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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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giovedì 9 ottobre 2014

Sesta Congregazione Generale: La Chiesa non è una dogana, ma una casa paterna, e non deve mostrarsi indifferente davanti alla debolezza.

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS).- Durante la Sesta Congregazione Generale, che ha avuto luogo ieri, mercoledì, nel pomeriggio, i padri sinodali hanno continuato la discussione sul tema previsto nell’indice dell’Instrumentum laboris: ''Le situazioni pastorali difficili (Parte II, cap. 3). Situazioni familiari / Riguardo alle unioni tra persone dello stesso sesso''.

La sesta Congregazione generale ha visto il proseguimento del dibattito generale sul tema previsto, secondo l’indice dell’Instrumentum Laboris: ''Le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3). Situazioni familiari/Circa le unioni tra persone dello stesso sesso.
In primo luogo, è stato sottolineato che la Chiesa non è una dogana, ma una casa paterna e quindi deve offrire un accompagnamento paziente a tutte le persone, anche a coloro che si trovano in situazioni pastorali difficili. La vera Chiesa cattolica racchiude famiglie sane e famiglie in crisi e quindi lo sforzo quotidiano di santificazione non deve mostrare indifferenza nei confronti della debolezza, perché la pazienza implica l’aiutare attivamente il più debole.

Quanto ai processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, in generale è stata riscontrata da molti l’esigenza di snellimento nelle procedure (e di integrare più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici), ma è stato anche rilevato il pericolo di superficialità e la necessità di salvaguardare sempre il rispetto della verità e i diritti delle parti. Anche perché – si è detto – il processo non è contrario alla carità pastorale e la pastorale giudiziale deve evitare idee colpevolizzanti, incoraggiando una trattazione serena dei casi. Sempre a proposito della nullità matrimoniale, si è riflettuto sull’ipotesi di ricorrere alla via amministrativa, non sostitutiva di quella giudiziale, bensì complementare ad essa. Si è proposto che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per tale via amministrativa.

E’ stato poi ribadito fortemente che occorre un atteggiamento di rispetto per i divorziati risposati, perché spesso vivono anche situazioni di disagio o ingiustizia sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi cercano, attraverso un percorso graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale. La pastorale dovrà essere, quindi, non repressiva, ma colma di misericordia.

Riguardo alla poligamia, da una parte è stato sottolineato che si tratta di una realtà in via di diminuzione perché favorita per lo più dal contesto rurale, mentre oggi avanza l’urbanizzazione; dall’altra, si è ricordato che vi sono poligami convertiti al cattolicesimo e che desiderano ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e ci si è domandati se vi siano misure pastorali specifiche per venire incontro a queste situazioni con l’opportuno discernimento.

Si è tornati sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, soprattutto fra i giovani ai quali va presentata la bellezza dell’unione sacramentale, insieme ad una adeguata educazione affettiva, che non sia solo un’esortazione moralistica, che finisce per generare una sorta di analfabetismo religioso e umano. E’ necessaria, nel percorso matrimoniale, una vera crescita della persona.

Durante l’ora di dibattito libero – tra le 18.00 e le 19.00 – gli interventi hanno presentato esperienze e modelli concreti di una pastorale per i divorziati risposati che faccia ampio uso di gruppi di ascolto. E’ importante – si è detto – evitare attentamente di dare un giudizio morale, di parlare di ''stato permanente di peccato'', cercando, invece, di far comprendere che la non ammissione al sacramento dell’Eucaristia non elimina del tutto la possibilità della grazia in Cristo ed è dovuta piuttosto alla situazione oggettiva della permanenza di un precedente legame sacramentale indissolubile. In quest’ottica, è stata ribadita più volte l’importanza della comunione spirituale. In ogni caso è stato ribadito che anche queste proposte manifestano dei limiti e che certamente non vi sono soluzioni ''facili''di questa problematica.

Anche per la pastorale per le persone omosessuali si è insistito sulla importanza dell’ascolto, e anche di gruppi di ascolto.

Ulteriori interventi si sono soffermati sulla questione dei cattolici che mutano confessione cristiana, e viceversa, con tutte le difficili conseguenze che ne derivano per i matrimoni interconfessionali e la valutazione della loro validità, alla luce delle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse.

Ricordando poi il Sinodo ordinario tenutosi nel 1980 e dedicato al tema de ''La famiglia cristiana'', si è osservata la grandissima evoluzione avvenuta da allora nella cultura giuridica internazionale e la necessità che la Chiesa ne sia consapevole e che le istituzioni culturali – come le Università cattoliche – si confrontino con questa situazione per conservare un ruolo nel dibattito in corso.

Settima Congregazione Generale: Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS). La settima Congregazione generale di questa mattina, è stata suddivisa in due momenti: il primo ha visto un ulteriore proseguimento del dibattito generale sul tema del pomeriggio precedente, ovvero ''Le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3). Situazioni familiari/Circa le unioni tra persone dello stesso sesso''. Il secondo momento, invece, ha affrontato l’argomento successivo, ossia ''Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita''.

Nella prima parte, dunque, si è tornati a riflettere sulla questione dell’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati. Innanzitutto, è stata ribadita l’indissolubilità del matrimonio, senza compromessi, basata sul fatto che il vincolo sacramentale è una realtà oggettiva, opera di Cristo nella Chiesa. Tale valore va difeso e curato con una adeguata catechesi prematrimoniale, affinché i nubendi siano pienamente consapevoli del carattere sacramentale del vincolo e della sua natura vocazionale. E’ opportuno, inoltre, un accompagnamento pastorale per le coppie anche dopo le nozze.

Allo stesso tempo, è stato detto che bisogna guardare ai singoli casi, alle situazioni concrete anche di grande sofferenza, distinguendo, ad esempio, tra chi ha abbandonato il coniuge e chi è stato abbandonato. Il problema c’è – si è ripetuto varie volte in Aula – e la Chiesa non lo trascura. La pastorale non deve essere esclusiva, del ''tutto o niente'', ma misericordiosa, perché il mistero della Chiesa è un mistero di consolazione.

E’ stato comunque ricordato che per i divorziati risposati il fatto di non potersi accostare all’Eucaristia non significa assolutamente che non siano membri della comunità ecclesiale, anzi, si è invitato a riconsiderare che esistono diverse responsabilità che essi possono esercitare. Inoltre, è stata sottolineata anche la necessità di semplificare e accelerare i procedimenti per la dichiarazione di nullità matrimoniale.

Circa il concubinato in certe regioni si è rilevato che spesso è dovuto a motivi economici e sociali e non ad una sorta di rifiuto degli insegnamenti della Chiesa. Spesso, inoltre, queste e altre situazioni di unioni di fatto sono vissute conservando il desiderio della vita cristiana, e quindi necessitano di una pastorale adeguata. Parimenti, ribadendo l’impossibilità di riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, è stato comunque sottolineato il bisogno di un approccio rispettoso e non discriminante nei confronti degli omosessuali.

Ulteriori riflessioni si sono soffermate sulla questione dei matrimoni misti, evidenziando che, oltre alle difficoltà, è bene guardare anche alla possibilità, che essi offrono, di testimoniare l’armonia ed il dialogo interreligioso. Affrontato poi, nuovamente, il tema del linguaggio affinché la Chiesa riesca a coinvolgere credenti e non credenti, e tutte le persone di buona volontà per individuare modelli di vita familiare che favoriscano lo sviluppo integrale della persona umana ed il benessere della società. Il suggerimento – si è detto – è quello di parlare di famiglia con una ''grammatica della semplicità'' che arrivi ai cuori dei fedeli.

