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lunedì 1 luglio 2013

PAPA FRANCESCO RICORDA L'ESEMPIO DI BENEDETTO XVI

Città del Vaticano, 30 giugno 2013 (VIS). La ferma decisione di Gesù di mettersi in cammino verso Gerusalemme, sua meta finale, dove compie la sua missione di salvezza e la libertà di coscienza con la quale Gesù segue tale proposito sono stati i temi scelti dal Papa per l'ultima recita dell'Angelus del mese di giugno, a cui hanno partecipato le decine di migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro.


Dopo "la ferma decisione" Gesù mira direttamente alla meta e alle persone che incontra e che che chiedono di seguirlo, dice chiaramente quali sono le condizioni: non avere una dimora stabile; sapersi distaccare dagli affetti umani; non cedere alla nostalgia del passato. "Ma Gesù dice anche ai suoi discepoli, incaricati di precederlo sulla via verso Gerusalemme per annunciare il suo passaggio, di non imporre nulla: se non troveranno disponibilità ad accoglierlo, si proceda oltre, si vada avanti. Gesù - ha affermato Papa Francesco - non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone".

"Tutto questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla. Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, 'telecomandato': era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui! (...). E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero. Gesù vuole noi cristiani liberi come Lui, con quella libertà che viene da questo dialogo con il Padre, (...). Gesù non vuole né cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani 'telecomandati', incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza, non è libero, non è libero".

"Per questo dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza. Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace... Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele".

Papa Francesco ha sottolineato "un recente esempio meraviglioso" del rapporto con Dio nella propria coscienza: quello di Papa Benedetto XVI "quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore. E questo esempio del nostro Padre fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire".

La Madonna che ascoltava e meditava nell’intimo di se stessa la Parola di Dio "ci aiuti (...) a diventare sempre più uomini e donne di coscienza, liberi nella coscienza, (...) capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione", ha concluso il Papa.

Dopo la recita dell'Angelus, il Papa ha ricordato che si celebra oggi in Italia la Giornata della carità del Papa ed ha ringraziato i Vescovi e tutte le parrocchie "specialmente le più povere, per le preghiere e le offerte che sostengono tante iniziative pastorali e caritative del Successore di Pietro in ogni parte del mondo".


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