Città
del Vaticano, 24 luglio 2013
(VIS). Alle 18.30 ora locale, Papa Francesco è arrivato all'Ospedale
São Francisco de Assis na Providência
de Deus del Venerabile Ordine Terziario, per il recupero dalle
dipendenze da droghe e alcool e per l'assistenza medico-chirurgica
gratuita agli indigenti. L'Ospedale, con 500 letti, diretto
dall'Associazione omonima, fu fondato nel 1985 da Fray Francisco.
All'arrivo erano ad accogliere Papa Francesco il Direttore
dell'Associazione e il Segretario di Stato alla Salute. Il Papa si è
recato direttamente alla Cappella e, dopo i canti, le preghiere e i
saluti, ha ascoltato le testimonianze di due pazienti.
"Dio
ha voluto che i miei passi, dopo il Santuario di Nostra Signora di
Aparecida, si incamminassero verso un particolare santuario della
sofferenza umana qual è l'Ospedale San Francesco di Assisi. - ha
detto il Papa - È ben nota la
conversione del vostro Santo Patrono: il giovane Francesco abbandona
ricchezze e comodità per farsi povero tra i poveri, capisce che non
sono le cose, l’avere, gli idoli del mondo ad essere la vera
ricchezza e a dare la vera gioia, ma è il seguire Cristo e il
servire gli altri".
"Abbracciare,
abbracciare. Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è
nel bisogno, come ha fatto san Francesco. Ci sono tante situazioni in
Brasile, nel mondo, che chiedono attenzione, cura, amore, come la
lotta contro la dipendenza chimica - ha detto Papa Francesco -.
Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo.
Quanti 'mercanti di morte' che seguono la logica del potere e del
denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la
violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di
tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell'uso delle
droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina,
che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza
chimica. È necessario
affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo
una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono
la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando
speranza nel futuro. Abbiamo tutti bisogno di guardare l’altro con
gli occhi di amore di Cristo, imparare ad abbracciare chi è nel
bisogno, per esprimere vicinanza, affetto, amore".
"Ma
abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in
difficoltà - ha esortato il Papa - a chi è caduto nel buio della
dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti,
puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. (...) Sei
protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile!
Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare
la salita al tuo posto'. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante
persone vi sono vicine. Guardate con fiducia davanti a voi, la vostra
è una traversata lunga e faticosa, ma guardate avanti, c’è 'un
futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle
proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e
nuova forza al vivere quotidiano'. A tutti voi vorrei ripetere: non
lasciatevi rubare la speranza! Non lasciatevi rubare la speranza! Ma
vorrei dire anche: non rubiamo la speranza, anzi diventiamo tutti
portatori di speranza!".
"Nel
Vangelo leggiamo la parabola del Buon Samaritano, che parla di un
uomo assalito dai briganti e lasciato quasi morto ai bordi della
strada. La gente passa, guarda e non si ferma, continua indifferente
il cammino: non è affare suo! Quante volte diciamo: non è un mio
problema!. Quante volte ci voltiamo dall'altro lato e facciamo finta
di non vedere! (...) Cari amici, credo che qui, in questo Ospedale,
si faccia concreta la parabola del Buon Samaritano. Qui non c’è
l’indifferenza, ma l’attenzione, non c’è il disinteresse, ma
l’amore".
Al
termine della visita il Papa ha ringraziato il personale del servizio
medico e ausiliare con queste parole: "il vostro servizio è
prezioso, fatelo sempre con amore; è un servizio fatto a Cristo
presente nei fratelli: 'Tutto quello che avete fatto a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me'".
"E
vorrei ripetere a tutti voi che lottate contro la dipendenza chimica,
a voi familiari che avete un compito non sempre facile: la Chiesa non
è lontana dalle vostre fatiche, ma vi accompagna con affetto. Il
Signore vi è vicino e vi tiene per mano. Guardate a Lui nei momenti
più duri e vi darà consolazione e speranza. E confidate anche
nell’amore materno di Maria sua Madre. (...) Dove c’è una croce
da portare, lì accanto a noi c’è sempre Lei, la Madre. Vi lascio
nelle sue mani, mentre con affetto benedico tutti".
Al
termine della visita il Santo Padre ha rivolto alcune parole ai
giovani italiani che da Maracanazinho lo seguivano in diretta. "So
che vi siete riuniti insieme a tanti brasiliani di origine italiana
ed ai vostri vescovi per far festa e riflettere sulla persona di Gesù
e sulle risposte che solo Lui sa dare ai vostri interrogativi di fede
e di vita. Fidatevi di Cristo, ascoltatelo, seguitene le orme. Non ci
abbandona mai, neanche nei momenti più bui della vita. È
lui la nostra speranza. Domani a Copacabana ci sarà l'occasione per
approfondire questa verità, per rendere luminosa la vita. A domani".
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