Nella seconda parte della Congregazione, è stato affrontato anche il tema della paternità responsabile, ribadendo che il dono della vita (così come la virtù della castità) sono valori fondanti del matrimonio cristiano e sottolineando la gravità di un crimine come l’aborto. Allo stesso tempo, sono stati evidenziati i tanti drammi che vivono molte famiglie, ad esempio in certi contesti asiatico, dove si verificano casi di infanticidio, violenza sulle donne, traffico degli esseri umani. E’ stata, perciò, sottolineata la necessità di dare risalto al concetto di giustizia tra le virtù fondanti della famiglia.

Quindi, il dibattito ha affrontato la questione della responsabilità dei genitori nell’educare i figli alla fede e agli insegnamenti che essa offre: tale responsabilità è primordiale – si è detto – ed è importante porvi la giusta attenzione. Tra l’altro, è stato notato come la pastorale dei bambini possa creare un punto di contatto con le famiglie che si trovano in situazioni difficili.

A proposito di bambini, è stato sottolineato l’impatto negativo della contraccezione sulla società, che ha comportato l’abbassamento della natalità. Di fronte a tale scenario – si è detto – i cattolici non devono restare in silenzio, bensì devono portare un messaggio di speranza: i bambini sono importanti, donano vita e gioia ai loro genitori e rafforzano la fede e le pratiche religiose.

Infine, si è tornati a parlare del ruolo essenziale dei laici nell’apostolato della famiglia e nella sua evangelizzazione, così come dei movimenti laicali che possono accompagnare i nuclei familiari in difficoltà.

Possesso cardinalizio

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS).- L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione della seguente Presa di Possesso:

Il sabato, 11 ottobre 2014, alle ore 18.30, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, prenderà possesso del Titolo dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, Via di Torrenova, 162.

mercoledì 8 ottobre 2014

Udienza generale: ''Le divisioni tra i cristiani feriscono Cristo''

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).- Puntuale come al solito, il Santo Padre è uscito in Piazza San Pietro con la sua Jeep decappottabile e ha salutato i fedeli e i pellegrini lì riuniti. Il Papa ha dedicato l'Udienza generale del mercoledì ai ''tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra''. Francesco, evidenziando che ancora oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità, ha domandato “E noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti? Oppure crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione?''.


Il Papa ha sottolineato che le divisioni tra i cristiani feriscono la Chiesa e Cristo, e ha ricordato che Gesù desiderava che i suoi discepoli fossero uniti nel suo amore. Già in quel tempo, ha spiegato Francesco, questa unità era minacciata, e Gesù esortava i suoi discepoli a parlare con unanimità ''perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire''.


Il Vescovo di Roma ha parlato di come il maligno, durante tutta la storia, ha tentato la Chiesa cercando di dividerla. Come per disgrazia, la Chiesa è stata segnata da separazioni gravi e dolorose, che a volte si sono protratte a lungo nel tempo, arrivando fino ai nostri giorni ''per cui risulta difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle possibili soluzioni -ha detto, sottolineando che- dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra''.


''Di fronte a tutto questo -ha continuato- c’è qualcosa che ognuno di noi, come membri della santa madre Chiesa, possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro non deve mancare la preghiera...e insieme a questa, il Signore ci chiede una rinnovata apertura: ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce...È un dolore... ma siamo divisi fra di noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo, il Signore... nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Tutti camminiamo insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro!...Facciamo la comunione in cammino. Questo si chiama ecumenismo spirituale: camminare il cammino della vita tutti insieme nella nostra fede, in Gesù Cristo il Signore.''.


Continuando con il tema della comunione, il santo Padre ha raccontato ai fedeli che oggi è molto grato al Signore perché si compiono settant'anni dalla sua prima comunione. ''Ricevere la Prima Comunione significa entrare in comunione con gli altri, con i fratelli della nostra Chiesa e anche con tutti quelli che appartengono a comunità diverse, ma che credono in Gesù''.


Prima di concludere, Francesco ha incoraggiato tutti ad andare avanti insieme verso la piena unità. ''La storia ci ha separato, ma siamo in cammino verso la riconciliazione e la comunione! E quando la meta ci può sembrare troppo distante, quasi irraggiungibile, e ci sentiamo presi dallo sconforto -ha detto- ci rincuori l’idea che Dio non può chiudere l’orecchio alla voce del proprio Figlio Gesù e non esaudire la sua e la nostra preghiera, affinché tutti i cristiani siano davvero una cosa sola''.

Quarta Congregazione: I Padri Sinodali parlano delle proposte attuali nella pastorale della famiglia e ricordano la situazione del continente africano colpito dal virus dell'ebola.

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).-Ieri pomeriggio, durante la quarta congregazione generale, i padri sinodali hanno discusso sulle proposte attuali nella pastorale della famiglia.

In primo luogo, è stato sottolineato il legame tra crisi della fede e crisi della famiglia: la prima genera la seconda, si è detto. Questo perché la fede viene vista perlopiù come un insieme di contributi dottrinali, mentre essa è anzitutto un atto libero con cui ci si affida a Dio. Di qui, fra l’altro, il suggerimento di pensare ad un “Vademecum” dedicato alla catechesi sulla famiglia, così che possa rafforzare la sua missione evangelizzatrice. E’ stata sottolineata, inoltre, la debolezza di fede di molti battezzati, che spesso porta al matrimonio senza che i coniugi ne abbiano la giusta consapevolezza.

In secondo luogo, è stata evidenziata una grande sfida che oggi la famiglia deve affrontare, ovvero la “dittatura del pensiero unico” che mira ad introdurre nella società quei controvalori che distorcono la visione del matrimonio come unione tra uomo e donna. La crisi di valori, il secolarismo ateo, l’edonismo, l’ambizione del potere oggi distruggono la famiglia, la snaturano, indeboliscono le persone e, di conseguenza, rendono fragile anche la società. E’ importante, allora, recuperare nei fedeli la consapevolezza di appartenere alla Chiesa, perché la Chiesa cresce per attrazione e sono le famiglie della Chiesa che attraggono le altre famiglie.

Dal suo canto, la Chiesa, esperta di umanità, deve sottolineare la bellezza e la necessità che ciascuno ha della famiglia, poiché essa è insostituibile. Bisogna risvegliare nell’uomo il senso di appartenenza al nucleo familiare. Non solo: in quanto riflesso dell’amore di Dio, che non è mai un amore isolato, la famiglia apre ai rapporti ed alle relazioni con gli altri, divenendo fondamento della società.

Si è anche ricordata l’importanza del legame tra sacerdoti e famiglie: essi accompagnano le famiglie in tutte le tappe più importanti della vita, condividendone gioie e difficoltà; le famiglie, a loro volta, aiutano i sacerdoti a vivere il celibato come affettività piena, equilibrata, e non come rinuncia. Non solo: la famiglia è stata definita “culla di vocazioni” perché è proprio tra le mura domestiche, nella preghiera vissuta in comune, che nasce frequentemente la chiamata al sacerdozio.

