a camminare verso Cristo, Redentore del mondo, perché solo in Lui c'è la salvezza. La Croce sul Calvario esprime l'eterna paternità di Dio, che mediante Cristo si avvicina nuovamente all'umanità, rivelando il suo amore e la sua misericordia.
"L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore. (…) E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso". La Chiesa "sa con tutta la certezza della fede, che la Redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all'uomo la dignità ed il senso della sua esistenza nel mondo". Il compito fondamentale della Chiesa, in particolare ai giorni nostri, "è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione, che avviene in Gesù Cristo". Questa missione apostolica trova nella nostra epoca grande opposizione rispetto al passato, tuttavia e più necessaria che mai.
III. L'UOMO REDENTO E LA SUA SITUAZIONE NEL MONDO CONTEMPORANEO. "La Chiesa, per riguardo a Cristo ed in ragione di quel mistero che costituisce la vita della Chiesa stessa, non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo, così come non può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia. Il Concilio Vaticano II, in diversi passi dei suoi documenti, ha espresso questa fondamentale sollecitudine della Chiesa, affinché 'la vita nel mondo' 'sia' più conforme all'eminente dignità dell'uomo' in tutti i suoi aspetti, per renderla 'sempre più umana'. Questa è la sollecitudine di Cristo stesso, il buon Pastore di tutti gli uomini".
"L'uomo d'oggi sembra essere minacciato da ciò che produce, cioè dal risultato del lavoro delle sue mani e, ancor più, del lavoro del suo intelletto, delle tendenze della sua volontà. L'uomo, pertanto, vive sempre più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti, (…) possano diventare mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione. (…) Lo sviluppo della tecnica e lo sviluppo della civiltà del nostro tempo, che è contrassegnato dal dominio della tecnica stessa, esigono un proporzionale sviluppo della vita morale e dell'etica. Intanto quest'ultimo sembra, purtroppo, rimanere sempre arretrato".
"La situazione dell'uomo nel mondo contemporaneo, infatti, sembra lontana dalle esigenze oggettive dell'ordine morale, come dalle esigenze della giustizia, e, ancora più, dell'amore sociale". È necessario ricordare che il Creatore, nel messaggio rivolto all'uomo, nel momento in cui gli dava la terra, gliela concedeva perché la soggiogasse. Tale dominio consiste nella priorità dell'etica sulla tecnica, della persona sugli oggetti, dello spirito sulla materia.
"L'uomo non può rinunciare a se stesso, né al posto che gli spetta nel mondo visibile; non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei suoi propri prodotti. Una civiltà dal profilo puramente materialistico condanna l'uomo a tale schiavitù".
La civiltà consumistica vigente oggi nei paesi sviluppati, ha portato all'istituzione di strutture economiche e politiche che dilapidano ad un ritmo accelerato le risorse materiali, minacciando l'integrità dell'ambiente e, parallelamente, aumentano sempre più i paesi dove regna l'estrema povertà.
Per cambiare tale situazione mondiale, sono necessarie risoluzioni audaci e creative, conformi all'autentica dignità dell'uomo. "Il principio di solidarietà, in senso largo, deve ispirare la ricerca efficace di istituzioni e di meccanismi appropriati: (…) si tratti anche del piano di una più ampia e più immediata ridistribuzione delle ricchezze e dei controlli su di essi, affinché i popoli che sono in via di sviluppo economico possano non soltanto appagare le loro esigenze essenziali, ma anche progredire gradualmente ed efficacemente. Su questa difficile strada, sulla strada dell'indispensabile trasformazione delle strutture della vita economica non sarà facile avanzare se non interverrà una vera conversione della mente, della volontà e del cuore".
Un altro ambito strettamente collegato con la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo è la difesa dei diritti umani. "In definitiva, la pace si riduce al rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo - opera di giustizia è la pace -, mentre la guerra nasce dalla violazione di questi diritti e porta con sé ancor più gravi violazioni di essi".
La Chiesa deve insieme con gli uomini di buona volontà "domandare continuamente se la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e l'accettazione della loro 'lettera' significhino dappertutto anche la realizzazione del loro 'spirito'". La Chiesa "ha sempre insegnato che il dovere fondamentale del potere è la sollecitudine per il bene comune della società; (…) Proprio nel nome di queste premesse, (…) i diritti del potere non possono essere intesi in altro modo che in base al rispetto dei diritti oggettivi e inviolabili dell'uomo".
"Fra questi diritti si annovera, e giustamente, il diritto alla libertà religiosa accanto al diritto alla libertà di coscienza". Non rispettare tali diritti ci pone "di fronte ad una ingiustizia radicale riguardo a ciò che è particolarmente profondo nell'uomo, riguardo a ciò che è autenticamente umano". L'attuazione del diritto alla libertà religiosa "è una delle fondamentali verifiche dell'autentico progresso dell'uomo in ogni regime, in ogni società, sistema o ambiente".
