Città
del Vaticano, 8 settembre 2013 (VIS). In continuità con la Veglia di
preghiera per la Pace in occasione della Giornata di digiuno e
preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero,
Papa Francesco ha ripreso all'Angelus delle dodici di questa mattina
il tema della pace, interpretandolo alla luce del Vangelo di oggi in
cui Gesù insiste sulle condizioni per essere suoi discepoli: non
anteporre nulla all’amore per Lui, portare la propria croce e
seguirlo.
"Molta
gente - ha spiegato il Papa - infatti si avvicinava a Gesù, voleva
entrare tra i suoi seguaci; e questo accadeva specialmente dopo
qualche segno prodigioso, che lo accreditava come il Messia, il Re
d’Israele. Ma Gesù non vuole illudere nessuno. Lui sa bene che
cosa lo attende a Gerusalemme, qual è la via che il Padre gli chiede
di percorrere: è la via della croce, del sacrificio di se stesso per
il perdono dei nostri peccati. Seguire Gesù non significa
partecipare a un corteo trionfale! - ha affermato Papa Francesco -
Significa condividere il suo amore misericordioso, entrare nella sua
grande opera di misericordia per ogni uomo e per tutti gli uomini.
(...) E questo perdono universale, questa misericordia, passa
attraverso la croce. Gesù non vuole compiere questa opera da solo:
vuole coinvolgere anche noi nella missione che il Padre gli ha
affidato. (...) Il discepolo di Gesù rinuncia a tutti i beni perché
ha trovato in Lui il Bene più grande, nel quale ogni altro bene
riceve il suo pieno valore e significato: i legami familiari, le
altre relazioni, il lavoro, i beni culturali ed economici e così
via…".
"Per
spiegare questa esigenza, Gesù usa due parabole: quella della torre
da costruire e quella del re che va alla guerra. Questa seconda
parabola dice così: 'Quale re, partendo in guerra contro un altro
re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila
uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro
è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere la pace'.
Qui Gesù non vuole affrontare il tema della guerra, è solo una
parabola. Però, in questo momento in cui stiamo fortemente pregando
per la pace, questa Parola del Signore ci tocca sul vivo, e in
sostanza ci dice: c’è una guerra più profonda che dobbiamo
combattere, tutti! È la
decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue
seduzioni e di scegliere il bene, pronti a pagare di persona: ecco il
seguire Cristo, ecco il prendere la propria croce! Questa guerra
profonda contro il male! A che serve fare guerre, tante guerre, se tu
non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non
serve a niente!".
"Questa
guerra contro il male comporta dire no all’odio fratricida e alle
menzogne di cui si serve; dire no alla violenza in tutte le sue
forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio
illegale. Ce n’è tanto! Ce n’è tanto! E sempre rimane il
dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché
dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è
una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio
illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza,
non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene
comune".
Infine
il Papa ha ricordato la festa della Natività della Vergine Maria,
festa particolarmente cara alle Chiese Orientali. E tutti noi,
adesso, possiamo inviare un bel saluto a tutti i fratelli, sorelle,
vescovi, monaci, monache delle Chiese Orientali, Ortodosse e
Cattoliche (...). Gesù è il sole, Maria è l’aurora che
preannuncia il suo sorgere. Ieri sera abbiamo vegliato affidando alla
sua intercessione la nostra preghiera per la pace nel mondo,
specialmente in Siria e in tutto il Medio Oriente. La invochiamo ora
come Regina della Pace. Regina della Pace prega per noi! Regina della
Pace prega per noi!".
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