Un ulteriore legame che è stato sottolineato è quello tra il battesimo ed il matrimonio: senza una iniziazione cristiana seria ed approfondita il significato del sacramento coniugale viene sminuito. Di qui, il richiamo al fatto che il matrimonio cristiano non può essere solo una tradizione culturale o un’esigenza sociale, ma deve essere inteso come una decisione vocazionale, intrapresa con la dovuta preparazione, che non può essere improvvisata in pochi incontri, ma va avviata per tempo.

Quindi, si è riflettuto su come il lavoro si ripercuota sulle dinamiche familiari: si tratta di due dimensioni che necessitano di essere conciliate – è stato detto – anche a causa di orari lavorativi sempre più flessibili, nuovi modelli contrattuali, distanze geografiche tra abitazione e luogo di lavoro. Non solo: la tecnologia porta il lavoro nelle case, rendendo difficile il dialogo familiare.

Numerosi interventi, in particolare relativi all’Africa, hanno richiamato l’attenzione sulle tante sfide che devono affrontare le famiglie in questo continente: poligamia, levirato, sètte, guerra, povertà, il doloroso dramma della migrazione, la pressione internazionale per il controllo delle nascite. Si tratta di problemi che minano la stabilità familiare, mettendola in crisi. Di fronte a tali sfide, è necessario rispondere con: un’evangelizzazione approfondita, capace di promuovere i valori della pace, della giustizia e dell’amore; una adeguata promozione del ruolo della donna nella società; un’accurata educazione dei bambini e la tutela dei diritti per tutte le vittime di violenza.

Nell’ora dedicata agli interventi liberi – tra le 18.00 e le 19.00 – si è tornati a parlare dell’esigenza di un nuovo linguaggio nell’annuncio del Vangelo, con particolare riferimento alle nuove tecnologie mediatiche. Quanto all’indissolubilità del matrimonio, è stato evidenziato che oggi sembra che la legge si contrapponga al bene della persona. In realtà, la verità del legame coniugale e della sua stabilità è iscritta nella persona stessa, quindi non si tratta di contrapporre legge e persona, ma di comprendere come aiutare a non tradire la propria verità.

E’ stata suggerita, inoltre, una riflessione sulle famiglie che non hanno avuto il dono dei figli pur desiderandolo, così come su quelle delle regioni colpite dal virus Ebola.
Infine, è stata richiamata l’immagine della Chiesa come luce, con l’auspicio che essa non sia solo la luce di un faro, che rimane fermo ed illumina da lontano, ma sia fiaccola, ovvero “luce gentile” che accompagna gli uomini nel loro cammino, passo dopo passo.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha fatto dono ai membri del Sinodo di una copia del voluminoso Enchiridion sulla famiglia.

Quinta Congregazione Generale: Situazioni critiche interne alla famiglia. La questione dei matrimoni misti. Misericordia e verità per i divorziati risposati

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).- Nel corso della quinta Congregazione generale, oggi mattina, il dibattito generale è proseguito sui temi previsti dall’Instrumentum laboris: ''Le sfide pastorali sulla famiglia (II parte, cap. 2). La crisi della fede e la vita familiare/ Situazioni critiche interne alla famiglia. Pressioni esterne alla famiglia/Alcune situazioni particolari''.

Innanzitutto, il dibattito si è soffermato sulla Chiesa del Medioriente e dell’Africa del Nord: entrambe vivono in contesti politici, economici e religiosi difficili, con gravi ripercussioni sulle famiglie. Là dove, infatti, le leggi impediscono le riunificazioni familiari, la povertà spinge alla migrazione, dove vi è fondamentalismo religioso e i cristiani non hanno parità di diritti con i cittadini musulmani, si pongono spesso difficili problemi per le famiglie che risultano da matrimoni misti. 
 
In questi contesti, infatti, sono presenti ed in aumento i casi di matrimoni interreligiosi, i così detti ''matrimoni misti''. La sfida della Chiesa, allora – si è detto – è quella di capire quale catechesi si può offrire ai figli nati da tale unioni e come si possa rispondere all’incognita di quei cattolici che, uniti in matrimonio misto, vogliono continuare a praticare la loro fede. Tali coniugi – si è detto –non possono essere trascurati e la Chiesa deve continuare ad occuparsi di loro. Un’ulteriore sfida è rappresentata anche da quei cristiani che si convertono all’Islam per sposarsi: anche in questo caso, è necessaria una riflessione adeguata. 
 
La questione non è soltanto interreligiosa, ma talvolta anche ecumenica: ci sono casi in cui, poiché un cattolico che ha contratto matrimonio canonico non riesce ad ottenere la dichiarazione di nullità, passa ad un’altra confessione cristiana, sposandosi nuovamente in una Chiesa che lo permette. In ogni caso, fermo restando il patrimonio di fede condiviso, è stata sottolineata la necessità di incamminarsi sulla via della misericordia per le situazioni difficili. 
 
Quanto alla questione dei divorziati risposati, è stato evidenziato che la strada sinodale dovrà certamente occuparsene, con la prudenza richiesta per le grandi cause, ma anche coniugando l’obiettività della verità con la misericordia per la persona e la sua sofferenza. Bisogna ricordare che numerosi fedeli si trovano in questa situazione non per colpa loro.
E’ stato ricordato l’impegno della Santa Sede che non cessa di far sentire la sua voce in difesa della famiglia a tutti i livelli – internazionali, nazionali e regionali – con l’obiettivo di risaltarne la dignità, richiamarne i diritti ed i doveri, e sempre evidenziando che, come diceva Benedetto XVI, i suoi ''no'' sono, in realtà, ''sì'' alla vita. Per questo, è stato sottolineato che la Chiesa deve combattere il silenzio educativo e religioso nelle famiglie, perché non c’è posto per le esitazioni: è necessario un maggiore impegno nella testimonianza del Vangelo. E’ sempre necessaria la creatività nella pastorale.
Si è inoltre riflettuto sull’apporto insostituibile dei fedeli laici all’annuncio del Vangelo della famiglia: soprattutto i giovani, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità compiono un servizio di vitale importanza, portando avanti una missione profetica e controcorrente rispetto all’epoca contemporanea. Ascoltare e credere di più nei laici, dunque, risulta essenziale, poiché è in loro e con loro che la Chiesa può trovare le risposte ai problemi delle famiglie. 
 
Altro tema affrontato è stato quello della precarietà del lavoro e della disoccupazione: l’angoscia per la mancanza di un impiego sicuro crea difficoltà nelle famiglie, così come la povertà economica che spesso non permette di avere un’abitazione. Non solo: la mancanza di denaro talvolta fa sì che esso venga ''divinizzato'' e che le famiglie siano sacrificate sull’altare del profitto. E’ necessario, invece ribadire che il denaro deve servire e non governare. 
 
Ancora: si è tornati a riflettere sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, anche con un’attenzione specifica all’educazione affettiva e sessuale, incoraggiando una vera mistica familiare della sessualità. Quindi, è stato ricordato il grande contributo dei nonni alla trasmissione della fede in famiglia e, sempre in riferimento agli anziani, è stato evidenziato quanto sia importante che il nucleo familiare accolga, con solidarietà, cura e tenerezza, le persone della terza età. Uguale sollecitudine deve essere riservata agli ammalati, per vincere quella ''cultura dello scarto'', da cui spesso Papa Francesco mette in guardia.

