Città
del Vaticano, 6 giugno 2013
(VIS). Il 4-5 giugno, il Pontificio Consiglio "Cor Unum" ha
convocato una riunione di coordinamento umanitario sulla crisi in
Siria, a cui hanno partecipato circa 25 rappresentanti delle Chiese
locali, degli organismi caritativi attivi sul posto, donatori
istituzionali del mondo cattolico, della Santa Sede, e il Nunzio
Apostolico in Siria, i quali hanno riaffermato la continuità del
loro impegno e rinnovato l'appello del Santo Padre affinché cessi
ogni violenza e si aprano percorsi di dialogo e di riconciliazione,
nel rispetto di tutti.
Le
Chiese locali hanno dato risposte concrete alla popolazione sin
dall'inizio del conflitto, in Siria e in tutta la Regione. Vengono
regolarmente sostenute più di 400.000 persone per un ammontare
complessivo di oltre 25 milioni di Euro. Le testimonianze portate
confermano l'entità del dramma: sono quasi 7 milioni le persone
bisognose di assistenza umanitaria, più di 4,5 milioni gli sfollati
interni e sempre più persone cercano sicurezza fuori dei confini del
Paese.
Un'analisi
più attenta ha messo in evidenza che, col sopraggiungere
dell'estate, aumenteranno certamente i rischi di epidemie, di
mancanza di medicinali e di assistenza per la popolazione colpita, in
particolare per le donne incinte e per i bambini, per gli anziani e
i disabili.
Tutto
questo richiederà uno sforzo ancora maggiore e sempre più complesso
alle organizzazioni caritative cattoliche. Il Pontificio Consiglio
"Cor Unum" ha lanciato un appello, a nome di tutti gli
organismi presenti all'incontro, a sostenere anche finanziariamente
gli sforzi di assistenza umanitaria e di ricerca di pace, in vista
della auspicata ricostruzione di un Paese lacerato e distrutto.
È
stata ribadita la necessità che la comunità internazionale
fornisca più sostegno ai paesi che accolgono i rifugiati e alle
operazioni umanitarie, per poter rispondere alle loro crescenti
necessità. Si è inoltre sottolineata la necessità che l'impegno di
mediazione della comunità internazionale sia più deciso per
scongiurare il rischio di una guerra infinita nel Paese.
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