CITTA' DEL VATICANO, 16 APR. 2003 (VIS). Questa sera, durante la Santa Messa nella Cena del Signore, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha firmato la Lettera Enciclica "Ecclesia de Eucharistia" ai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sull'Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa.
La quattordicesima Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II, pubblicata in lingua inglese, francese, spagnola, italiana, tedesca, portoghese e latina, si compone di una Introduzione, sei capitoli e una conclusione. Di seguito riportiamo alcuni estratti del Documento:
INTRODUZIONE
"La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa".
"Da quando ho iniziato il mio ministero di Successore di Pietro, ho sempre riservato al Giovedì Santo, giorno dell'Eucaristia e del Sacerdozio, un segno di particolare attenzione, inviando una lettera a tutti i sacerdoti del mondo. Quest'anno, venticinquesimo per me di Pontificato, desidero coinvolgere più pienamente l'intera Chiesa in questa riflessione eucaristica, anche per ringraziare il Signore del dono dell'Eucaristia e del Sacerdozio: 'Dono e mistero'. (…).Come non sentire il bisogno di esortare tutti a farne sempre rinnovata esperienza?"
"L'Eucaristia, presenza salvifica di Gesù nella comunità dei fedeli e suo nutrimento spirituale, è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia".
"Non c'è dubbio che la riforma liturgica del Concilio abbia portato grandi vantaggi per una più consapevole, attiva e fruttuosa partecipazione dei fedeli al santo Sacrificio dell'altare. (…) La devota partecipazione dei fedeli alla processione eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, è una grazia del Signore che ogni anno riempie di gioia chi vi partecipa".
"Purtroppo accanto a queste luci, non mancano delle ombre. Infatti vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica. Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno. Inoltre, la necessità del sacerdozio ministeriale, che poggia sulla successione apostolica, rimane talvolta oscurata e la sacramentalità dell'Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia dell'annuncio. Di qui anche, qua e là, iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indulgono a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede. Come non manifestare, per tutto questo, profondo dolore? L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni. Confido che questa mia Lettera enciclica possa contribuire efficacemente a che vengano dissipate le ombre di dottrine e pratiche non accettabili, affinché l'Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero".
I. MISTERO DELLA FEDE
"Quando la Chiesa celebra l'Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e 'si effettua l'opera della nostra redenzione'. (…) Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa Gesù poteva fare di più per noi? Davvero, nell'Eucaristia, ci mostra un amore che va fino 'all'estremo', un amore che non conosce misura".
"La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica. (…) La natura sacrificale del Mistero eucaristico non può essere, pertanto, intesa come qualcosa a sé stante, indipendentemente dalla Croce o con un riferimento solo indiretto al sacrificio del Calvario".
II. L'EUCARISTIA EDIFICA LA CHIESA
"Con la comunione eucaristica la Chiesa è parimenti consolidata nella sua unità di corpo di Cristo".
"Il culto reso all'Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si conservano dopo la Messa - presenza che perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del vino - deriva dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche (…). Come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!".
III. L'APOSTOLICITÀ DELL'EUCARISTIA E DELLA CHIESA
"È in continuità con l'agire degli Apostoli, obbedienti all'ordine del Signore, che la Chiesa celebra l'Eucaristia lungo i secoli".
"Il ministero dei sacerdoti che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine, nell'economia di salvezza scelta da Cristo, manifesta che l'Eucaristia, da loro celebrata, è un dono che supera radicalmente il potere dell'assemblea ed è comunque insostituibile per collegare validamente la consacrazione eucaristica al sacrificio della Croce e all'Ultima Cena".
"L'assemblea che si riunisce per la celebrazione dell'Eucaristia necessita assolutamente di un sacerdote ordinato che la presieda per poter essere veramente assemblea eucaristica. D'altra parte, la comunità non è in grado di darsi da sola il ministro ordinato. Questi è un dono che essa riceve attraverso la successione episcopale risalente agli Apostoli".
"I fedeli cattolici, pertanto, pur rispettando le convinzioni religiose di questi loro fratelli separati, debbono astenersi dal partecipare alla comunione distribuita nelle loro celebrazioni, per non avallare un'ambiguità sulla natura dell'Eucaristia e mancare, di conseguenza, al dovere di testimoniare con chiarezza la verità. Ciò finirebbe per ritardare il cammino verso la piena unità visibile. Similmente, non si può pensare di sostituire la Santa Messa domenicale con celebrazioni ecumeniche della Parola o con incontri di preghiera in comune con cristiani appartenenti alle suddette Comunità ecclesiali oppure con la partecipazione al loro servizio liturgico. Tali celebrazioni ed incontri, in se stessi lodevoli in circostanze opportune, preparano alla desiderata piena comunione anche eucaristica, ma non la possono sostituire".