Atti Pontifici

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

-il Vescovo Fausto Tardelli, fino ad ora di San Miniato (Italia), come vescovo di Pistoia (superficie 821, popolazione 228.600, cattolici 219.300, sacerdoti 129, religiosi 178, diaconi permanenti 22) in Italia.

-L'Arcivescovo Celso Morga Iruzubieta, fino ad ora Segretario della Congregazione per il Clero come arcivescovo coadiutore di Mérida-Badajoz (superficie 17.405, popolazione 597.300, cattolici 588.100, sacerdoti 311, religiosi 637) in Spagna.

-Reverendo Levi Bonatto, del clero della Prelatura Personale della Santa Croce e Opus Dei, come vescovo ausiliare di Goiania (superficie 13.320, popolazione 2.024.000, cattolici 1.221.000, sacerdoti 208, religiosi 563, diaconi permanenti 16) in Brasile. Il Vescovo appena eletto è nato nel 1957 a Sao José dos Pinhais (Brasile) ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Si è laureato in Economia presso l'Università Federale dello Stato di Paraná (Brasile) e in Diritto Canonico presso l'Università Pontificia della Santa Croce (Italia). Nel suo ministero sacerdotale è stato, tra l'altro, cappellano di diversi centri culturali in Brasile, padre spirituale di seminaristi, professore di Diritto Canonico e Teologia nello Studium Generale dell'Opus Dei a Sao Paulo. Attualmente era cappellano del centro culturale ''Marumbi''.

martedì 7 ottobre 2014

Programma della visita del Papa al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). E' stato pubblicato il programma della visita del Santo Padre Francesco al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa che avrà luogo martedì 25 novembre 2014.

L'aereo papale decollerà dall'aeroporto romano di Fiumicino alle 07.55, atterrerà a Strasburgo alle 10.00, dove il Papa sarà ricevuto in forma privata. Alle 10.30 pronuncerà un discorso davanti al Parlamento Europeo e alle 12,05 davanti al Consiglio di Europa. Alle 13,50 il Papa s'imbarcherà per ritornare a Roma, dove atterrerà all'aeroporto di Ciampino alle15.50.

Papa Francesco si recherà in visita in Francia nel 2015

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha reso noto oggi che il Santo Padre intende compiere un viaggio apostolico in Francia nel corso del prossimo anno 2015.

Seconda Congregazione Generale

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). Nel corso della seconda Congregazione generale, è iniziato ieri pomeriggio il dibattito nell' Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il tema previsto, secondo l’ordine dell’Instrumentum Laboris, era: ''Il disegno di Dio su matrimonio e famiglia” (I parte, cap. 1) e ''Conoscenza e ricezione della Sacra Scrittura e dei documenti della Chiesa su matrimonio e famiglia” (I parte, cap. 2).

Partendo dalla premessa che la famiglia è nucleo fondamentale della società umana, culla dell’amore gratuito, e che parlare di famiglia e di matrimonio implica una educazione alla fedeltà, si è ribadito che la famiglia va tutelata perché ne va del futuro dell’umanità.

Da più parti, inoltre, è emersa la necessità di adeguare il linguaggio della Chiesa, affinché la dottrina sulla famiglia, la vita, la sessualità sia compresa nel modo giusto: bisogna entrare in dialogo con il mondo, guardando all’esempio del Concilio, ovvero con un’apertura critica, ma sincera. Perché se la Chiesa non ascolta il mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa. Ed il dialogo si può basare su temi importanti, come la pari dignità tra uomo e donna ed il rifiuto della violenza.

Il Vangelo non va spiegato, ma va mostrato – si è detto in Aula – e soprattutto vanno coinvolti i fedeli laici nell’annuncio della Buona Novella, evidenziandone il carisma missionario. L’evangelizzazione non deve essere una teoria spersonalizzata, ma deve fare sì che le famiglie stesse diano, concretamente, testimonianza della bellezza e della verità evangeliche. La sfida, si è detto, è quella di passare da una situazione difensiva ad una propositiva e attiva, ovvero rilanciare la capacità di proporre il patrimonio della fede con un nuovo linguaggio, con speranza, ardore, entusiasmo, offrendo testimonianze convincenti, creando un ponte tra il linguaggio della Chiesa e quello società.

In questo senso, è stato auspicato l’uso di una catechesi ''biblica” piuttosto che ''teologico-speculativa” perché – nonostante le apparenze – la gente non è più soddisfatta dall’egoismo e cerca ideali. Anche perché l’uomo vuole la felicità ed il cristiano sa che la felicità è Cristo, ma non riesce più a trovare il linguaggio adatto per dirlo al mondo. La Chiesa, invece, deve essere ''magnetica”, lavorare per attrazione, con un atteggiamento di amicizia nei confronti del mondo.

Quanto alle coppie in difficoltà, si è sottolineato la necessità che la Chiesa deve essere loro vicina con comprensione, perdono e misericordia: la misericordia – è stato detto – è la prima prerogativa di Dio, ma bisogna guardarla nel contesto della giustizia, solo così si rispetterà davvero l’insieme del piano di Dio.

Il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile; tuttavia, poiché la verità è Cristo, una Persona, e non un insieme di regole, è importante mantenere i principi, pur cambiando le forme concrete della loro attuazione. Insomma, come diceva Benedetto XVI, novità nella continuità: il Sinodo non mette in discussione la Dottrina, ma riflette sulla Pastorale, ovvero sul discernimento spirituale per l’applicazione di tale Dottrina davanti alle sfide della famiglia contemporanea. In questo senso, la misericordia non elimina i comandamenti, ma ne è la chiave ermeneutica.

Inoltre, è stato sottolineato come anche situazioni imperfette debbano essere considerate con rispetto: ad esempio, unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà ed amore, presentano elementi di santificazione e di verità. Essenziale, quindi, guardare innanzitutto agli elementi positivi, affinché il Sinodo infonda coraggio e speranza anche a forme imperfette di famiglia, che possono essere valorizzate, secondo il principio della gtradualità. Bisogna amare davvero le famiglie in difficoltà.

Nel contesto di una società in cui prevale una sorta di ''ego-latria” che porta alla defamiliarizzazione, bisogna rilevare una perdita del senso dell’Alleanza tra l’uomo (e la donna) e Dio. L’annuncio della bellezza della famiglia, quindi, non deve essere un estetismo, la presentazione di un mero ideale da imitare, ma deve presentare l’importanza dell’impegno definitivo fondato sull’Alleanza dei coniugi con Dio.

Altro punto essenziale, il rifiuto del clericalismo: talavolta la Chiesa sembra più preoccupata del potere che del servizio ed è per questo che non ispira i cuori degli uomini. Necessario, allora, tornare ad imitare Cristo, ritrovare l’umiltà: la riforma della Chiesa deve iniziare dalla riforma del clero, perché se i fedeli vedono pastori che imitano Cristo, allora torneranno ad avvicinarsi alla Chiesa, così che essa potrà passare dal solo evangelizzare all’essere evangelizzatrice.

