Città
del Vaticano, 22 novembre 2013
(VIS). Si è conclusa oggi la Sessione Plenaria della Congregazione
per le Chiese Orientali, (19-22 novembre), dedicata ad un bilancio
sullo sviluppo delle idee conciliari sull'Oriente cattolico a 50 anni
dal Concilio Vaticano II.
"Il
clima di svolgimento dei lavori - si legge in un Comunicato della
Congregazione - è stato unanimemente apprezzato per la sua armonia.
(...) Si può affermare che l’esperienza della sinodalità, così
radicata nella tradizione orientale, abbia mostrato la sua fecondità
come metodo di lavoro". È stata apprezzata la bellezza
dell’ecclesiologia conciliare e il valore della diversità
nell’unità sottolineando che il riconoscimento dell’origine
apostolica è un’affermazione teologica e giuridica. Altro tema
affrontato è stato quello del fenomeno migratorio che "rappresenta
una sfida sia perché pone il serio problema della permanenza dei
cristiani in Medio Oriente, fortemente penalizzati dagli effetti
della guerra in Iraq, dall’attuale situazione in Siria, senza
dimenticare l’irrisolta questione israelo-palestinese e il
travaglio per la rinascita di un Egitto plurale. Sia perché pone il
problema di come la piena dignità delle Chiese Patriarcali ed
Arcivescovili Maggiori comporti che i Capi di esse, chiamati anche
Padri, lo possano essere realmente (...), oggi ben oltre i confini
considerati 'propri', e con le proprie rispettive tradizioni e
discipline".
"Accanto
alla significativa rappresentanza degli Arcivescovi Latini che sono
anche Ordinari per i fedeli Orientali sprovvisti di un proprio
Gerarca (...) andranno pensate e progressivamente sviluppate
strutture amministrative ecclesiali proprie. (...) La dimensione
ecumenica deve essere sempre mantenuta (...) assumendo un
atteggiamento fecondo di autentica fraternità, paziente
riconciliazione (...), senza però che ad essere penalizzati siano
coloro che con la loro esistenza testimoniano ogni giorno che si può
essere in comunione con il Vescovo di Roma, riconoscendone il
primato, senza rinunciare al proprio modo di governarsi, di vivere il
mistero della liturgia, di comprendere il mistero di Cristo".
Infine
è stato ribadito che l’Oriente Cattolico è impegnato sul campo a
far sì che il dialogo interreligioso sia vissuto anzitutto nella
quotidianità dei Paesi del Medio Oriente.
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