"Il Concilio Vaticano II ha individuato nella carità pastorale il vincolo che dà unità" alla vita e attività del presbitero. "Essa - soggiunge il Concilio - 'scaturisce soprattutto dal Sacrificio eucaristico, il quale risulta quindi il centro e la radice di tutta la vita del presbitero'. Si capisce, dunque, quanto sia importante per la vita spirituale del sacerdote, oltre che per il bene della Chiesa e del mondo, che egli attui la raccomandazione conciliare di celebrare quotidianamente l'Eucaristia, (…) vero centro della sua vita e del suo ministero", attingendo ad Essa, "l'energia spirituale necessaria per affrontare i diversi compiti pastorali. Le sue giornate diventeranno così veramente eucaristiche".
"Dalla centralità dell'Eucaristia nella vita e nel ministero dei sacerdoti deriva anche la sua centralità nella pastorale a favore delle vocazioni sacerdotali". Cristo "spesso si serve dell'esempio di zelante carità pastorale di un sacerdote per seminare e sviluppare nel cuore del giovane il germe della chiamata al sacerdozio".
"Allorché, per scarsità di sacerdoti, è stata affidata a fedeli non ordinati una partecipazione alla cura pastorale di una parrocchia, abbiano costoro presente che, come insegna il Concilio Vaticano II, 'non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia'. Sarà pertanto loro cura di mantenere viva nella comunità una vera 'fame' dell'Eucaristia, che conduca a non perdere nessuna occasione di avere la celebrazione della Messa, anche approfittando della presenza occasionale di un sacerdote non impedito a celebrarla dal diritto della Chiesa".
IV. L'EUCARISTIA E LA COMUNIONE ECCLESIALE
"La Chiesa, mentre è pellegrinante qui in terra, è chiamata a mantenere ed a promuovere sia la comunione con Dio Trinità sia la comunione tra i fedeli. A questo fine essa ha la Parola e i Sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, della quale essa 'continuamente vive e cresce' e nella quale in pari tempo esprime se stessa. Non a caso il termine comunione è diventato uno dei nomi specifici di questo eccelso Sacramento".
"La celebrazione dell'Eucaristia, però, non può essere il punto di avvio della comunione, che presuppone come esistente, per consolidarla e portarla a perfezione. Il Sacramento esprime tale vincolo di comunione sia nella dimensione invisibile che, in Cristo, per l'azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi, sia nella dimensione visibile implicante la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nell'ordine gerarchico".
"La comunione invisibile, pur essendo per sua natura sempre in crescita, suppone la vita di grazia, per mezzo della quale si è resi 'partecipi della natura divina' (2 Pt 1,4), e la pratica delle virtù della fede, della speranza e della carità. (…) L'integrità dei vincoli invisibili è un preciso dovere morale del cristiano che vuole partecipare pienamente all'Eucaristia comunicando al corpo e al sangue di Cristo"
"In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: 'Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione'. Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, 'si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale'".
"Il giudizio sullo stato di grazia, ovviamente, spetta soltanto all'interessato, trattandosi di una valutazione di coscienza. Nei casi però di un comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale, la Chiesa, nella sua cura pastorale del buon ordine comunitario e per il rispetto del Sacramento, non può non sentirsi chiamata in causa. A questa situazione di manifesta indisposizione morale fa riferimento la norma del Codice di Diritto Canonico sulla non ammissione alla comunione eucaristica di quanti 'ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto'".
"La comunione ecclesiale, come ho già ricordato, è anche visibile. (…) L'Eucaristia, essendo la suprema manifestazione sacramentale della comunione nella Chiesa, esige di essere celebrata in un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione. In modo speciale, poiché essa è 'come la consumazione della vita spirituale e il fine di tutti i Sacramenti', richiede che siano reali i vincoli della comunione nei Sacramenti, particolarmente nel Battesimo e nell'Ordine sacerdotale. Non è possibile dare la comunione alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l'integra verità di fede sul Mistero eucaristico".
"Inoltre, (…) va ricordato che 'il Sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità'. (…) La comunione ecclesiale dell'assemblea eucaristica è comunione col proprio Vescovo e col Romano Pontefice".
"L'Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione".
"Questa peculiare efficacia nel promuovere la comunione, che è propria dell'Eucaristia, è uno dei motivi dell'importanza della Messa domenicale. (…) Su di essa e sulle altre ragioni che la rendono fondamentale per la vita della Chiesa e dei singoli fedeli mi sono soffermato nella Lettera apostolica circa la santificazione della domenica 'Dies Domini', ricordando, tra l'altro, che per i fedeli partecipare alla Messa è un obbligo, a meno che non abbiano un impedimento grave, sicché ai Pastori s'impone il corrispettivo dovere di offrire a tutti l'effettiva possibilità di soddisfare al precetto".
"Nel considerare l'Eucaristia quale sacramento della comunione ecclesiale vi è un argomento da non tralasciare a causa della sua importanza: mi riferisco al suo rapporto con l'impegno ecumenico".