E’ stato anche affrontato il tema del valore essenziale della sessualità all’interno del matrimonio: si parla talmente tanto, infatti, criticamente della sessualità al di fuori del matrimonio, che quella coniugale sembra quasi la concessione verso una imperfezione. Il Sinodo ha poi accennato – in modo più sintetico - alla necessità di una maggiore formazione per i sacerdoti, di politiche in favore della famiglia e del rilancio della trasmissione della fede all’interno della famiglia.

Durante l’ora di discussione libera, dalle 18.00 alle 19.00, sono emersi anche due suggerimenti: che il Sinodo mandi un messaggio di incoraggiamento e di stima alle famiglie in Iraq, minacciate dallo sterminio perpetrato dal fanatismo islamico e costrette a fuggire per non rinunciare alla loro fede. Il suggerimento è stato sottoposto a votazione ed approvato a maggioranza.

Un altro invito ha riguardato la necessità di riflettere anche sul clero sposato delle Chiese orientali, che spesso vive anch’esso delle ''crisi familiari”, che possono giungere alla domanda del divorzio.

Terza Congregazione Generale

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). La terza Congregazione generale ha visto, oggi mattina, il proseguimento del dibattito generale. Il tema previsto, secondo l’ordine dell’Instrumentum Laboris, era: ''Vangelo della famiglia e legge naturale'' (I parte, cap. 3) e ''La famiglia e la vocazione della persona in Cristo'' (I parte, cap. 4).

In apertura di Congregazione, è stato reso noto che il Concistoro ordinario, convocato dal Santo Padre per lunedì 20 ottobre, sarà dedicato alla situazione in Medio Oriente, sulla base dei risultati della riunione di alcuni Rappresentanti Pontifici e dei Superiori dei Dicasteri competenti, svoltasi in Vaticano dal 2 al 4 ottobre scorsi. Il tema del Concistoro verrà presentato dal Segretario di Stato, card. Pietro Parolin. All’incontro prenderanno parte anche sei Patriarchi orientali ed il Patriarca latino di Gerusalemme, S. B. FouadTwal.

Il dibattito generale è quindi proseguito sugli argomenti previsti: si è detta necessaria una maggiore preparazione al matrimonio, affinché esso sia non solo valido, ma anche fruttuoso. Il suggerimento è stato quello di non guardare solo ai rimedi per il fallimento dell’unione coniugale, ma anche alle condizioni che lo rendono valido e fruttuoso. Ciò che bisogna trasmettere è una visione del matrimonio non solo come un punto di arrivo, ma come un cammino verso una meta più alta , una strada di crescita personale e in coppia, una forza e fonte di energia. La scelta matrimoniale è una vera e propria vocazione ed in quanto tale ha bisogno di fedeltà e coerenza per risultare vero luogo di crescita e di salvaguardia dell’umano.

Per questo, i coniugi vanno accompagnati costantemente nel loro percorso di vita, attraverso una pastorale familiare intensa e vigorosa. Il cammino di preparazione al sacramento matrimoniale, quindi, deve essere lungo, personalizzato ed anche severo, senza timori di veder eventualmente diminuire il numero di nozze celebrate in Chiesa. Altrimenti, si correrebbe il rischio di intasare i Tribunali con le cause matrimoniali.
Altro punto evidenziato in Aula è stato quello dell’influenza dei mass-media, a volte invadente, nel presentare ideologie contrarie alla dottrina della Chiesa sulla famiglia ed il matrimonio. In questa ottica, si è detto, i cattolici vanno sì protetti, ma anche preparati meglio: la Chiesa deve offrire il suo insegnamento in maniera più incisiva, presentando la dottrina non come un elenco di divieti, ma facendosi vicina ai fedeli, così come faceva Gesù. In questo modo, agendo con empatia e tenerezza, sarà possibile ridurre il divario tra la dottrina e la prassi, tra gli insegnamenti della Chiesa e la vita quotidiana delle famiglie. Perché ciò che occorre non è una scelta tra la dottrina e la misericordia, ma l’avvio di una pastorale illuminata, per incoraggiare soprattutto le famiglie in difficoltà, che spesso avvertono un senso di non appartenenza alla Chiesa.

E proprio sulle coppie in difficoltà, i divorziati risposati, è tornato a riflettere il dibattito odierno: a loro, si è detto, la Chiesa deve presentare non un giudizio, ma una verità, con uno sguardo di comprensione, perché la gente segue la verità e segue la Chiesa se essa dice la verità. La ''medicina'' della misericordia dona accoglienza, cura e sostegno. Anche perché -è stato evidenziato- le famiglie sofferenti non cercano soluzioni pastorali rapide, non vogliono essere una mera cifra statistica, ma sentono il bisogno di essere ispirate, di sentirsi accolte ed amate. Deve essere lasciato più spazio alla logica sacramentale, piuttosto che a quella giuridica.

Quanto all’accostamento all’Eucaristia da parte dei divorziati risposati, è stato ribadito che tale sacramento non è il sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono in cammino.
Come ieri pomeriggio, inoltre, il dibattito si è soffermato sull’esigenza di rinnovare il linguaggio dell’annuncio del Vangelo e della trasmissione della dottrina: la Chiesa deve aprirsi di più al dialogo, deve ascoltare più frequentemente (e non solo in casi eccezionali) le esperienze delle coppie sposate, poiché le loro lotte, i loro fallimenti non possono essere ignorati, anzi: possono essere fondamento di una teologia reale, vera. E sempre a proposito del linguaggio, è stata rilevata qualche perplessità sul suggerimento -inserito nell’Instrumentum Laboris- di approfondire il concetto, di ispirazione biblica, di ''ordine della creazione'', come possibilità di rileggere in modo più significativo la ''legge naturale'': non basta cambiare il vocabolario, si è detto, se poi non si riesce a creare un ponte di dialogo efficace con i fedeli. In questo senso, la tanto avvertita e diffusa esigenza di cambiamento è da intendere -si è detto- come conversione pastorale, per rendere l’annuncio del Vangelo più efficace.

In Aula, poi, sono state presentate tre dimensioni specifiche della famiglia: la vocazione alla vita; la missionarietà, intesa come testimoniare Cristo attraverso l’unità familiare; e l’accoglienza dell’altro, perché la famiglia è la prima scuola di alterità, il luogo in cui si possono imparare la pazienza e la lentezza, in contrapposizione alla frenesia del mondo contemporaneo. Una ulteriore dimensione del nucleo familiare è stata evidenziata anche nella santità, poiché la famiglia educa alla santità, è icona della Trinità, Chiesa domestica al servizio dell’evangelizzazione, futuro dell’umanità.

Altri punti accennati durante la terza Congregazione generale hanno riguardato l’importanza della catechesi per le famiglie, soprattutto per i bambini, e della preghiera tra le mura domestiche, poiché essa dà luogo ad una vera e propria generazione della fede, permettendone la trasmissione dai genitori ai figli. Infine, è stata sottolineata la necessità di una formazione più approfondita per i sacerdoti ed i catechisti.

Altri Atti Pontifici

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha accolto la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell'archidiocesi di Kraków (Polonia), presentata dal Arcivescovo Jan Zajac, per raggiunti limiti d'età.

venerdì 3 ottobre 2014

Udienza Presidente della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Presidente della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka, Signor Mahinda Rajapaksa, il quale, successivamente, ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.