IV. LA MISSIONE DELLA CHIESA E LA SORTE DELL'UOMO. La vita eterna, "promessa e offerta a ciascun uomo dal Padre in Gesù Cristo, eterno ed unigenito Figlio, (…) è il compimento finale della vocazione dell'uomo". La Chiesa che vive queste realtà e queste verità sull'uomo, deve concentrarsi e riunirsi intorno al mistero della Redenzione, "ritrovando in esso la luce e la forza indispensabili per la propria missione".
"Alla luce della sacra dottrina del Concilio Vaticano II, la Chiesa appare davanti a noi come soggetto sociale della responsabilità per la verità divina. (…) Si esige che la Chiesa, quando professa ed insegna la fede, sia strettamente aderente alla verità divina. (…) La responsabilità per tale verità significa anche amarla e cercarne la più esatta comprensione, in modo da renderla più vicina a noi stessi ed agli altri in tutta la sua forza salvifica, nel suo splendore, nella sua profondità ed insieme semplicità". È pertanto indispensabile una stretta collaborazione della teologia con il Magistero. "I teologi come servitori della verità divina, (…) non possono mai perdere di vista il significato del loro servizio alla Chiesa, racchiuso nel concetto dello 'intellectus fidei'".
"I teologi e tutti gli uomini di scienza nella Chiesa sono chiamati ad unire la fede con la scienza e la sapienza, per contribuire ad una loro reciproca compenetrazione". Gli esperti delle diverse discipline, in quanto membri del Popolo di Dio, partecipano alla missione profetica di Cristo al servizio della verità divina.
"La vita sacramentale della Chiesa e di ciascun cristiano raggiunge il suo vertice e la sua pienezza proprio nell'Eucaristia. In questo Sacramento, infatti, si rinnova continuamente, per volere di Cristo, il mistero del sacrificio, che Egli fece di se stesso al Padre sull'altare della Croce: sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, (…) con la sua paterna donazione, (…). Quella vita nuova (…) è diventata segno efficace del nuovo dono elargito all'umanità, dono che è lo Spirito Santo, mediante il quale la vita divina, che il Padre ha in sé e che dà al suo Figlio, viene comunicata a tutti gli uomini che sono uniti con Cristo. (…) Nel celebrare il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, bisogna rispettare la piena dimensione del mistero divino, (…) nel quale Cristo, realmente presente, è ricevuto. (…) Tutti nella Chiesa, ma soprattutto i Vescovi e i Sacerdoti, debbono vigilare perché questo Sacramento di amore sia al centro della vita del Popolo di Dio".
L'Eucaristia è strettamente legata alla Penitenza: "Senza questo costante e sempre rinnovato sforzo per la conversione, la partecipazione all'Eucaristia sarebbe priva della sua piena efficacia redentrice". I Sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza sono collegati alla vita conforme allo spirito del Vangelo. "La Chiesa, che si prepara di continuo alla nuova venuta del Signore, deve essere la Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza. Soltanto sotto questo profilo spirituale della sua vitalità e della sua attività, essa è la Chiesa della missione divina".
Caratteristica della vocazione cristiana è servire e regnare. Alla luce degli insegnamenti di Cristo, "si può veramente 'regnare' solo 'servendo', in pari tempo il 'servire' esige una tale maturità spirituale che bisogna proprio definirlo un 'regnare'".
Il principio del "servizio regale" impone "a ciascuno di noi, seguendo l'esempio di Cristo, il dovere di esigere da se stessi esattamente quello a cui siamo chiamati". La fedeltà alla vocazione "ha un particolare significato (…), soprattutto per ciò che riguarda i compiti più impegnativi, che hanno maggiore influenza sulla vita del nostro prossimo e di tutta la società".
"Basandoci sull'esempio di Cristo e collaborando con la grazia che Egli ci ha guadagnato, possiamo raggiungere quel 'regnare', e cioè realizzare una matura umanità in ciascuno di noi. Umanità matura significa pieno uso del dono della libertà, che abbiamo ottenuto dal Creatore (…). Cristo c'insegna che il migliore uso della libertà è la carità, che si realizza nel dono e nel servizio".
"La Chiesa serve veramente l'umanità, quando tutela questa verità con instancabile attenzione, come amore fervente, con impegno maturo, e quando, in tutta la propria comunità, mediante la fedeltà alla vocazione di ciascun cristiano, la trasmette e la concretizza nella vita umana. In questo modo viene confermato (…) che l'uomo è e diventa sempre la 'via' della vita quotidiana della Chiesa".
Davanti ai compiti e alle difficoltà che la Chiesa può incontrare, sorge "l'imperativo categorico per una grande, intensa, crescente preghiera di tutta la Chiesa. Solamente la preghiera può far sì che tutti questi grandi compiti e difficoltà che si susseguono non diventino fonte di crisi, ma occasione e quasi fondamento di conquiste sempre più mature sul cammino del Popolo di Dio verso la Terra Promessa".
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ENC/REDEMPTOR HOMINIS/… VIS 20040309 (2030)
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