"Proprio perché l'unità della Chiesa, che l'Eucaristia realizza mediante il sacrificio e la comunione al corpo e al sangue del Signore, ha l'inderogabile esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei Sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l'integrità di tali vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione, attenuando il senso della distanza dal traguardo e introducendo o avallando ambiguità sull'una o sull'altra verità di fede. Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità. In questo tema il divieto della legge della Chiesa non lascia spazio a incertezze, in ossequio alla norma morale proclamata dal Concilio Vaticano II."
"Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, non accade lo stesso rispetto all'amministrazione dell'Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l'obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l'eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale".
V. IL DECORO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
"Il Convito eucaristico è davvero convito 'sacro', in cui la semplicità dei segni nasconde l'abisso della santità di Dio: 'O Sacrum convivium, in quo Christus sumitur!'".
"Sull'onda di questo elevato senso del mistero, si comprende come la fede della Chiesa nel Mistero eucaristico si sia espressa nella storia non solo attraverso l'istanza di un interiore atteggiamento di devozione, ma anche attraverso una serie di espressioni esterne, volte ad evocare e sottolineare la grandezza dell'evento celebrato. Nasce da questo il percorso che ha condotto, progressivamente, a delineare uno speciale statuto di regolamentazione della liturgia eucaristica, nel rispetto delle varie tradizioni ecclesiali legittimamente costituite".
"Le forme degli altari e dei tabernacoli si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell'estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero. Altrettanto si può dire della musica sacra, se solo si pensa alle ispirate melodie gregoriane, ai tanti e spesso grandi autori che si sono cimentati con i testi liturgici della Santa Messa. E non si rileva forse un'enorme quantità di produzioni artistiche, dalle realizzazioni di un buon artigianato alle vere opere d'arte, nell'ambito degli oggetti e dei paramenti utilizzati per la Celebrazione eucaristica? In questa prospettiva di un'arte tesa ad esprimere, in tutti i suoi elementi, il senso dell'Eucaristia secondo l'insegnamento della Chiesa, occorre prestare ogni attenzione alle norme che regolano la costruzione e l'arredo degli edifici sacri".
"Nei miei numerosi viaggi pastorali ho avuto modo di osservare, in tutte le parti del mondo, di quanta vitalità sia capace la Celebrazione eucaristica a contatto con le forme, gli stili e le sensibilità delle diverse culture. (…) È necessario tuttavia che questo importante lavoro di adattamento sia compiuto nella costante consapevolezza dell'ineffabile Mistero con cui ogni generazione è chiamata a misurarsi. Il 'tesoro' è troppo grande e prezioso per rischiare di impoverirlo o di pregiudicarlo mediante sperimentazioni o pratiche introdotte senza un'attenta verifica da parte delle competenti Autorità ecclesiastiche. La centralità del Mistero eucaristico, peraltro, è tale da esigere che la verifica avvenga in stretto rapporto con la Santa Sede".
"Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti. Una certa reazione al 'formalismo' ha portato qualcuno, specie in alcune regioni, a ritenere non obbliganti le 'forme' scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti".
"Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. Esse sono un'espressione concreta dell'autentica ecclesialità dell'Eucaristia; questo è il loro senso più profondo. La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri".
"Anche nei nostri tempi, l'obbedienza alle norme liturgiche dovrebbe essere riscoperta e valorizzata come riflesso e testimonianza della Chiesa una e universale, resa presente in ogni celebrazione dell'Eucaristia. (…) Proprio per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai Dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza. A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale".
VI. ALLA SCUOLA DI MARIA, DONNA 'EUCARISTICA'
"Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa. (…) In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l'Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio. L'Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l'Incarnazione. (…) Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell'Eucaristia".
"Nell'Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può approfondire rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica. L'Eucaristia, infatti, come il cantico di Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie".
CONCLUSIONE
"Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di San Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo 'contratti' e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa 'contemporaneità'".
"Il Mistero eucaristico - sacrificio, presenza, banchetto - non consente riduzioni né strumentalizzazioni; va vissuto nella sua integrità, sia nell'evento celebrativo, sia nell'intimo colloquio con Gesù appena ricevuto nella comunione, sia nel momento orante dell'adorazione eucaristica fuori della Messa. (…) La via che la Chiesa percorre in questi primi anni del terzo millennio è anche via di rinnovato impegno ecumenico".
"Il tesoro eucaristico, che il Signore ha messo a nostra disposizione, ci stimola verso il traguardo della sua piena condivisione con tutti i fratelli, ai quali ci unisce il comune Battesimo. Per non disperdere tale tesoro, occorre però rispettare le esigenze derivanti dal suo essere Sacramento della comunione nella fede e nella successione apostolica".
"Nell'umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza".
ENC/ECCLESIA DE EUCHARISTIA/… VIS 20030416 (3020)