Nel corso dei cordiali colloqui, si è parlato della situazione attuale del Paese, con particolare riferimento ai segni di miglioramento sociale ed economico, auspicando il raggiungimento di soluzioni corrispondenti alle legittime attese di tutti i cittadini.

In tale contesto, è stato espresso l’augurio che la prossima visita del Santo Padre possa essere accolta come segno di vicinanza alla popolazione srilankese e come incoraggiamento a quanti si adoperano per il bene comune, la riconciliazione, la giustizia e la pace.

Il Papa al Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa: Siate una “voce profetica” all’interno della società

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). "Famiglia e futuro dell'Europa" è il tema dell'Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, in corso in questi giorni, sul tema: "Famiglia e futuro dell'Europa". Nel ricevere i 70 partecipanti alla Plenaria, il Santo Padre Francesco ha improvvisato alcune parole consegnando loro il discorso scritto nel quale ribadisce: "Come Pastori vicini al vostro popolo e attenti alle esigenze della gente, voi ben conoscete la complessità degli scenari e la rilevanza delle sfide alle quali è sottoposta, anche in Europa, la missione della Chiesa".

"Siamo chiamati ad essere - si legge ancora nel testo scritto - una Chiesa 'in uscita', in movimento dal centro verso la periferia per andare verso tutti, senza paure, senza diffidenze e con coraggio apostolico".
"Il tema della vostra Plenaria, 'Famiglia e futuro dell’Europa', - scrive ancora il Pontefice - costituisce un’occasione importante per riflettere insieme su come valorizzare la famiglia, in quanto preziosa risorsa per il rinnovamento pastorale. Mi pare sia importante che Pastori e famiglie lavorino insieme, con spirito di umiltà e dialogo sincero, affinché le comunità parrocchiali diventino 'famiglia di famiglie'. In tale ambito - afferma il Pontefice - non mancano diverse esperienze di pastorale della famiglia e di impegno politico e sociale in sostegno delle famiglie, sia quelle che vivono una vita matrimoniale ordinaria, sia quelle segnate da problemi o rotture. È importante - prosegue il Papa - cogliere queste esperienze significative presenti nei diversi ambiti della vita degli uomini e delle donne del nostro tempo, sui quali esercitare un opportuno discernimento, per poi 'metterli in rete', coinvolgendo così altre Comunità diocesane".

"La collaborazione tra Pastori e famiglie si estende anche al campo dell’educazione. (...) Una aperta collaborazione tra realtà ecclesiale e famiglia, favorirà la maturazione di uno spirito di giustizia, di solidarietà, di pace e anche di coraggio nelle proprie convinzioni. Si tratta - segnala il Santo Padre - di sostenere i genitori nella responsabilità di educare i figli, tutelando il loro imprescindibile diritto a dare ai figli l’educazione che ritengono più idonea. I genitori, infatti, rimangono i primi e principali educatori dei loro figli, pertanto hanno il diritto di educarli in conformità alle loro convinzioni morali e religiose. Al riguardo, si potranno delineare comuni e coordinate direttive pastorali da assumere, al fine di promuovere e sostenere validamente le scuole cattoliche".

Infine, il Santo Padre Francesco incoraggia i Vescovi "a proseguire nel vostro impegno di favorire la comunione tra le diverse Chiese d’Europa, facilitando una adeguata collaborazione per una fruttuosa evangelizzazione. Vi invito anche ad essere una 'voce profetica' all’interno della società, soprattutto là dove il processo di secolarizzazione in atto nel Continente europeo tende a rendere sempre più marginale il parlare di Dio".

Alla Plenaria Congregazione Clero: “'Essere' preti, non limitandosi a 'fare' i preti"

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). Questa mattina, nella Sala Clementina, il Santo Padre ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero. "La vocazione - ha ribadito il Papa - è davvero un tesoro che Dio mette da sempre nel cuore di alcuni uomini, da Lui scelti e chiamati a seguirLo in questo speciale stato di vita. Questo tesoro, che richiede di essere scoperto e portato alla luce, non è fatto per 'arricchire' solo qualcuno. Chi è chiamato al ministero non è 'padrone' della sua vocazione, ma amministratore di un dono che Dio gli ha affidato per il bene di tutto il popolo, anzi di tutti gli uomini, anche di coloro che si sono allontanati dalla pratica religiosa o non professano la fede in Cristo. Al tempo stesso - ha proseguito Papa Francesco - tutta la comunità cristiana è custode del tesoro di queste vocazioni, destinate al suo servizio, e deve avvertire sempre più il compito di promuoverle, accoglierle ed accompagnarle con affetto".

"Anche noi - ha ricordato il Papa ai membri del clero - dobbiamo fare la nostra parte, mediante la formazione, che è la risposta dell’uomo, della Chiesa al dono che Dio le fa tramite le vocazioni. Si tratta di custodire e far crescere le vocazioni, perché portino frutti maturi. (...) Gesù non ha detto a quanti chiamava: 'vieni, ti spiego' o 'seguimi, ti istruisco'; la formazione offerta da Cristo ai suoi discepoli è invece avvenuta tramite un 'vieni e seguimi', 'fai come faccio io', e questo è il metodo che anche oggi la Chiesa vuole adottare per i suoi ministri. La formazione di cui parliamo è un’esperienza discepolare, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre più a Lui. Proprio per questo, essa non può essere un compito a termine, perché i sacerdoti non smettono mai di essere discepoli di Gesù, di seguirlo".

"Un simile percorso di scoperta e valorizzazione della vocazione ha uno scopo preciso: l’evangelizzazione - ha sottolineato Papa Francesco - Ogni vocazione è per la missione e la missione dei ministri ordinati è l’evangelizzazione, in ogni sua forma. (...) I sacerdoti sono uniti in una fraternità sacramentale, pertanto la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza di fraternità e di comunione tra loro e con il Vescovo. (...) Si tratta di 'essere' preti, non limitandosi a 'fare' i preti, liberi da ogni mondanità spirituale, consci che è la loro vita ad evangelizzare prima ancora delle loro opere. (...) Abbiamo bisogno di sacerdoti, mancano le vocazioni. - ha detto infine il Papa ribadendo che: "Occorre studiare bene il percorso di una vocazione! (...) Oggi abbiamo tanti problemi, (...) per questo errore di alcuni vescovi di prendere quelli che vengono a volte espulsi dai seminari o dalle case religiose perché hanno bisogno di preti. (...) Dobbiamo pensare - ha raccomandato Papa Francesco - al bene del popolo di Dio".

Prosegue riunione Rappresentanti Pontifici presenza cristiani in Medio Oriente

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). Prosegue la riunione di alcuni Rappresentanti Pontifici e dei Superiori dei Dicasteri competenti, convocati in Vaticano, per desiderio del Santo Padre, per analizzare insieme "La presenza dei Cristiani in Medio Oriente". Durante l’incontro di questa mattina, l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha fatto una presentazione generale sulla situazione politica in Medio Oriente e sui principi ispiratori dell’azione della Santa Sede, rilevando le ripercussioni a livello globale di quanto accade nella Regione.

