Città
del Vaticano, 28 luglio 2013 (VIS). "Vedo in voi la memoria e la
speranza: la memoria del cammino e della coscienza della vostra
Patria e la speranza che questa Patria, sempre aperta alla luce che
promana dal Vangelo, possa continuare a svilupparsi nel pieno
rispetto dei principi etici fondati sulla dignità trascendente della
persona. Memoria del passato e utopia verso il futuro si incontrano
nel presente, che non è una congiuntura senza storia e senza
promessa, ma un momento nel tempo, una sfida per raccogliere saggezza
e saperla proiettare". Con queste parole, nel pomeriggio di
ieri, Papa Francesco ha aperto l'incontro con la classe dirigente del
Brasile nel Teatro Municipale di Rio de Janeiro. Erano presenti
politici, diplomatici, esponenti della società civile,
dell'imprenditoria, della cultura e rappresentanti delle maggiori
comunità religiose del Brasile.
Il
Santo Padre che è stato accolto al suo arrivo dalla Presidente del
Teatro e dalla Segretario di Stato alla Cultura, ha citato il
pensatore brasiliano Aleceu Amoroso Lima che affermava: "Quanti,
in una Nazione, hanno un ruolo di responsabilità, sono chiamati ad
affrontare il futuro 'con lo sguardo calmo di chi sa vedere la
verità', ed ha aggiunto: "Vorrei condividere con voi tre
aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo,
l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la
responsabilità solidale per costruire il futuro; e terzo, il dialogo
costruttivo, per affrontare il presente".
"Anzitutto,
è giusto - ha detto il Papa - valorizzare la dinamica originalità
che caratterizza la cultura brasiliana, con la sua straordinaria
capacità di integrare elementi diversi. Il comune sentire di un
popolo, le basi del suo pensiero e della sua creatività, i principi
fondamentali della sua vita, i criteri di giudizio in merito alle
priorità, alle norme di azione, si fondano, si fondono e crescono su
una visione integrale della persona umana. Questa visione dell’uomo
e della vita così come è propria del popolo brasiliano, ha ricevuto
anche la linfa del Vangelo, la fede in Gesù Cristo, nell’amore di
Dio e la fraternità con il prossimo. La ricchezza di questa linfa
può fecondare un processo culturale fedele all’identità
brasiliana e, al tempo stesso, un processo costruttore di un futuro
migliore per tutti".
"Un
processo che fa crescere l’umanizzazione integrale e la cultura
dell’incontro e della relazione; questo è il modo cristiano di
promuovere il bene comune, la gioia di vivere. E qui convergono fede
e ragione, la dimensione religiosa con i diversi aspetti della
cultura umana: arte, scienza, lavoro, letteratura… Il cristianesimo
unisce trascendenza e incarnazione; per la capacità di rivitalizzare
sempre il pensiero e la vita, di fronte alla minaccia della
frustrazione e del disincanto che possono invadere i cuori e si
diffondono nelle strade".
Un
secondo elemento, la responsabilità sociale "richiede - ha
spiegato il Pontefice - un certo tipo di paradigma culturale e,
conseguentemente, di politica. Siamo responsabili della formazione di
nuove generazioni, di aiutarle ad essere capaci nell'economia e nella
politica, e ferme sui valori etici. Il futuro esige oggi l'opera di
riabilitare la politica, riabilitare la politica, che è una delle
forme più alte della carità. Il futuro esige anche una visione
umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e
meglio la partecipazione della gente, eviti gli élitarismi e
sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a
tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è
la strada proposta. Già ai tempi del profeta Amos, era molto
frequente l’avvertimento di Dio: 'Hanno venduto il giusto per
denaro e il povero per un paio di sandali […] calpestano come la
polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino
dei miseri'. Le grida che chiedono giustizia continuano ancor oggi".
"Chi
ha un ruolo di guida, permettetemi che dica, chi la vita ha unto come
guida, deve avere obiettivi concreti e ricercare i mezzi specifici
per raggiungerli, ma anche ci può essere il pericolo della
disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le
aspirazioni non si realizzano. Qui faccio appello alla dinamica della
speranza che ci spinge ad andare sempre oltre, a impiegare tutte le
energie e le capacità in favore delle persone per cui si opera,
accettando i risultati e creando condizioni per scoprire nuovi
percorsi, donandosi anche senza vedere risultati, ma mantenendo viva
la speranza, con quella costanza e coraggio che nascono
dall'accettazione della propria vocazione di guida e di dirigente".
"È
proprio della leadership scegliere la più giusta delle
opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità
e dall’interesse del bene comune; per questa strada si va al centro
dei mali della società e per vincerli anche con l’audacia di
azioni coraggiose e libere. È
nostra responsabilità, pur sempre limitata, questa comprensione di
tutta la realtà (...) per prendere decisioni nel momento presente,
ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle
conseguenze delle decisioni. Chi agisce responsabilmente colloca la
propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio
di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza
precedenti, dobbiamo cercarlo, dobbiamo inserirlo nella stessa
società. Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella
situazione attuale si impone il vincolo morale con una responsabilità
sociale e profondamente solidale".
Infine
Papa Francesco si è soffermato su un aspetto che considera
fondamentale per affrontare il presente: il dialogo costruttivo. "Tra
l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione
sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il
dialogo nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare
e ricevere, rimanendo aperti alla verità. Un Paese cresce quando
dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali
(...). È impossibile immaginare un futuro per la società senza un
forte contributo di energie morali in una democrazia che rimanga
chiusa nella pura logica o nel mero equilibrio di rappresentanza di
interessi costituiti. Considero anche fondamentale in questo dialogo
il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un
fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della
democrazia. Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni diverse
è la laicità dello Stato, che, senza assumere come propria nessuna
posizione confessionale, rispetta e valorizza la presenza della
dimensione religiosa nella società, favorendone le sue espressioni
più concrete".
"Quando
i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio - ha detto Papa
Francesco - , la mia risposta sempre è la stessa: dialogo, dialogo,
dialogo. L'unico modo di crescere per una persona, una famiglia, una
società, l'unico modo per far progredire la vita dei popoli è la
cultura dell'incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di
buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio.
(...) Questo atteggiamento aperto, disponibile e senza pregiudizi, lo
definirei come 'umiltà sociale che è ciò che favorisce il dialogo.
Solo così può crescere una buona intesa fra le culture e le
religioni, la stima delle une per le altre senza precomprensioni
gratuite e in un clima di rispetto per i diritti di ciascuna. Oggi, o
si scommette sul dialogo, o si scommette sulla cultura dell'incontro,
o tutti perdiamo, tutti pe4rdiamo. Per di qui va il cammino fecondo".
Al
termine il Papa si è rivolto ai presenti pregandoli di accogliere le
sue "parole come espressione della mia sollecitudine di Pastore
di Chiesa e del rispetto e affetto che nutro per il popolo
brasiliano. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per
costruire una società più giusta non sono sogno fantasioso, ma il
risultato di uno sforzo concertato di verso il bene comune. Vi
incoraggio in questo vostro impegno per il bene comune, che richiede
da parte di tutti saggezza, prudenza e generosità".
Concluso
il suo discorso il Pontefice ha salutato personalmente i venti
rappresentanti delle varie categorie presenti, di cui sei delegati
continentali del Corpo Diplomatico. Infine il Papa si è diretto in
auto al Complesso São
Joaquim, sede dell'Arcivescovado di Rio de Janeiro per il pranzo con
i Cardinali e i Vescovi brasiliani.
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