"Cari
fratelli e sorelle, in che cosa consiste la fedeltà di Dio alla
quale affidarci con ferma speranza? Nel suo amore. Egli, che è
Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito
Santo, il suo amore (cfr Rm 5,5). E proprio questo amore,
manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra
esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della
propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per
realizzarla pienamente".
"L’amore
di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro
che si lasciano trovare. La speranza si nutre, dunque, di questa
certezza: 'Noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in
noi' (1 Gv 4,16). E questo amore esigente, profondo, che va oltre la
superficialità, ci dà coraggio, ci fa sperare nel cammino della
vita e nel futuro, ci fa avere fiducia in noi stessi, nella storia e
negli altri".
"Vorrei
rivolgermi in modo particolare a voi giovani e ripetervi: 'Che cosa
sarebbe la vostra vita senza questo amore? Dio si prende cura
dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi, quando porterà
a compimento il suo progetto di salvezza. Nel Signore Risorto abbiamo
la certezza della nostra speranza'".
"Come
avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il
Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi
nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni.
Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama
a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la
nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità di discepoli
che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo. E questo appello può
giungere in qualsiasi momento".
"Anche
oggi Gesù ripete: 'Vieni! Seguimi!' (Mc 10,21). Per accogliere
questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino.
Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di
Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto
a tutto ciò che fa parte della nostra vita: alla famiglia, al
lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare
la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare
attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di
conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita
con Gesù il 'luogo' privilegiato dove sperimentare la speranza e
dove la vita sarà libera e piena!".
"Le
vocazioni sacerdotali e religiose nascono dall’esperienza
dell’incontro personale con Cristo, dal dialogo sincero e
confidente con Lui, per entrare nella sua volontà. È necessario,
quindi, crescere nell’esperienza di fede, intesa come relazione
profonda con Gesù, come ascolto interiore della sua voce, che
risuona dentro di noi. Questo itinerario, che rende capaci di
accogliere la chiamata di Dio, può avvenire all’interno di
comunità cristiane che vivono un intenso clima di fede, una generosa
testimonianza di adesione al Vangelo, una passione missionaria che
induca al dono totale di sé per il Regno di Dio, alimentato
dall’accostamento ai Sacramenti, in particolare all’Eucaristia, e
da una fervida vita di preghiera. Quest’ultima 'deve, da una parte,
essere molto personale, un confronto del mio io con Dio, con il Dio
vivente. Dall’altra, tuttavia, essa deve essere sempre di nuovo
guidata e illuminata dalle grandi preghiere della Chiesa e dei santi,
dalla preghiera liturgica, nella quale il Signore ci insegna
continuamente a pregare nel modo giusto'".
"La
preghiera costante e profonda fa crescere la fede della comunità
cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il
suo popolo e che lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al
sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza
per il mondo. I presbiteri e i religiosi, infatti, sono chiamati a
donarsi in modo incondizionato al Popolo di Dio, in un servizio di
amore al Vangelo e alla Chiesa, un servizio a quella salda speranza
che solo l’apertura all’orizzonte di Dio può donare".
"Pertanto
essi, con la testimonianza della loro fede e con il loro fervore
apostolico, possono trasmettere, in particolare alle nuove
generazioni, il vivo desiderio di rispondere generosamente e
prontamente a Cristo che chiama a seguirlo più da vicino. Quando un
discepolo di Gesù accoglie la divina chiamata per dedicarsi al
ministero sacerdotale o alla vita consacrata, si manifesta uno dei
frutti più maturi della comunità cristiana, che aiuta a guardare
con particolare fiducia e speranza al futuro della Chiesa e al suo
impegno di evangelizzazione. Esso infatti necessita sempre di nuovi
operai per la predicazione del Vangelo, per la celebrazione
dell’Eucaristia, per il Sacramento della Riconciliazione. Non
manchino perciò sacerdoti zelanti, che sappiano accompagnare i
giovani quali 'compagni di viaggio' per aiutarli a riconoscere, nel
cammino a volte tortuoso e oscuro della vita, il Cristo, Via, Verità
e Vita; per proporre loro, con coraggio evangelico, la bellezza del
servizio a Dio, alla comunità cristiana, ai fratelli. Sacerdoti che
mostrino la fecondità di un impegno entusiasmante, che conferisce un
senso di pienezza alla propria esistenza, perché fondato sulla fede
in Colui che ci ha amati per primo".
"Ugualmente,
auspico che i giovani, in mezzo a tante proposte superficiali ed
effimere, sappiano coltivare l’attrazione verso i valori, le mete
alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di
Gesù. Cari giovani, non abbiate paura di seguirlo e di percorrere le
vie esigenti e coraggiose della carità e dell’impegno generoso!
Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che
il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed
eterno, imparerete a 'rendere ragione della speranza che è in voi'".
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