La pace, ha affermato il Presule, va cercata tramite una soluzione "regionale" e comprensiva, che non trascuri gli interessi di nessuna delle parti, tramite il dialogo e non con scelte unilaterali imposte con la forza. Con riferimento al fenomeno del terrorismo il Segretario ha ribadito l’importanza di combattere il fondamentalismo che ne sta alla base. Un ruolo importante dovrebbe essere svolto dai leader religiosi, favorendo il dialogo interreligioso e in particolare la collaborazione di tutti per il bene della società. La Santa Sede nel seguire la situazione politica in Medio Oriente e in genere nel rapporto con i Paesi a maggioranza musulmana ha sempre presenti come questioni fondamentali la protezione e il rispetto dei cristiani e degli altri gruppi minoritari come cittadini a pieno titolo, e dei diritti umani, in particolare quello della libertà religiosa.

In seguito il Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico per Gerusalemme e la Palestina, ha presentato una relazione sul conflitto Israelo-Palestinese e sulla presenza dei Cristiani in Terra Santa. Centrale, per la stabilizzazione del Medio Oriente e per la pace della regione, è la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Infatti, dopo tanti anni questo continua irrisolto, con le gravissime conseguenze regionali e mondiali che implica. Al riguardo, si erano aperte speranze di pace con il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa ed il successivo incontro di preghiera in Vaticano. Il recente conflitto a Gaza ricorda che la situazione è grave e difficile, ma bisogna rinnovare gli sforzi diplomatici per una soluzione giusta e duratura che rispetti i diritti di ambedue le parti in conflitto.

Dopo un momento di dialogo, il Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha ragguagliato sui rapporti della Chiesa cattolica con le altre Chiese e le confessioni cristiane in Medio Oriente.

Nel pomeriggio sono previste due relazioni sul ruolo della Chiesa di fronte al dramma dei profughi e nella promozione della giustizia e della pace, presentate, rispettivamente, dal Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dal Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Dopo un prolungato dialogo, la sessione odierna si concluderà con la preghiera dei Vespri e una cena fraterna presso la Domus Sanctae Marthae.

Per la giornata conclusiva di domani è prevista la celebrazione della Santa Messa nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, seguita da uno scambio di idee in vista delle conclusioni e indicazioni operative, frutto di questi giorni di studio e di riflessione.

Novità III Assemblea Generale Straordinaria Sinodo dei Vescovi sul tema della Famiglia

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha illustrato le novità della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si apre domenica 5 ottobre, con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre Francesco nella Basilica Vaticana.

"Tra i 191 Padri sinodali - ha precisato il Cardinale Baldisseri - si contano: 61 Cardinali, 1 Patriarca Cardinale, 7 Patriarchi, 1 Arcivescovo Maggiore, 67 Arcivescovi (tra cui 2 Metropoliti, 3 titolari e 2 emeriti), 47 Vescovi (tra cui, 1 titolare, 2 Vicari Apostolici, 1 Esarca Apostolico e 1 emerito), 1 Vescovo Ausiliare, 1 sacerdote Prelato e 6 Religiosi. Inoltre, prenderanno parte a questa Assemblea sinodale (...) 16 Esperti o collaboratori del Segretario Speciale, 38 Uditori e Uditrici, 8 Delegati Fraterni. Degno di nota è il fatto che, a motivo di un’Assemblea che tratterà della famiglia, si è voluto dare particolare rilievo alle coppie di sposi, genitori e capi famiglie, complessivamente quindi a 12 persone; anche tra gli Esperti sarà presente una coppia di sposi".

"Tra le novità riguardanti l’ormai imminente Assise - ha proseguito il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi - emerge la volontà del Santo Padre di intraprendere un cammino sinodale innovativo e originale, che si articola in due momenti: l’attuale Assemblea Straordinaria, sul tema: 'Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione', e quella Ordinaria del prossimo anno, che avrà come oggetto: 'La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo'". Nella fase preparatoria dell'Assemblea Sinodale, "ha risuonato - ha detto il Cardinale - la voce di tutto il Popolo di Dio", dai Vescovi ai fedeli laici. "Attraverso il Questionario allegato al Documento Preparatorio si sono espresse non solo le Conferenze Episcopali e altri aventi diritto, ma anche molti sacerdoti, religiosi e laici, sia individualmente che come appartenenti ad associazioni, gruppi e movimenti. (...) L’alto numero delle risposte è dovuto, da una parte, all’argomento del Sinodo, che riguarda la vita delle comunità, delle famiglie e delle persone, e che rispecchia anche la sollecitudine pastorale che i Vescovi hanno sempre avuto nei confronti della famiglia. D’altra parte, l’ampiezza del materiale pervenuto è senz’altro indice di quella franchezza e libertà con cui è stata condotta la consultazione. Tale ampia libertà di espressione caratterizzerà anche l’Assise sinodale, che certamente si svolgerà in un clima di rispetto per ogni posizione, di carità vicendevole e con autentico senso costruttivo".

"Altri elementi nuovi toccano l’organizzazione dei lavori, e dunque riguardano la metodologia interna dell’Assemblea. In primo luogo, la 'Relatio ante disceptationem' presenterà qualche elemento di novità. Infatti, la Segreteria Generale ha chiesto ai Padri sinodali di trasmettere in anticipo il proprio contributo, segnalando l’argomento su cui intendono intervenire in Aula, rispettando l’ordine tematico. Nella stesura della 'Relatio ante disceptationem' è stato tenuto conto di tali testi, utili al fine di poter organizzare con ordine l’agenda tematica. In questo modo, la suddetta 'Relatio' diventa un testo di riferimento su cui lavorare durante gli interventi in Aula".

"In secondo luogo, durante il dibattito in Aula, che avrà luogo nella prima settimana, a partire dalla 2ª Congregazione generale, si seguirà l’ordine tematico stabilito seguendo l’'Instrumentum laboris'. (...) Ogni Congregazione generale si aprirà con l’annuncio del tema da parte del Presidente Delegato di turno, cui seguirà l’intervento di una coppia di sposi Uditori, che offriranno ai Padri sinodali la loro testimonianza di vita familiare, contribuendo a far conoscere ed arricchire il confronto sull’azione pastorale".
"In terzo luogo, la 'Relatio post disceptationem', al termine della prima settimana, costituirà la base per il prosieguo dei lavori della seconda settimana nei 'circuli minores', che i Padri prenderanno in esame in vista del Documento finale detto 'Relatio Synodi'. Questo documento, infine, sarà consegnato al Santo Padre".

"Le novità riguarderanno anche il rapporto con i mezzi di comunicazione - ha proseguito il Cardinale Baldisseri - Ogni giorno ci sarà un Briefing diretto dalla Sala Stampa, con la collaborazione degli Addetti Stampa e la partecipazione di alcuni Padri sinodali. Il Bollettino della Sala Stampa conterrà le informazioni del giorno. Inoltre, sarà attivo il servizio Twitter per trasmettere in tempo reale la sintesi delle notizie più importanti".

"I lavori dei Padri sinodali - ha concluso il Cardinale Baldisseri - saranno accompagnati dalla preghiera del popolo di Dio. A Roma, nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore, (...) ogni sera alle ore 18.00, un Vescovo o un Cardinale celebrerà la Santa Messa per la famiglia. Significativa sarà la presenza delle reliquie dei beati coniugi Zélie e Louis Martin, e della loro figlia Santa Teresa del Bambino Gesù, e quelle dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Nel mondo, si pregherà nei Santuari, specialmente quelli dedicati alla Sacra Famiglia, nei monasteri, nelle comunità di vita consacrata, nelle diocesi e nelle parrocchie".

