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lunedì 30 settembre 2013

ALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO: IL DIALOGO PUÒ VINCERE LA GUERRA

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i partecipanti all'Incontro internazionale per la pace, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, (Roma, 29 settembre-1° ottobre), intitolato: "Il coraggio della speranza: religioni e culture in dialogo". Nel ricordare l'invito che Papa Giovanni Paolo II rivolse ad Assisi ai leader di tutte le religioni a pregare per la pace, Papa Francesco ha detto: "Si era nel 1986, in un mondo ancora segnato dalla divisone in blocchi contrapposti, e fu in quel contesto che il Papa invitò i leader religiosi a pregare per la pace: non più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri. Voi avete continuato tale cammino e ne avete accresciuto lo slancio, coinvolgendo nel dialogo significative personalità di tutte le religioni ed esponenti laici e umanisti".

"Non può esservi alcuna giustificazione religiosa alla violenza - ha ribadito il Pontefice - Come sottolineava Papa Benedetto XVI due anni fa, nel 25° dell’incontro di Assisi, bisogna cancellare ogni forma di violenza motivata religiosamente, e insieme vigilare affinché il mondo non cada preda di quella violenza che è contenuta in ogni progetto di civiltà che si basa sul 'no' a Dio".

"La pace è responsabilità di tutti. Pregare per la pace, lavorare per la pace! Un leader religioso è sempre uomo di pace, perché il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo. (...) Per la pace ci vuole un dialogo tenace, paziente, forte, intelligente, per il quale niente è perduto. Il dialogo - ha sottolineato Papa Francesco - può vincere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di differenti generazioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini di diverse provenienze etniche, di diverse convinzioni. Il dialogo è la via della pace".

"I leader religiosi sono chiamati ad essere veri 'dialoganti', ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori. Gli intermediari cercano di fare sconti a tutte le parti, al fine di ottenere un guadagno per sé. Il mediatore, invece, è colui che non trattiene nulla per sé, ma si spende generosamente, fino a consumarsi, sapendo che l’unico guadagno è quello della pace. (...) Questo coraggio di pace - ha auspicato infine il Pontefice - doni il coraggio della speranza al mondo".


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