Udienze

Città del Vaticano, 3 ottobre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di San Cristobal de La Habana (Cuba).

Nel pomeriggio di ieri, il Santo Padre ha ricevuto in udienza:

- Il Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore.

- Il Vescovo Hugo Nicolás Barbaro, Vescovo di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña (Argentina).

- Il Vescovo Fernando Martín Croxatto, Ausiliare di Comodoro Rivadavia (Argentina).

giovedì 2 ottobre 2014

Al Patriarca Chiesa Assira d'Oriente: non vi sono ragioni religiose, politiche o economiche che possano giustificare le sofferenze di migliaia di cristiani ed appartenenti ad altre minoranze religiose in Iraq e Siria

Città del Vaticano, 2 ottobre 2014 (VIS). "Il nostro incontro è segnato dalla sofferenza che condividiamo per le guerre che stanno attraversando diverse regioni del Medio Oriente e in particolare per le violenze che stanno colpendo i cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze religiose, specialmente in Iraq e in Siria". Queste le parole di Papa Francesco a Sua Santità Mar Dinkha IV, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira d'Oriente, che ha ricevuto questa mattina in udienza. "Quando pensiamo alla loro sofferenza - ha proseguito il Pontefice - ci viene spontaneo andare al di là delle distinzioni di rito o di confessione: in essi è il corpo di Cristo che, ancora oggi, viene ferito, colpito, umiliato. Non vi sono ragioni religiose, politiche o economiche che possano giustificare ciò che sta accadendo a centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Ci sentiamo profondamente uniti nella preghiera di intercessione e nell’azione di carità verso queste membra del corpo di Cristo che stanno soffrendo".

"La vostra visita - ha detto il Vescovo di Roma - è un ulteriore passo sul cammino di una crescente vicinanza e comunione spirituale tra di noi, dopo le amare incomprensioni dei secoli passati. Già venti anni fa, la Dichiarazione Cristologica comune sottoscritta da Lei e dal mio predecessore, il Papa San Giovanni Paolo II, ha costituito una pietra miliare del nostro cammino verso la piena comunione. Con essa abbiamo riconosciuto di confessare l’unica fede degli apostoli, la fede nella divinità ed umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, unite in un’unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né separazione".

"Accompagno con la preghiera - ha detto infine il Papa il lavoro della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente, affinché grazie ad esso si avvicini il giorno benedetto in cui potremo celebrare allo stesso altare il sacrificio di lode, che ci renderà una sola cosa in Cristo. (...) Ciò che ci unisce - ha ribadito Papa Francesco - è già molto di più di ciò che ci divide, per questo motivo ci sentiamo spinti dallo Spirito a scambiarci sin da ora i tesori spirituali delle nostre tradizioni ecclesiali, per vivere, come veri fratelli, condividendo i doni che il Signore non cessa di fare alle nostre Chiese, come segno della sua bontà e misericordia".

Ai Vescovi del Ciad: "I comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società"

Città del Vaticano, 2 ottobre 2014 (VIS). L'aggiornamento dei metodi della catechesi per l'inculturazione, la difesa della famiglia e del ruolo della donna, la necessità del dialogo con le altre religioni in un Paese dove i cattolici sono una minoranza, sono stati i temi principali del discorso che il Santo Padre Francesco ha consegnato, questa mattina, ai Vescovi della Conferenza Episcopale del Ciad, al termine della quinquennale Visita "ad Limina Apostolorum". Le comunità cattoliche del Paese, scrive il Papa, rallegrandosi del lavoro compiuto in ambito educativo, sanitario e relativo allo sviluppo, "aumentano, non soltanto numericamente, ma anche per la qualità e la forza del loro impegno".

"Le autorità civili sono molto grate alla Chiesa cattolica per il contributo apportato all'insieme della società del Ciad. Vi incoraggio a perseverare su questa strada perché esiste una stretta connessione fra evangelizzazione e promozione umana, che deve esprimersi e svilupparsi in tutta l'azione evangelizzatrice. Il servizio ai poveri e ai più vulnerabili è un'autentica testimonianza resa a Gesù Cristo che si è fatto povero per la nostra salvezza. Bisogna vivamente ringraziare le Congregazioni religiose ed i collaboratori laici per il loro importante contributo in quest'ambito".

"Tuttavia - nota il Papa - è indubbio che l'impegno nelle opere sociali non si esaurisce nell'azione evangelizzatrice; sono indispensabili un approfondimento e una radicazione della fede nel cuore dei fedeli - da tradursi in un'autentica vita spirituale e sacramentale - per essere capaci di resistere alle prove, oggi numerose, e perché i comportamenti dei fedeli siano in armonia con le esigenze del Vangelo, al fine di progredire verso una vera santità. Ciò è specialmente vero in una paese dove molto forte è il peso di alcune tradizioni culturali, dove da tutte le parti sorgono proposte religiose più facili sul piano morale e dove comincia a farsi sentire la secolarizzazione".

"È necessario quindi che i fedeli ricevano una solida formazione dottrinale e spirituale. Il primo luogo di tale formazione è certamente la catechesi. Vi invito, in uno spirito missionario rinnovato, ad aggiornare i metodi della catechesi usati nelle vostre diocesi. Da una parte, occorre tener conto e valorizzare ciò che è buono nelle vostre tradizioni culturali - poiché Cristo non è venuto ad annullare le culture, ma a portarle a compimento - mentre si deve chiaramente denunciare ciò che non è cristiano. Nel contempo è indispensabile curare l'esattezza e l'integrità del contenuto dottrinale di questi percorsi".

Nel riferirsi alle famiglie che sono "la 'cellula vitale della società e della Chiesa, attualmente molto fragili", il Santo Padre afferma: "Nella famiglia, è importante valorizzare il ruolo e la dignità della donna, per rendere un'eloquente testimonianza al Vangelo. È necessario, quindi, che 'i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società'".

Nel ribadire la necessità della formazione permanente del clero e l'importanza della vicinanza dei Vescovi ai propri sacerdoti, Papa Francesco scrive che la Chiesa in Ciad "nonostante la sua vitalità e il suo sviluppo, è minoritaria in un popolo a maggioranza musulmana, ed aderisce ancora in parte ai culti tradizionali. Vi incoraggio a fare in modo che la Chiesa, che è rispettata e ascoltata, conservi il ruolo che le è proprio nella società del Ciad, di cui è divenuta elemento strutturante, anche lì dove è minoritaria. In un tale contesto - prosegue il Pontefice - non posso che invitarvi a sviluppare il dialogo interreligioso, felicemente avviato dal defunto Arcivescovo di N'Djamena, Monsignor Mathias N'Gartéri Mayadi, che si era tanto adoperato per promuovere la convivenza fra le diverse comunità religiose. Penso che si debbano perseguire tali iniziative per scoraggiare lo sviluppo della violenza che colpisce i cristiani nei paesi confinanti con il vostro".

Il Santo Padre conclude ricordando l'importanza di mantenere "i buoni rapporti instaurati con le autorità civili, che hanno permesso la recente firma di un Accordo-quadro fra la Santa Sede e la Repubblica del Ciad che, una volta ratificato, darà un grande contributo alla missione della Chiesa".
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